di redazione [user #116] - pubblicato il 09 gennaio 2018 ore 07:30
La Classic 20 è una testata piccola e leggera ma piena zeppa di features. Nonostante l’aspetto ha una riserva di gain davvero considerevole. Abbiamo messo alla prova i suoi due canali con Michele Quaini, una Strat e una Les Paul.
In soli 7,6 chili i tecnici Peavey hanno saputo concentrare tutto quello che serve per un amplificatore adatto tanto ai live quanto allo studio di registrazione. Cinque valvole trovano posto nel circuito della Classic 20. Due EL84 per il finale sono abbinate a tre 12AX7 nel pre.
Anche per quanto riguarda i controlli troviamo più dello stretto indispensabile. Da sinistra il volume, seguito dal gain pre e post. Alti medi e bassi compongono la sezione di equalizzazione, in comune per i due canali, selezionabili tramite switch o pedale. Infine troviamo il controllo reverb che interviene sul decay di un riverbero spring digitale.
Il retro riserva gran parte delle sorprese di questa piccola testata. Oltre alla classica uscita a 8-16ohm per la cassa troviamo il loop effetti, indispensabile su amplificatori così piccoli che distorcono subito il suono se si vogliono usare molte modulazioni, ma non è finita qui. La Classic 20 è infatti dotata anche di un’uscita XLR con simulatore di cassa con cui si può entrare direttamente in un mixer e, per registrare, si può utilizzare la comoda uscita USB.
Infine con il footswitch incluso in dotazione si possono controllare il boost di volume, il cambio canale, riverbero e loop effetti. La Peavey è piccola e compatta, ma è dotata di tutto quello che può servire per gestire al meglio il proprio setup sul palco.
Da non dimenticare la possibilità di attenuare la potenza sia a 5 che a 1 watt, caratteristica che amplia ulteriormente la gamma di suoni a disposizione.
Cominciamo la prova con la Strat per evitare di mettere subito a dura prova le valvole del pre con gli humbucker. Nonostante i soli 20 watt non si fatica a ottenere un clean degno di tale nome. Complice anche il riverbero di buona qualità, il risultato è un sound chunky, sufficientemente carico sulle basse, in grado però di restare bello brillante quando si ha bisogno di ritmiche funk chiare e definite.
Ci vuol poco però per far arrabbiare la Peavey, il crunch è dietro l’angolo e non serve nemmeno spingersi troppo in su con i controlli di guadagno pre e post. Anche se abbiamo ancora i single coil collegati all’ingresso otteniamo un suono bluesy degno del tweed che ricopre tutto lo chassis, anche se bisogna leggermente svuotarlo sulle basse per recuperare un po’ di sana acidità che non guasta.
Prendiamo la Goldtop e la situazione cambia drasticamente. Ci si può quasi scordare il pulito, ma ancora non abbiamo acceso il secondo canale. Lo facciamo ora tramite il footswitch che ha un’aria bella resistente. Forse i tecnici si sono sbagliati e hanno ibridato questa testatina con una 6506+ perché la quantità di gain a disposizione sembra non finire mai. L’intento era quello di coprire ogni sfumatura di country e blues dal più tradizionale al moderno, senza snaturare il timbro della serie Classic. In realtà qui si è andati oltre, perché la Classic 20 sa difendersi bene anche quando si deve cominciare a fare headbanging e mettere in seria difficoltà i 4 coni celestion presenti in sala di ripresa.
Con un prezzo di 499 euro o poco meno la Peavey Classic 20 MH si è dimostrata una delle mini testate in commercio più completa. Ha davvero tutto quello che serve con in più la comodità di un’uscita USB per registrare direttamente su computer senza patemi d’animo. Il tutto con una qualità costruttiva e sonora di tutto rispetto. Se cercate una testata piccina con cui divertirvi tanto in casa quanto sul palco la Classic 20 fa decisamente per voi.