Il sogno chitarristico italiano degli anni '60 è lo stesso per tutti o quasi i ragazzi: la Eko Ranger 12 corde. Quando la chitarra esplode come straordinario mezzo di incontro e socializzazione (lo resterà per i successivi vent'anni almeno), nessuno strumento ha successo quanto la colossale, pesante, generosa, scintillante Eko folk. Non le americane Gibson e Martin (di cui ancora si sa poco, perché la letteratura manca totalmente, e comunque costano cifre inaccessibili), non le europee Hofner e Vox. Il sogno è la Ranger a 12 corde, indossata dagli eroi del tempo, protagonista delle storie d'amore zuccherose del beat come delle prime ingenue "canzoni di protesta". E presente nella gran parte dei dischi di successo: se in un "45 giri" c'è un suono acustico, con tutta probabilità è una Eko.
Non sono certi i numeri di vendita della Ranger originale, ma sono senza dubbio numeri importanti: qualcuno dice "quasi 200mila prodotte" ed è un dato realistico, perché in quegli anni la Ranger ce l'hanno proprio tutti, perfino Jimmy Page, anche se a farla vendere non solo in Italia è l'esercito di "capelloni" beat che domina l'industria discografica. La Eko reserà un best seller da inizio anni '60 fino all'esplosione di Beatles e Rolling Stones, con l'avvento della musica psichedelica indotta dagli acidi e gli strumenti d'Oltreoceano.
Fino alla nascita della Ranger, la produzione di Eko è centrata su una gamma di apprezzatissime elettriche moderne. La più nota è la Ekomaster, con una strepitosa finitura "perlinata" di chiara derivazione batteristica e un sacco di bottoni translucidi. Ma il successo incredibile della Ranger (prodotta anche col marchio Vox per il mercato anglosassone) fa spostare l'attenzione e la produzione dell'azienda di Pigini, che all'improvviso inonda il mondo con le sue acustiche.
Nel 1964 - proprio l'anno in cui Leo Fender vende l'azienda a CBS per la somma incredibile di 13 milioni di dollari - compare la Eko J-52: è una dreadnought di proporzioni generose con il manico incollato. Già nel 1966 acquista la sua configurazione definitiva di "bolt-on" (manico avvitato) e cambia nome in J-54 (J-56 per la dodici corde): diventerà ufficialmente "Ranger" nel 1967.
È una chitarra imponente, che strizza l'occhio alle dreadnought americane di Kalamazoo, ma è ancora più grande e squadrata, interamente realizzata in laminato, top incluso, anche se non sembra finché non la si prende in mano: pesa molto, anche a causa dell'attacco manico-corpo, che però consente di eliminare il tacco garantendo un'accessibilità ai registri alti sconosciuta alle americane, anche grazie alla possibilità di regolare l'action inclinando il manico e agendo sul ponte regolabile.
Il suono della cassona di compensato è perfetto per gli accompagnamenti, con un forte contenuto percussivo che rende la Ranger (soprattutto in versione XII) uno dei più validi e apprezzati strumenti ritmici dell'epoca. La si sente, ancora oggi, andando a spulciare tra le vecchie collezioni di "45 giri" di quegli anni: la Ranger 12 corde è inconfondibile e salta fuori ovunque ci sia uno strumming acustico. Ha alcune idiosincrasie sonore (bassi e acuti deboli, la voce è tutta medie) e strutturali (paletta debolissima, bastava un colpetto per farla saltare), ma nel complesso è uno strumento generoso.
A fine anni '60 la Ranger acquista anche un pickup, rigorosamente magnetico, fissato a fine tastiera, controllato da due sfacciati potenziometri sul top. Resta sostanzialmente immutata nella struttura fino al 1973, quando acquista un'estetica più semplice, ma una catenatura migliore del top e una verniciatura più sottile. resterà in produzione ancora per una decina d'anni, subendo la concorrenza sempre più agguerrita delle chitarre americane, poi andrà in letargo fino al 2008, quando Eko ne ripropone una riedizione prodotta in Oriente, onesta ma non entusiasmante.
La storia si chiude bene: è recente la notizia che , proprio a Recanati, voluta e progettata da teste italiane, costruita con maestria da mani italiane che promettono di mettere in commercio una chitarra ancora migliore dell'originale, con tutte le carte in regola per diventare di nuovo un punto di riferimento non solo nazionale. |