di redazione [user #116] - pubblicato il 18 marzo 2019 ore 17:30
A soli 23 anni Colter Wall mostra una sorprendente maturità artistica degna dei grandi a cui si ispira, da Townes Van Zandt a Blaze Foley, da Hemmilou Harris a Waylon Jennings. In occasione dell'uscita del suo ultimo album "Song of the Plains", Colter suonerà mercoledì 20 marzo al Circolo Magnolia di Milano. In attesa di sentirlo dal vivo lo abbiamo intervistato.
Puoi parlarci delle tue influenze musicali e soprattutto di quelle country?
Le mie influenze musicali country spaziano dal country tradizionale e western alle canzoni cowboy, il western swing, la musica blues e il folk ma principalmente l'Honky Tonk country, il country classico e le canzoni dei cowboy del west.
Qual è il ruolo della chitarra nella tua storia musicale?
Ho imparato a suonare la chitarra verso i 13-14 anni, penso di aver avuto 13 anni quando ho iniziato a suonare una piccola Fender Squire; si, inizialmente son partito dalla chitarra elettrica per poi passare a quella acustica, come se avessi lavorato al contrario, e da allora ho suonato sempre l'acustica.
Come è nato l'album “Songs of the Plain”?
Sono andato in studio e sapevo di voler registrare un disco che fosse a tema western e riguardante casa, così è stato una sorta di non pensato, avevo già alcune canzoni e quasi tutta la tracklist, e volevo includere alcune canzoni cowboy tradizionali che rimandassero alle cose western e al tema di Saskatchewan.
Una cosa che ho notato negli ultimi anni, negli Stati Uniti e suonando in Europa, è che la gente non sa molto riguardo al Canada. Quando si parla di Saskatchewan le persone non hanno idea di cosa sia. Uno dei motivi è che ci vivono poche persone, è un posto vuoto ed è sensato che la gente non ne sappia molto, ma quella è la mia casa e quindi naturalmente ne sono molto appassionato. Con questo album ho davvero voluto che la gente guardasse al nostro patrimonio western e alla nostra cultura.
Ci sono due cover nell'album: “Wild Dogs” di Billy Don Burns e “Calgary Round-Up” di Wilf Carter, ci spieghi che significato hanno per te queste due canzoni?
"Wild Dogs" è quel che Billy Don suonò per me in una esibizione a Litte Rock (Arkansas) e ho pensato fosse una gran canzone e anche se non è propriamente una canzone western aveva questa progressione di accordi dal suono quasi spagnolo e ho pensato che fosse bello e divertente suonarla e quindi è stata incisa.
"Calgary Round up" non è stata pensata, l'ho messa nel disco perchè è stata scritta da uno dei più grandi cantautori canadesi. La canzone riguarda il Great Calgary Stampede che è il Rodeo più grande che c'è qui nel Canada dell'ovest e dell'intera nazione ma è anche uno dei Rodei più grandi del mondo e io sapevo di volere una canzone sul rodeo e quindi l'ho registrata facendone una versione più swing.
Mi è piaciuta molto la canzone “Plain to see the plainsman”, l'immagine di un uomo che ha battuto molte strade ma non può smettere di sentire il richiamo delle origini; qual è la storia della canzone e quanto ti senti vicino all'uomo della canzone?
"Plain to see the Plainsman", direi che la canzone si spiega abbastanza da sé. È una semplice canzone riguardante la mancanza di casa, e soprattutto per me riguarda la mancanza della prateria, di Saskatchewan, della pianura e di tutte le belle cose del west, i grandi cieli e tutte quelle cose. Mi sento molto vicino alla canzone che è molto personale ed è stata scritta per La mia prospettiva e non dalla prospettiva di altri.