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Tre mesi con Helix LT
Tre mesi con Helix LT
di [user #13] - pubblicato il

La Helix LT racchiude i migliori suoni Line 6 in un formato compatto e più accessibile della prima Helix. Simulazioni HD di ampli ed effetti sono tutte lì.
Helix Floor, al momento del lancio, è stata presentata come una rivoluzione nel mondo del modeling e, più in generale, del modo di intendere effetti e amplificatori per chitarra e basso. L’oggetto ha subito suscitato il mio interesse ma il prezzo e la grande varietà di opzioni (molte delle quali sarebbero state superflue per me) mi hanno spinto ad aspettare.
L'attesa non è stata vana. Helix LT sembrava fatta a posta per le mie esigenze. Complice una repentina riduzione dello street price, tre mesi fa circa è entrata a far parte del mio studio.

Tre mesi con Helix LT

Modulazioni e ritardi di Line 6 mi sono sempre piaciuti. Gli overdrive che prediligo sono un clone del Tubescreamer realizzato da Jam Pedals (il Tube Dreamer) e un Fulltone OCD versione 1.4. Lo screamer è caratterizzato dall’avere due livelli di gain selezionabili. Il primo è quasi un dirty boost in stile Klon Centaur, l’altro – più marcato – ricorda molto da vicino l’originale a cui si ispira. L’OCD mi piace per la sua capacità di avere suoni con buon sustain che mantengono intelligibilità anche ad alti guadagni e per la dinamica molto simile a quella di un finale imballato. I due loop della Helix LT sembravano candidati ufficiali per realizzare un sistema ricco di funzionalità, versatile e senza tutti i problemi (peso in primis) che si portano dietro le pedaliere assemblate con looper-switcher e pedali singoli.
Consideravo la possibilità di simulare ampli e casse quasi un bonus che non sapevo come avrebbe contribuito al mio suono.

Tre mesi con Helix LT

Il primo test che ho fatto è stato confrontare i modelli dei miei pedali con gli equivalenti hardware. Dopo un po’ di prove (in studio e in sala) ho trovato il modello di OCD di Line 6 equivalente in modo sorprendente all’originale. Stessa dinamica, stesso timbro (forse solo un po’ più acuto ma basta abbassare il Tone), stessa capacità di rimanere limpido anche con tanto gain. Nella versione digitale c’è, in più, l’opzione di emulare un’altra versione famosa dell’OCD (la 1.2 se non ricordo male). Per riprodurre i due timbri del Jam ho utilizzato i modelli di Klon e TS808. Anche qui, con poche regolazioni, si arriva allo stesso suono e la stessa risposta al tocco. Al termine del test, quindi, mi sono trovato – non senza sorpresa – a eliminare anche gli overdrive hardware dalla pedalboard che oggi è fatta del solo Helix LT. Leggera, comoda, alimentata senza power pack (ha, finalmente, un alimentatore switching interno) e facile da integrare in un vecchio flight case che avevo in garage.

Tre mesi con Helix LT

In quel periodo stavamo registrando il nostro nuovo album (Cashmir by NTFC Band). Le chitarre passavano per un ampli Koch Studio Tone su cassa Blackstar Artisan 2x12 ripresa con uno Shure 57 e un Microtech Gefell M940. Entrambi i microfoni, prima di arrivare alla scheda audio, passavano per i preamp Neve 1073LB.
Ho deciso di provare le simulazioni della Helix e, senza guardare ai modelli di riferimento reali, mi sono messo a cercare suoni che potessero andare bene per le atmosfere dei brani e per il mio modo di suonare. Scorrendo i preset ho scoperto che alcuni (al contrario di come si fa di solito) erano scarni e senza troppi effetti. Sembravano fatti apposta per far ascoltare e provare le potenzialità delle singole emulazioni di ampli. Le scelte sono molte e io mi sono trovato subito bene con il modello del Fender Twin per i puliti, quello di un Marshall moderno per i lead e, per i power chords, con la simulazione del Mesa Rectifier. Questi suoni mi sono piaciuti subito e non è stato necessario fare modifiche sostanziali. Col passare del tempo ho trovato che alcuni parametri chiave (Sag e Bias ma anche quelli relativi allo speaker e al microfono) sono fondamentali per adattare la resa della singola simulazione alla propria idea/aspettativa. Lavorando su questi parametri anche gli altri amplificatori simulati mi hanno dato belle soddisfazioni.
Il risultato è stato che, nell’album, si trovano sia suoni fatti con ampli, cassa, microfono e preamp, sia suoni realizzati con la sola Helix LT direttamente nella scheda audio.
Di seguito tre video esemplificativi. Il primo ("I miei pensieri migliori") è stato realizzato esclusivamente con Helix inserendo un chorus nei Twin dei suoni puliti e un delay nel lead dell’assolo finale (fatto con modello Marshall). Le chitarre sono una Gibson SGJ per clean e lead e una Gibson LP Junior per i power chord.



Il secondo è un blues ("Singol blues") nel quale la chitarra ritmica è fatta con Helix (Twin + Klon) suonando una Godin Kingpin. Anche gli assolo suonati da me sono con Helix (Marshall) collegato a una Gibson SG61 Reissue con il volume a 6 (pickup al ponte). Alessandro Sbrolli, l’altro chitarrista del gruppo, ha suonato la sua Shur in un Vox NT50 e cassa Rivera 2x12. I microfoni, in questo caso, erano uno Shure 57 e un Rode a condensatore (diaframma largo) che andavano direttamente in una Motu 8Pre.



L’ultimo pezzo ("La sposa"), dal sapore un po’ latin, vede la Helix impegnata solo nella parte ritmica (emulazione di Twin con Gibson SGJ). Gli assolo, sia il mio sia quello di Alessandro, sono suonati con gli ampli reali su descritti.



Rimane l’ultimo test, quello della rivoluzione totale, ovvero collegare direttamente la Helix al PA ed ascoltare il risultato sui monitor.
Le prime prove sono incoraggianti. Il suono è bello e dinamico e, al contrario dei precedenti modelli Line 6, si fa sentire anche con la band. Credo che siano due gli ostacoli principali da superare. Il primo è che, inevitabilmente, il suono che esce dal PA è diverso da quello che si è trovato in studio. C’è la possibilità di inserire un parametrico a valle delle emulazioni per adattare la risposta, ma questo richiede tempo durante il sound check. Il secondo ostacolo è, direi, psicoacustico. L’emulazione riproduce il suono a valle del microfono. Un ampli vero lo sentiamo (e ne restiamo affascinati) dal suo altoparlante. Il piacere di sentire un finale a valvole ben sollecitato è grande, difficile rinunciare. Non considero un’opzione praticabile (almeno per me) l’utilizzo di Helix con una cassa attiva dedicata (tipo Red Sound o la nuovissima Jad&Freer) perché ingombri e difficoltà di trasporto sono analoghi alla soluzione Helix+Ampli a valvole (volendo con il collegamento a 4 fili che devo ancora provare).
Come certamente saprete, questa è una strada ormai battuta da molti. Kemper, Fractal, Headrush sono insieme a Line6 nel lato high end ma anche Zoom, Boss, Nux e Mooer sono sul pezzo. Credo che in un futuro prossimo molte cose cambieranno in questo campo e poi, secondo me... il digitale non si sente.
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