di redazione [user #116] - pubblicato il 12 marzo 2019 ore 07:30
La SL2 è la signature dedicata da Jackson a Mick Thomson. Una Soloist raffinata con un look elegante e la voce davvero grossa grazie ai due Seyomour Duncan Blackouts che monta. L’abbiamo messa nelle mani di Andrea Evangelista.
La Soloist di Mick Thomson riprende lo shape della serie ma con delle sostanziali modifiche. Prima di tutto estetiche, come la paletta reverse che dona quel pizzico di cattiveria in più a un look che altrimenti potrebbe sembrare quasi sobrio. L’artic white contornato da un sottilissimo binding nero è di classe, in perfetta sintonia con il nero dell’ebano della tastiera con radius compound che passa dai 12’’ ai 16’’ con 24 tasti. L’elettronica è anch’essa signature ed è composta da due Seymour Duncan Blackouts Mick Thomson. Questi sono gestibili solo attraverso il controllo del volume e il selettore a tre posizioni annegati nel bianco che ricopre il body in un solo pezzo di mogano.
Un altra scelta del chitarrista degli Slipknot risiede proprio nell’hardware. Nello specifico la SL2 monta un ponte MTB HT6, per esteso Mick Thomson Bridge Hard Tail 6 strings. In sostanza si tratta di un double locking fisso. Il ponte è alloggiato in uno scasso con tanto di ghiere per il fine tuning e blocca corde. Il tutto potrebbe sembrare inutile, giusto per aumentare il tempo di un cambio corde. In realtà la scelta di fissare un ponte con questo peso in tre punti permette di aumentare la resonance dello strumento, migliorando soprattutto la risposta sulle basse frequenze.
La costruzione neck thrue permette di avere, oltre a un manico sottilissimo, anche un tacco quasi inesistente che permette l’accesso comodo fino al 24esimo tasto. Trattandosi di uno strumento dedicato ai metallari con spiccata verve solistica, questo non guasta di certo.
La SL2 non è leggerissima. Si fa sentire sulle spalle. La combo acero mogano e la costruzione con manico attraverso il body non la rendono un peso piuma. Si fa ripagare però con il perfetto bilanciamento e gli scassi sul body profondi quanto basta per non avere fastidi quando si suona sia in piedi che da seduti.
Il profilo sottile con radius compound sono un toccasana per i velocisti che non vogliono compromessi. La Soloist è un’arma letale. I Blackouts signature sono studiati per sopportare al meglio le accordature drop, con una risposta sulle basse ottimizzata in modo che non risultino mai impastate e poco definite. La compressione naturale regalata dal sistema attivo aiuta molto anche nei puliti e con accordatura standard. Qui la potenza non manca, ma la si gestisce facilmente con la manopola del volume. I magneti tenderebbero subito a portarci verso il crunch, sporcando fin da subito il sound che esce dal Fractal utilizzato per la prova. Basta una piccola rotazione della manopola e tutto risolto.
Pur essendo dedicata al mondo estremo, la SL2 sa anche essere docile e la si può addolcire senza difficoltà. Con un overdrive si muove leggera anche sul filo del crunch, con l’occhio sempre strizzato verso la distorsione vera.
Con un prezzo di poco al di sotto dei 1000 euro la Soloist signature fa davvero una bella figura tanto in mano allo shredder che al metallaro in cerca di una chitarra estrema, con un tocco di versatilità che non guasta mai.