di redazione [user #116] - pubblicato il 28 settembre 2018 ore 07:30
La G5420T racchiude tutta la tradizione Gretsch sotto una spessa coltre metallizzata. Un Hot-Rod senza ruote, ma con la stessa quantità di cromature. Un concentrato di tradizione, ma con uno spiccato accento moderno. L’abbiamo provata con Michele Quaini nel suo O.U.T Side Studio.
Le linee inconfondibili, marcate dal binding color crema non lasciano dubbi: siamo davanti a una vera macchina da rock ’n’ roll. Il Fairlane BLue, le buche a effe di grandi dimensioni e il Bigsby B60 non lasciano dubbi.
Sotto al metalflake troviamo un body realizzato in multistrato 5-ply di acero, a cui è incollato il manico a 22 tasti dello stesso legno. La tastiera con raggio da 12’’ ospita dei segnatasti abbastanza vistosi e finisce nella classica paletta Late 50’s bella cicciotta e proporzionata al body.
Questo è completamente vuoto, molto risonante e sopratutto leggero. Nonostante l’aggiunta di peso dovuta al ponte B60 lo strumento resta davvero facile da tenere in spalla. Non fosse per le dimensioni davvero abbondanti della cassa armonica avremmo tra le mani uno strumento comodissimo da suonare. È invece una hollow body e sotto le braccia si fa sentire , bisogna farci un po’ l’abitudine, ma ripaga con un look davvero totale.
Sul top trovano posto due humbucker Black Top Filter’Tron, una coppia di magneti che, pur dall’aspetto vintage, sanno dire il fatto loro anche quando si spinge con il gain e ci si sposta in territori decisamente più hard rock.
La G5420T è realizzata con la cura che si merita uno strumento dalle forme così tradizionali. Il binding corre senza imperfezioni, la verniciatura metallizzata non ha segni e i tasti sono smussati quanto basta per rendere agevole l’andare su e giù per il manico. Il profilo sottile tra l’altro aiuta non poco la maneggevolezza, unito al radius da 12’’ è perfetto sotto le dita tanto per chi ha le mani grandi che per chi invece assomiglia più a Gimli, il nano del signore degli anelli.
L’elettronica è la classica Gretsch con due volumi dedicati ai PU, un master tone e un master volume, posizionato sulla spalla mancante, con filtro treble bleed che permette di non perdere le frequenze acute quando si diminuisce l’output.
I clean sono esattamente quelli che ci aspettavamo. Cristallini e limpidi ma con quella sana dose di medie e medio basse tipica delle semi acustiche. Non ci stupisce che subito ci prenda la voglia di chiudere un po’ i toni, quel tanto che basta per arrotondare ulteriormente gli spigoli dei Black Top che comunque restano più squillanti del previsto. Al ponte, soprattutto se si plettra vicino al bigsby si ottiene quel quack tanto caro ai chicken pickers, percussifo e sferragliante. È un attimo però ritrovarsi per le mani il timbro jazzy, un po’ medioso e cupo se si passa al manico chiudendo ancora un po’ di più i toni.
La G5420T, però, non è solo una macchina da rockabilly. Passando all’overdrive, grazie al sound compatto e deciso degli humbucker, la Gretsch fa la voce grossa e mette in chiaro che l’hard rock non le fa certo paura. Al netto dei feedback che potrebbero verificarsi all’aumentare di gain e volume, la hollow body con il piglio da rocker si mette a suo agio anche con powerchord e lick che proprio anni ’50 non sono.
Anche quando si sperimenta con fuzz e synth non la si coglie in fallo. La versatilità dei due magneti è ottima in ogni situazione. Certo l’aspetto è quello di una Mustang del ’56, ma sotto al cofano troviamo un V8 euro sei e pure ibrido.
Con un prezzo che si aggira intorno ai 900 euro la G5420T è una via di mezzo tra le entry level vere e gli strumenti che contano. Si fa suonare ed è sempre pronta in ogni situazione. Ha un look da panico e una buona cura dei dettagli, insomma, fa tanta scena già quando è sul palco sullo stand in attesa di essere imbracciata.