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Sterling St Vincent Signature
Sterling St Vincent Signature
di [user #48645] - pubblicato il

La Sterling di St Vincent porta le caratteristiche della signature Music Man in un pacchetto accessibile, con tre mini-humbucker e un selettore unico.
Da quando la versione economica della signature della mia amata Annie Clark è stata annunciata, ho subito cominciato a mettere da parte un bel gruzzolo per metterci le mani sopra. Ho dovuto acquistare alla cieca, essendo quasi impossibile riuscire a trovare questo tipo di chitarra in qualsiasi negozio di strumenti, figuriamoci in un paese sperduto della Calabria come il mio. Devo però dire che il gioco è valso la candela ed è diventata subito il mio pezzo di legno del cuore.

Ovviamente, costando un terzo della Music Man era impossibile avere la stessa qualità del “modello madre”, ma non per questo è da buttare, anzi.
Dal (quasi?) contenuto peso di 3,5 kg, la Sterling STV ha un body in mogano, manico in acero e tastiera in palissandro con inlay personalizzati. È dotata di tre mini humbucker dalla marca losca (Music Man designed?) e un ponte denominato Vintage Tremolo, che per intenderci è come il ponte di una Stratocaster ma mantiene l’accordatura in maniera miracolosa: avevo fin da subito il pensiero di cambiarlo ma forse lo terrò, si vedrà. Mi ha lasciato deluso la mancanza di locking tuner, ingannato dalla foto di Thomann, ma me ne sono fatto una ragione.

Sterling St Vincent Signature

I pickup hanno un volume molto basso, almeno nel mio modello, quindi niente metal spericolato su un triciclo in fiamme, però hanno davvero un bel suono, specialmente nelle strane combinazioni possibili grazie allo switch a cinque posizioni di fabbrica. Non sono le classiche a cui ci ha abituato Fender: alla posizione 1 avremo infatti il solo pickup al ponte, alla 2 quello centrale e alla 3 quello al manico, alla 4 (arriva il bello) una combinazione di tutti e tre i pickup in parallelo, per un suono molto simile a quello della Stratocaster, e alla 5 pickup al manico e al ponte in parallelo, che dovrebbe emulare il suono di una Telecaster ma non mi pessuade.
Il manico invece è molto sottile, adatto a chi ha delle manine da principessa come il sottoscritto, ma bello pienotto nella forma (dovrebbe essere una C, non sono molto esperto di queste cose da nerd). Nonostante questo, chi ha le mani grandi non dovrebbe avere grossi problemi. È molto scorrevole e si shredda che è una bellezza.
Ottima sui puliti, specialmente le posizioni miste, diventa fantastica sui distorti e divina con un bel fuzz.

Come avrete notato non ho parlato della cosa più strana di questa chitarra: la forma.
Ormai siamo abituati a due, massimo tre forme tipiche di una chitarra e io sono felicissimo che dopo tutti questi anni qualcuno si decida ad andare controcorrente. Può piacere o non piacere, ma è la comodità fatta a pezzo di legno, giuro. È nata probabilmente da variazioni sul tema dell’Armada, chitarra di cui sinceramente non avevo mai sentito parlare e sinceramente sarei stato contento anche se non l’avessi mai scoperta. La St Vincent è lunga, elegante e secondo me anche molto aerodinamica: se dovessi provare a lanciarla dal balcone aspettatevi un aggiornamento della recensione. Ha diversi contour per rendere più comoda possibile l’esperienza. Proprio ieri, dopo aver jammato un poco con la St Vincent, sono passato alla mia amata Fender American Special Telecaster e non l’ho mai trovata più scomoda al confronto. Giuro: è un incubo ergonomico.
Altra grande cosa è la borsa con cui viene inviata, morbida ma molto resistente con del bellissimo velluto all’interno.

Ha ovviamente anche dei difetti, come tutte le cose: in primis il volume limitato dei pickup accennato prima, il tremolo che si ferma da tutte le parti e quindi spesso capita in mezzo alle mani mentre si suona, il selettore dei pickup con le sue combinazioni può essere molto scomodo (ma è molto resistente, bisogna dirlo) e la posizione stessa del selettore non è proprio il massimo della convenienza. Anche la posizione dei due controlli (volume e tono) è messa un po’ a caso: due volte su tre finisco per cambiare i vari livelli senza neanche accorgermene.



Detto questo, per la mia esperienza, cercando di essere meno di parte possibile visto il mio amore viscerale per Annie, la promuovo a pieni voti soprattutto per chi ha bisogno di una chitarra diversa che possa fare di tutto.
È disponibile in due colorazioni: St Vincent Blue e Stealth Black, si spera che nei prossimi tempi escano altre colorazioni per renderla più vicina alla versione Music Man e anche (e soprattutto) nelle diverse configurazioni di pickup.
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Link utili
St Vincent sul sito Sterling
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