Da felice possessore di una Boss GT10, mi ero reso conto che stavo perdendo colpi. Non mi sentivo più al passo coi tempi: i miei 44 anni si fanno sentire e avevo capito che ormai ero io stesso a intraprendere la via del vintage, non solo la mia strumentazione. Mi sono detto "cosa penserà mio figlio, quando avrà 15 anni, vedendo la mia gloriosa Boss? Dirà - Papà, sei proprio un rottame! -".
Bene allora, botta di vita: 298 euro su un noto sito e mi arriva la Mooer GE200. Già mi sento più arzillo.
Spiazzato inizialmente da un nuovo sistema di programmazione, da un signor display a colori e dalla abitudine ad armeggiare con i parametri della Boss GT, mi sono bastate un paio d’ore libere (senza il bambino a schiacciare quell’affascinante switch del CTRL tutto colorato e lampeggiante) per comprendere la semplicità d'uso e la grande qualità delle simulazioni degli amp e degli effetti, tutto sommato per una cifra non eccessivamente impegnativa. Il manuale era lì, e non mi è nemmeno servito.
Per dare un rapido cenno. Il processore Mooer si presenta parecchio compatto, solido e resistente, non c’è nulla in plastica e ciò dà l’idea della possibilità di un utilizzo anche estremo, esattamente come la gloriosa Boss GT10, ma in un formato veramente ridotto.
Una volta individuati l’amp, gli effetti, l’eq e le simulazioni di cabinet, si gestisce tutto (o quasi) con la sola manopola del Value. Detto in soldoni, un potenziometro per tutto. Grazie a dei menù/sottomenù affatto macchinosi e all’ampio display a colori, gestire i parametri di ogni effetto selezionato e la catena diventa di una facilità disarmante. Non servono più nemmeno gli occhiali (per chi come me ormai è obsoleto).
Voglio ribadire, così come già detto in altre occasioni, che questo tipo di multifx si esprime al meglio in PA, in amplificatori/finali a transistor o in monitor, insomma con amplificazioni quanto più neutre possibile in quanto, a mio modo di vedere, amplificatori caratteristici potrebbero colorare il risultato finale costringendo a un uso più incisivo delle eq e delle cab sim con, spesso, risultati deludenti per l’utente (come me) medio.
Provata su una JCM 900 2100 MKIII degli anni '90 (testata monocanale dal clean quasi ai livelli di Fender), nonostante eccellenti risultati ha espresso il meglio di sé "in front" a uno degli ampli più semplici e puliti (nonché più economici) mai prodotti: un Fender Frontman 65. Oddio, a rileggere i nomi di questi due amp, davvero mi sento vecchio.
Oltre alla gran qualità delle simulazioni di amplificatori e dell’effettistica, nonostante evidenti limiti di hardware quali l’assenza di send/return o prese MIDI, mi ha colpito la qualità delle simulazioni di cab e la capacità di emulare diverse tipologie di valvole, molto utile in caso di utilizzo in PA.
Unico limite è l’impossibilità di creare banchi di patch, anche se è un aspetto superabile tramite lo switch del CTRL che abilita l’on/off di più effetti in simultanea e tramite la funzione MERGE del pedale di espressione, che consente la gestione di gruppi di parametri per ogni effetto.
Ogni patch va gestita singolarmente, ma ciò non credo possa costituire un gran problema se non per dei chitarristi professionisti (non è il mio caso) e del resto, se non vado errato, anche la Boss GT1 ha questo limite.
Con la GE200, Mooer non sfigura affatto di fronte a giganti quali Roland e Line6. Anzi, il fanciullo Davide, con la sua fionda rivisitata, non dico che uccide Golia, ma gli fa parecchio male. |