di redazione [user #116] - pubblicato il 09 luglio 2019 ore 07:30
La Tramontane è una auditorium che abbina un grande classico come l’abete con l’Ovangkol fiammato, ben più difficile da trovare sulle acustiche. Lag ha creato un modello in grado di combinare qualità e suono al top con un prezzo molto accessibile. Lo abbiamo messo nelle mani di Andrea Brussolo per un test approfondito.
La serie Tramontane combina il suono potente e ricco di armonici della tavola realizzato con un pezzo di abete Engelman massello con le fasce e il fondo in ovangkol fiammato. Un’essenza che unisce un’aspetto sontuoso e raffinato con una timbrica abbastanza simile a quella del palissandro, schivandone i problemi legati al CITES.
La 318A è l’auditorium della serie, che si compone anche di dreadnought con e senza spalla mancante. Anche la A è disponibile con cutaway. Anche manico e tastiera sono CITES free. Sono infatti realizzati il primo in Tropical Khaya e la seconda in Brownwood, così come il ponte che ospita la selletta compensata in grafite.
La rosetta ovale resta il tratto distintivo delle Lag, unita alla paletta impreziosita da finiture in brownwood e dal loco inciso in acero. Qui troviamo anche le sei meccaniche con ratio 1:18 per una precisione chirurgica nell’accordatura dello strumento che risulta bella stabile anche dopo un’oretta di maltrattamenti nella torrida Milano di fine giugno.
La Tramontane si fa imbracciare comodamente. È sottile quanto basta per non infastidire il braccio destro che raggiunge comodamente la buca. Il manico non è altrettanto stretto, ma il profilo a C bello arrotondato non affatica e permette posizioni funamboliche anche a chi non ha una mano esageratamente grande. Il setup di fabbrica è già molto buono e la action è bassa quanto basta per non impegnare troppo i polpastrelli, ma allo stesso tempo non far friggere le corde.
La leggerezza, appena iniziamo a suonare si trasforma in vibrazione, una vibrazione che ci fa sentire la chitarra viva tra le braccia. Il volume è davvero ottimo, così come l’equilibrio tra le frequenze che che risultano solo leggerissimamente scavate sulle medie. Questo non è un male, anzi, crea una sorta di effetto loudness che aumenta ancora la voce della Lag.
Le alte son frizzanti, ma non infastidiscono, anche quando si utilizza un plettro non proprio morbido. Nel fingerstyle, invece, l’equilibrio tra le sei corde diventa una marcia in più. Non si fatica a far emergere alla bisogna la linea della melodia o i bassi. Il tutto condito da una manovrabilità eccezionale. Sembra di conoscerla da sempre. Non si fatica per niente a muoversi su e giù per il manico, anche senza spalla mancante.
Con un prezzo che si aggira intorno ai 420 euro la 318A entra a gamba tesa nella fascia media, aggiungendo, rispetto ad altri modelli, un aspetto estetico ricercato e un abbinamento di legni tutto nuovo. È uno strumento che non sfigura nemmeno in studio, dove grazie all’equilibrio nel sound può far sicuramente la differenza. È disponibile anche la versione a spalla mancante ed elettrifica (549€), pronta per essere portata sul palco.