Gibson J35 Antique Natural, antica ma sempre attuale
di redazione [user #116] - pubblicato il 09 dicembre 2016 ore 07:30
Con il nostro Paolo Antoniazzi abbiamo suonato una chitarra che tra le acustiche è iconica, la Gibson J35. Uno strumento magari non conosciuto come la SJ200 ma con caratteristiche timbriche uniche e un look vintage.
La J35 fu introdotta sul mercato nel 1936 e a distanza di ’70 anni la possiamo ritrovare appesa nell’acoustic room di Lucky Music. Come la 45 è una round sholder, con le spalle cascanti insomma, realizzata con legni masselli e assemblata a mano in Montana a Bozeman.
È una plain top costruita con una tavola di abete Sitka, contornata da un triplo binding, molto delicato e incollata a fasce e fondo, sempre solide, ma in mogano.
Con un dove-tail joint anche il manico è saldato alla cassa armonico. Questo è sempre in mogano, con tastiera in palissandro a scala corda con 14 dei 19 tasti accessibili liberamente.
L’aspetto vintage non è regalato solo dalle meccaniche con bottone bianco e rotondo e dal battipenna firestripe, ma anche dal gold logo con banner vintage che troviamo sulla paletta, rigorosamente inclinata di 17 gradi.
Il ponte e il capotasto in Tusq ci riportano direttamente ai giorni nostri, assieme al sistema di amplificazione LR Baggs Element, con controlli di tono e volume nasci nella buca, discreti anche se non facilissimi da usare le prime volte.
La J35 ingombra ma non è per niente pesante. Le forme sono quelle generose a cui siamo abituati quando il nome inizia per J, ma il buon bilanciamento non le fa pesare più di tanto. Certo, ci vuole, come per le dreadnought, un po’ di abitudine alle proporzioni, ma tutto passa in fretta. Il manico con scala corta da 24’’ e 3/4 ha un profilo non proprio sottile. Unito però al radius da 12’’ non affatica molto, anche se i virtuosismi sono un po’ da lasciare da parte in favore dello strumming o del fingerpicking meno spinto.
Quando cominciamo a suonare degli accordi belli pieni, tutte le basse di cui la Gibson è capace ci investono, spinte da un volume non esagerato, ma consistente. Oltre alle vibrazioni che ci arrivano alle orecchie, le good vibes che sentiamo sulla pancia ci danno una piacevole sensazione. La leggerezza dei legni ci trasmette tutta la pacca che chi è di fronte alla buca può percepire.
La J35 è generosa sulle basse, anche troppo, tanto che i cantini soffrono leggermente e fanno fatica a uscire. Bisogna giostrarsi bene la pennata o le dita per bilanciare le due parti dello spettro sonoro. Abbiamo tra le mani, però, uno strumento di fascia alta (anche se non altissima) e lo percepiamo da due fattori principali. Il primo è il sustain. Quando lasciamo vibrare le corde queste vanno avanti per un tempo davvero lungo e man mano che le vibrazioni si smorzano sentiamo emergere le armoniche e le buone risonanze che sono il secondo fattore che ci indica la bontà di questa realizzazione made in USA.
La finitura alla nisto trasparente e matt aggiunge un tocco di rusticità allo strumento che sotto alle dita sembra ancora più anzianotto di quello che sembra. Stiamo suonando comunque uno strumento assemblato da non troppo tempo e che sicuramente stagionando suonerà sempre meglio, acquistando valore (almeno dal punto di vista sonoro, magari non economico).
La J35 è una chitarra che con un prezzo di 1500€ circa si posiziona in una fascia di mercato abbastanza alta. Le sue caratteristiche tecniche, però, la fanno apprezzare fin da subito. Bisogna essere amanti dei manici cicciotti e delle forme generose, superato questo scoglio (che poi scoglio vero e proprio non é) ci si ritrova tra le mani una signora acustica pronta anche per i palchi grazie a un sistema in grado di darle voce senza snaturarla più di tanto.