I Muse presentano Pressure: il video che non abbiamo capito
di redazione [user #116] - pubblicato il 11 ottobre 2018 ore 11:30
Nel nuovo video dei Muse: realtà virtuale, criceti mutanti, balli di fine anno all’americana, esibizioni di BMX freestyle, citazioni anni ’80 e… Terry Crews!
Arriva un momento nella carriera di un artista in cui deve fare i conti con le proprie influenze, musicali e non. Per i Muse, ormai da più di 25 anni nello show business, quel punto è giunto all’ottavo album e, come per tutti i ragazzi cresciuti negli anni ’80, è un miscuglio di film trash e sogni di un futuro cibernetico.
Esce il videoclip di “Pressure”, ultimo estratto dall’album Simulation Theory in arrivo il 9 novembre e per il quale pare che ogni brano sarà accompagnato da un video.
La storia di “Pressure”, diretta da Lance Drake, si muove nello stesso universo fatto di cyberspazio e citazioni retrò visto in “Something Human”.
Nel clip c’è davvero di tutto, in una continua sensazione di dejavu che toccherà nel profondo tutti i coetanei di Bellamy e soci ma farà accendere qualche lampadina anche nelle teste delle generazioni più recenti, ora che gli anni ’80 sembrano essere tornati così di moda.
Teatro del video è la palestra di una scuola superiore americana in cui si sta svolgendo una festa studentesca. L’ingresso della band, presentata da Terry Crews nelle improbabili vesti di preside, è la svolta. Qui il primo salto temporale: il riferimento a Ritorno al Futuro, film culto degli anni ’80, è evidente, ma la scena citata si collocava in realtà decenni addietro nel tempo.
Il pubblico si anima e d’un tratto spunta una BMX a far girare la testa a tutti con del freestyle nel mezzo della sala da ballo. Il ciclista fa colpo su una bella compagna e insieme si rifugiano nell’aula di scienze. Quando urtano per errore una lattina di “Propaganda” (Essi Vivono?) modellata sulle fattezze di una bibita gasata particolarmente in voga negli anni ’80, la situazione precipita.
Un raggio laser trasforma il roditore di classe in una specie di Gremlin che presto si moltiplica e invade la scuola. Per fortuna il preside Crews è in segreto anche una sorta di Ghostbuster e salva la situazione, prima che tutti gli studenti si trasformino in un’orda di zombie-vampiri.
Se le citazioni nostalgiche non vi fossero bastate, sappiate che Rocket Baby Dolls, appellativo con cui il gruppo viene presentato sul palco, era il nome originale della band prima di diventare Muse.
Come si collega tutto ciò alle autostrade virtuali in cui si svolgevano gli inseguimenti di “Something Human”? Semplice: è tutta una simulazione.