Rotten Apple: la risposta Keeley al grande muff anni '90
di redazione [user #116] - pubblicato il 29 maggio 2017 ore 10:15
Robert Keeley mette le mani in uno dei muff più amati dagli appassionati di rock alternative e ne tira fuori il Rotten Apple Fuzz. Basato su amplificatori operazionali, il pedale lavora di fino su filtri e gain per donare rumore ridotto e bassi in abbondanza.
La categoria del muff ha fatto innamorare intere generazioni di musicisti, ma chi è cresciuto con i suoni del rock anni '90, tra alternative e MTV, non può fare a meno di avere un debole per una precisa versione del circuito. Quando la distorsione proviene da un OpAmp, un amplificatore operazionale, l'orecchio rimanda subito a certi successi dell'epoca, accompagnati da tappeti caratterizzati da una distorsione estrema, ricca di bassi, rombante e con un preciso taglio sulle frequenze medie, appena arretrate a rendere il tutto perfetto per riempire un mix in maniera abbondante ma senza sovrapporsi agli strumenti solisti o alla voce.
A quelle precise sonorità si è rifatto Robert Keeley per il nuovo Rotten Apple Fuzz.
Senza troppi giri di parole, il pedale riprende un classico dei muff e rivede i filtri dei toni al fine replicare al meglio la timbrica dell'epoca, Smashing Pumpkins su tutti.
Lo stompbox Keeley Electronics è un muff basato su amplificatori operazionali con tutti i crismi del caso. Ha una gran quantità di saturazione a portata di manopola, ma promette una buona sensibilità alla dinamica e all'intensità della plettrata, così da ripulirsi in buona parte anche solo abbassando il volume della chitarra.
Nel più classico degli approcci, Buzz regola il gain, Loud il volume e Tone la sonorità generale, ma è proprio sui toni che Keeley ha eseguito buona parte del suo lavoro di personalizzazione.
Il problema di alcuni muff di questa specifica famiglia sono gli acuti troppo penetranti quando i toni sono più aperti. Il Rotten Apple li ingrossa e li smussa per renderli sì presenti, ma sempre accompagnati da un corpo abbondante alle spalle. Il low end è pieno, articolato, sufficiente a fare da riempitivo nei riff più brillanti quanto a dominare il mix negli accordi pieni a toni chiusi.
Ancora relativo al tone-shaping è il piccolo switch poco più in basso, che esegue una precisa attenuazione sulla gamma media in modo da restituire l'equalizzazione a V delle ritmiche anni '90 con ancora maggior accuratezza.
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