Si tratta di una band di quattro ragazzi giovanissimi che fanno musica strumentale: due chitarre, un basso e una batteria. Hanno suonato allo stand Dunlop, rinunciando al batterista e servendosi delle basi.
La loro proposta non è facilissima da descrivere. I brani si sorreggono su intrecci di chitarra molto articolati e davvero tecnici. Delizioso il fatto che le complesse linee melodiche siano costantemente inframezzate da appoggi armonici su accordi ricercati e spesso ampliati dall’utilizzo delle corde a vuoto. Ci sono tantissimi stilemi dello shred strumentale d’annata, tanto che - francamente - nei momenti tecnicamente più spinti e negli intrecci e armonizzazioni più vorticose, i Cachopony sono tra i riferimenti più immediati per descriverli. Ma è il suono, la pronuncia, l’attitudine che sono anni luce lontani. Manca totalmente l’aggressività, quella grezza irruenza propria del metal e, soprattutto, non c’è traccia dei suoni high main che sono diventati il cliché di quello stile. Qui c’è eleganza e raffinatezza, stile, delicatezza e una precisione e pulizia disarmante. E poi, soprattutto, groove. Già, perchè l’impianto delle loro tessiture chitarristiche sono tappeti zeppi di elettronica e beat presi in prestito dal electro pop, RnB e hip hop. E la cura di come gestiscono il timing delle loro frasi, accordi e impennate solistiche su questi tempi, zeppi di stop and go è esaltante.
Il suono è un crunch leggerissimo, inzuppato in leggero delay, caldo e avvolgente, che non intacca di una virgola l’intelleggibilità del loro playing. Nella loro maniera di accarezzare gli accordi c’è un pizzico di Eric Johnson e Hendrix e c’è tantissimo Govan nella sicurezza e nel suono di vbirati e slide.
Spulciando su internet li trovo accostati alla scena djent e classificati come progressive.
Ma francamente mi sembrano forzate e limitative come descrizioni: I Polyphia mi paiono piuttosto dei chitarristi giovanissimi, straordinari e disinibiti, che scrivono grandi melodie di chitarra e si divertono a suonarle mescolando shred con suoni, arrangiamenti e una produzione che attizzerebbero Katy Perry.
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