di redazione [user #116] - pubblicato il 03 febbraio 2017 ore 07:30
Abbiamo provato nell’O.U.T. Side Studio di Michele Quaini il Compressor. Un pedale semplice, tanto nella colorazione quanto nei controlli che bada al sodo. Comprime la dinamica dello strumento, senza diventare invasivo, il tutto fatto a mano in Italia.
Il Compressor si avvale del CA3080, un chip abbastanza raro ma che alla Costalab sono riuscito a reperire con la giusta continuità per garantire a questo effetto una vita lunga e prospera. Il CA3080 in questione è stato molto utilizzato per i circuiti di compressione e la scelta di inserirlo all’interno del Compressor guarda sì, al passato, ma allo stesso tempo, con una serie di accorgimenti lo rende attuale e molto trasparente.
Il nero che ricopre tutto lo chassis è interrotto quasi unicamente dalle due manopole rosse. Queste sono gli unici due controlli a disposizione e sono il level, che regola il volume in uscita e il sustain che invece si occupa di gestire la quantità di compressione.
Come gli altri pedali dello stesso marchio anche il Compressor è alimentato a 9v con negativo centrale ed è realizzato con materiali solidi e dall’aspetto durevole anche per quanto riguarda l’hardware. Il comp si presenta bello pesante e sembra poter resistere anche a una sonora caduta, quindi a infinite pressioni anche con gli anfibi borchiati più pesanti.
Non resta molto altro da dire perché come ogni compressore a pedale che si rispetti, anche il Costalab è pronto all’uso. Quindi lo colleghiamo tra una Telecaster degli anni ’70 e la Plexi già calda in sala di registrazione e settiamo il volume.
Questa operazione richiede di ruotare il volume fino a quando il livello del segnale a pedale spento equivale a quello con effetto in funzione. La Telly non ha un output esagerato, ma è l’ideale per mettere alla prova la trasparenza di questo genere di effetti. Con la manopola a ore 2 facciamo un test a/b del suono, senza eccedere nella compressione. La pasta sonora dello strumento resta pressoché invariata. Il pedalino si dimostra sufficientemente trasparente per non dare fastidio quando entra in funzione e la sensazione continua anche quando alziamo il livello di sustain e lo portiamo a metà corsa.
Sentiamo qui una leggera variazione nel suono, qualcosa di quasi impercettibile, ma che l’analizzatore di spettro ci segnala come un leggero boost sulle basse. Il risultato finale è un suono più grosso e, ovviamente, livellato nella dinamica. L’attacco e il rilascio sono abbastanza veloci, anche se non si possono controllare non ne abbiamo sentito la necessità, tanto nelle ritmiche funk quanto negli arpeggi. Questi sono i due frangenti in cui il Costalab fa valere tutte le sue caratteristiche.
Utilizzato anche come boost, però, fa il suo dovere. Anche se non è l’utilizzo migliore per un comp del genere, sforzando con il volume, senza mettere troppa compressione, si finisce per ottenere un buon incremento del segnale della chitarra, che si traduce in un boost perfetto per entrare in un ampli che sta crunchando, oppure un overdrive non molto spinto.
Il Compressor realizzato da Costalab è un pedale versatile, che fa il suo dovere senza essere invasivo. Arriva solo leggerissimamente a colorare il suono quando si spinge molto con la compressione. È realizzato a mano, in Italia ed è di qualità davvero elevata. È offerto a un prezzo di 140 euro, decisamente in linea, se non inferiore, a quello di molti altri compressori boutique.