Fuzz rombanti per gusti moderni: in prova il Dophix Nettuno
di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 22 dicembre 2018 ore 07:30
Acuti rotondi per solismi flautati, bassi ruggenti e gain in quantità: il Nettuno porta il fuzz sul filo del distorsore con controlli facili e moderni.
Nella mitologia romana, Nettuno è il nome dell’antico dio delle acque. Capace di scatenare potenti tempeste e di sguinzagliare creature terribili, ha ispirato l’omonimo e violento fuzz italiano firmato Dophix.
Il laboratorio toscano è già noto agli appassionati per i suoi pedali ispirati alle bellezze artistiche di Firenze e il Nettuno porta avanti la tradizione. Sulla stampa in stile relic dello chassis lasciato in metallo nudo, la divinità è ritratta così come compare nella statua che troneggia al centro di Piazza della Signoria.
Violento e rombante, lo stompbox che Dophix ha progettato per il Poseidone nostrano è tutt’altro che un pedale ostico e ingestibile, caratteristica piuttosto diffusa nel mondo dei fuzz artigianali. Si tratta invece di un pedale intuitivo e dal carattere ben evidente fin dal primo utilizzo.
Sgranato sui medio-bassi, con acuti sempre smussati e capace di un sustain non indifferente, fa parte di quel filone di fuzz dallo stampo moderno che viaggiano sul limite del distorsore per offrire ritmiche compatte e intelligibili insieme a parti soliste a fuoco, fluide e a tratti flautate.
La costruzione, la medesima di tutta l’attuale produzione Dophix, trasmette una buona sensazione di affidabilità.
Il footswitch a pressione morbida aggiunge praticità, mentre l’uso di jack dalla presa decisamente salda dona una forte sensazione di sicurezza: non si corre il rischio di vedere il cavo saltare via dopo averlo pestato o strattonato, presi dall’enfasi del momento. Anche i potenziometri sono densi al tatto: impossibile perdere il proprio per un tocco sbadato, anche perché l’escursione non è mai esagerata. Il Nettuno ha un timbro ben riconoscibile e lo fa sentire chiaro e tondo in qualunque regolazione. Di gain ce n’è in abbondanza, ma aggiungerne non stravolge la pasta di base. I toni consentono di smussare il risultato per inserirsi al punto giusto di un mix, ma non snaturano l’effetto.
L’aggressività del silicio dà vita a uno stompbox con una voce ben precisa e predominante, che solo in parte sente l’influenza della chitarra usata, imponendo il suo rombo come un marchio di fabbrica in qualsiasi contesto. Pedale d’impianto più moderno rispetto ai canonici fuzz anni ’60, preferisce un buon pulito di base a un amplificatore già imballato per sfoggiare definizione e rotondità anziché devastazione sonora. Tutto nell’immediatezza di un pannello con volume, gain e un tono.
Il LED bianco ad alta luminosità, anche troppa per certi versi, completa il pacchetto insieme alla piastra di plexiglass trasparente alla base che diffonde la luce in tutta la zona circostante della pedaliera per un effetto scenico assicurato, oltre a favorire la visibilità nei dintorni, che non guasta mai.