È passato un anno esatto da quando Malcolm Young, motore ritmico degli AC/DC e autore di alcuni dei riff più importanti della storia del rock, è morto in seguito a un lento declino psicofisico causato dalla demenza che gli era stata diagnosticata ormai quattro anni addietro. Era il 18 novembre 2017, Malcolm aveva 64 anni e uno stuolo di fan per niente pronti ad assisterne alla dipartita.
Quarant’anni on the road non si cancellano così, soprattutto quando il tuo stile fa scuola, diventi un riferimento per migliaia di musicisti affermati e aspiranti tali, riassumi l’essenza del chitarrista ritmico, schivo e disciplinato, eppure una testa calda, un talento fuori dagli schemi in musica quanto nella vita privata.
Interrogato sul perché gli AC/DC suonassero sempre così simili a se stessi e non cambiassero rotta negli anni, Malcolm rispondeva: “Molti, quando avanzano, lo fanno su per il loro stesso c**o”.
Quattro dei suoi accordi aperti, suonati sempre con il mood giusto, sgranati con un suono mastodontico, bastavano a reggere un intero brano, un concerto, una discografia. Pochi sanno, però, che Malcolm non mancava di velleità da solista. Suoi sono gli assoli e i fraseggi in “Soul Stripper”, “Show Business”, “You Ain’t Got A Hold On Me” e “Can I Sit Next To You Girl”. Accadeva prima che gli AC/DC “diventassero gli AC/DC” e nella lista non compare nessuna hit, ma nella sua scelta di lasciare la prima fila al fratello Angus per il loro lancio sui grandi palchi si può leggere tutto il suo carattere.
Il videoclip di “Can I Sit Next To You Girl” è una delle rare testimonianze filmate in cui è possibile vederlo all’opera nei registri alti. È il 1974, Dave Evans è alla voce e la sua Jet è ancora rossa e con un humbucker aggiunto al centro.
Quella esatta chitarra ha accompagnato Malcolm fino ai suoi ultimi giorni. Abitudinario, fedele, il chitarrista ha suonato quasi esclusivamente quella Jet Firebird del 1963 per tutta la sua carriera. Rossa in origine, gli fu data da Harry Vanda, produttore della band quando la formazione muoveva i primi passi. In maniera maldestra e imprecisa, Malcolm aveva scavato un vano per un terzo pickup nel mezzo, salvo poi legare tanto il suo suono al Filter’tron al ponte da decidere di montare solo quello, lasciando vuote le due cavità restanti. Pare che, per un certo periodo, usasse tapparle con dei calzini per ridurre il feedback durante l’uso delle distorsioni a volumi estremi. Non contento, decise di sverniciare il top facendo emergere il top in acero, nudo e crudo, al di sotto.
Si tratta tutt’oggi di un vero simbolo delle derive più heavy del marchio Gretsch.
Come ogni chitarrista, Malcolm non era immune al fascino dello strumento e i fan ricorderanno le sue apparizioni con una splendida White Falcon del 1959.
Tra le mani del minuto Malcolm, la voluminosa archtop ormai più simile a un contrabbasso che a una chitarra si è dimostrata in grado di sfoderare una grinta che molti non ritenevano possibile per la categoria. Il chitarrista l’ha utilizzata con soddisfazione nei tour di supporto per i dischi Back In Black e For Those About To Rock We Salute You ma ha poi raccontato che, dopo che “qualcuno l’ha messa a posto”, ha perso il suo tocco magico, così l’ha accantonata per tornare alla sua fedele Jet.
Nel video, la chitarra conservata nella collezione di memorabilia dell’Hard Rock. Spiacenti di deludervi: per tutta la durata del clip la chitarra non viene mai collegata a un amplificatore.
Si potrebbe discutere per giorni sulla formula del suono di Malcolm Young. Come da tradizione, la chitarra dritta in un amplificatore british ben imballato fa gran parte del lavoro. Per il resto si può parlare di stile, tiro, o di una miriade di minuscoli accorgimenti che - i chitarristi lo sanno - possono fare la differenza.
e, negli anni, ha riprodotto più volte quella Jet.
Non sono mancati i modelli signature puri, variazioni sul tema del modello originale che andava a incrociarsi con i canoni del catalogo dell’epoca. Arrivarono la G6131MY - Jet a due pickup con top naturale - e la G6131SMY - con un solo pickup.
Entrambe riportavano lo zero fret, caratteristica ritenuta imprescindibile da molti appassionati per l’uso che Malcolm era solito fare degli accordi aperti, dove ogni nota doveva suonare “giusta” e in armonia, sia che fosse suonata a vuoto sia pizzicata su un fret. Le due chitarre avevano però un ponte fisso di stampo moderno che andava a discostarsi dal tailpiece posizionato sul fondo del top dell’originale.
È possibile trovarne in produzione tra gli anni ’90 e i primi 2000, ma non è facile reperirne una sul mercato dell’usato e lo stesso sito Gretsch non ne riporta ormai traccia.
Bisogna attendere il 2017 per vedere lei, “The Beast”, , forse inaccessibile per molti, ma fedele fin nel più minimo dettaglio alla chitarra che ha fatto battere il piede e le mani a intere generazioni di rocker.
Il tributo del Custom Shop Gretsch ricrea tutti i nei e i pregi della Jet Firebird di Malcolm e non si ferma solo all’ovvia preferenza per un body in mogano con top in acero, o al manico in mogano con tastiera in ebano.
Una finitura heavy relic avvolge un body in cui sono stati scavati gli stessi scassi praticati a suo tempo da Malcolm, lasciati rigorosamente vuoti eccezion fatta per il TV-Jones Classic montato al ponte. Arriva finalmente il tailpiece in stile anni ’60: si tratta di un sistema vibrato che, per quanto davvero mai utilizzato da Malcolm, influenza senza dubbio la resa timbrica finale. Per il resto, tutto è al suo posto, ogni segno del tempo è ricostruito nel modo e nel punto esatto in cui si è verificato sulla chitarra originale.
La Custom Shop non ha mai raggiunto i negozi italiani in numeri consistenti - complice il ragguardevole prezzo sul cartellino - ma proprio in questi giorni arriva una controparte decisamente più accessibile che potrebbe stuzzicare l’appetito di molti fan.
è stata presentata al pubblico diversi mesi fa, ma si appresta a raggiungere gli store solo per la fine dell’anno. Dalla sua ha una scheda tecnica estremamente vicina a quella della versione Custom Shop, eccezion fatta per la finitura semi-gloss che rimpiazza la più impegnativa heavy relic.
Il pickup viene inoltre sostituito con un TV-Jones Power’Tron, versione “pompata” del Classic e ideale per raggiungere sonorità più spinte anche in situazioni casalinghe e da club. Restano però tutte le peculiarità dell’originale, come la presenza di borchie a coprire i fori degli switch e delle manopole mancanti e gli scassi per i pickup di centro e manico, comprese le imprecisioni per il vano centrale.
Malcolm Young rappresenta uno degli ultimi grandi baluardi del rock e la sua morte è un duro colpo per l’intera categoria. Tuttavia, fin quando una chitarra vibrerà uno dei granitici riff con cui ha contribuito a definire il sound degli ACDC e di tutto il chitarrismo che è venuto in seguito, Malcolm non sarà dimenticato e il rock n’ roll avrà lunga vita. |