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Gavino Loche e Gabriele Palazzi: la forza del duo
Gavino Loche e Gabriele Palazzi: la forza del duo
di [user #116] - pubblicato il

Suonare in duo pone davanti a tante possibilità, ma bisogna tenere occhi e orecchie aperti. Lo mostrano e spiegano per noi Gavino Loche e Gabriele Palazzi.
Il duo chitarra acustica e batteria è una formazione forse atipica, ma ricca di possibilità. Il fingerpicker Gavino Loche e il batterista Gabriele Palazzi hanno sperimentato l’ensemble minimale per le telecamere di Accordo con due arrangiamenti originali di “Sultans Of Swing” dei Dire Straits e “Mission: Impossible”, tema dell’omonimo film.

L’immediatezza della formazione in duo apre a un mondo di possibilità che, suonando in solitaria o con una band completa, non si considerano.
Per un chitarrista acustico immerso nelle polifonie e nelle tecniche percussive, il supporto di un batterista può voler dire liberarsi dall’onere di portare avanti il ritmo per tutto il brano in maniera meccanica e permettersi dell’espressività in più, che altrimenti non avrebbe. Per un batterista, interfacciarsi con un chitarrista è un terreno relativamente nuovo che lo obbliga a riconsiderare il proprio modo di porsi verso i tamburi, padroneggiare dinamiche nuove e scoprire suoni diversi.
Per entrambi, non dover mettere in conto un’intera formazione di musicisti crea un filo diretto col compagno di palco, che consente di comunicare in maniera più intuitiva e creativa, talvolta rendendo possibile improvvisazioni e alterazioni degli arrangiamenti estemporanee.
Ce lo raccontano Gavino Loche e Gabriele Palazzi.

Gavino Loche e Gabriele Palazzi: la forza del duo

Accordo: Sotto che aspetto un musicista giova di una formazione del genere?

Gavino Loche: Duo chitarra e batteria ce ne sono tantissimi, soprattutto chitarristi fingerstyle perché con il chitarrista che fa la parte della chitarra e del basso, spesso questo tipo di duo è la formazione ideale.
Posso dedicarmi più alla dinamica, all’interpretazione senza essere distratto dalla necessità di dover portare anche un ritmo, dover andare perfettamente a tempo…

Gabriele Palazzi: Abituato a lavorare con un bassista, quando lavori con un chitarrista tenti di essere altrettanto preciso ritmicamente, ma hai anche bisogno di seguire un po’ di più, perché tutto l’aspetto armonico e quello dinamico vengono spesso gestiti dal chitarrista, e in duo la grande bellezza è il fatto che coniugare due teste è veramente molto facile, molto più facile che mettere insieme un’intera band.
Con due persone, uno che si occupa esclusivamente dell’aspetto armonico e una solo dell’aspetto ritmico, diventa un dialogo facile. In più, in particolare io mi trovo bene con i chitarristi.
Nel suo caso, è una one man band da solo, non avrebbe nemmeno bisogno di me, ma ritengo che l’unione con uno strumento ritmico permetta di aggiungere dei colori sgravandolo della necessità di produrre un supporto ritmico costante da solo, così l’apporto del chitarrista può essere più di qualità anziché di quantità, a cui sopperisce il batterista.
Insomma mi occupo io del “lavoro sporco” e il discorso diventa un po’ più artistico.

A: A cosa bisogna fare attenzione per far sì che l’amalgama funzioni?

GP: Quando suoni con un chitarrista così completo, la mia prima prerogativa è non rovinare nulla, possibilmente lasciare che lui sia libero di essere esattamente come sarebbe se io non ci fossi, cioè essere un piccolo valore aggiunto dato da un timbro. Quindi a livello dinamico preferisco utilizzare battenti come le spazzole, rods, tutti battenti non propriamente bacchette. Ho bisogno di un suono un po’ più morbido, devo sempre avere dell’impatto ma che assomigli un po’ a quello che è il suo suono percussivo sullo strumento, in modo che un colpo di spazzola sul rullante sia quanto di più simile al suo colpire la cassa armonica.
La necessità è quindi contestualizzarsi nel mondo, avvicinarsi un po’ dal punto di vista timbrico e allo stesso tempo non prevalere con un volume eccessivo, quindi anche la scelta dei piatti vira verso qualcosa che abbia un po’ meno suono… e poi il tocco ovviamente.



A: Suonare in duo cambia in qualche modo il modo di approcciare lo strumento?

GL: Suonare certi pezzi con un batterista, come per esempio il tema di Mission Impossible che abbiamo arrangiato insieme, porta anche me a suonare un po’ più forte dinamicamente, perché senti il groove della batteria che ti dà quella grinta in più che da solo non avresti. Tendo a spingere anche io un po’ di più con una batteria, sono ancora elettrizzato, è eccitante suonare con un’altra persona che ti carica! Oggi mi sono divertito!
Poi la dinamica si gestisce anche con dei segnali convenzionali, occhiate...
gabriele palazzi gavino loche interviste musica e lavoro
Link utili
Sito Gavino Loche
Gabriele Palazzi su YouTube
Aramini distribuisce le batterie Ludwig e le chitarre Lakewood
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