Tu hai cominciato a bazzicare le Fiere Musicali da giovanissimo…
Sì, ho cominciato a fare il dimostratore non ricordo se nel 1989 o nel 1990. La fiera era quella di Pesaro e l’azienda per la quale mi esibivo era la Wilder di Willy Davoli. E pensa che le prime volte che mi avventuravo a Pesaro dovevo andarci con i mezzi o scroccando un passaggio perché ancora non avevo la patente.
Cosa dimostravi?
Facevo le dimostrazioni per le Sustaniac che erano delle chitarre che montavano il Sustainer, quel dispositivo che poi cominciarono a mettere di serie anche su certi modelli di Hamer. Il Sustainer è un dispositivo che, sostanzialmente, agisce come sei EBow contemporaneamente e la stessa ditta che lo produceva aveva cominciato anche a realizzare queste chitarre koreane.
Io, invece, ti ricordavo negli anni ’90, con le Hamer al collo, per Meazzi!
Sì, quello arrivò dopo: venni contattato da Meazzi, a coinvolgermi fu Sergio Oreglio.
Per me fu fantastico perché avevo la possibilità di suonare e dimostrare chitarre e strumenti pazzeschi che, allora, erano di assoluto riferimento: Hamer, Steinberger, i preamplificatori ADA che erano i primi pre programmabili veramente fighi! E poi ancora Marshall, Rocktron, Mesa Boogie, Dunlop...
Com’era l’atmosfera in quelle Fiere?
Le Fiere di quegli anni riflettevano il grande fermento che allora attraversava il settore della musica e degli strumenti musicali. Gli strumenti musicali muovevano un business che allora funzionava molto bene. Non c’era ancora stata la rivoluzione digitale, quella avvenuta sostanzialmente con il CD.
È stato così incisivo l’avvento del CD?
Beh, dici poco: nell’era dell’analogico ogni copia di un album che ti facevi era peggiorativa. Il digitale, la duplicazione dei CD, invece permette di creare dei supporti identici. Era impossibile, in quegli anni, per le persone produrre o duplicare in autonomia su CD.
E non parliamo dell’impatto avuto da internet allora...
Assolutamente: internet ha modificato il comportamento, le dinamiche di acquisto della gente rispetto ai negozianti. Ma quello di quegli anni, era davvero un altro mondo: non esisteva la telefonia mobile; non esistevano le Tv a pagamento. Fattori che eliminavano dei costi fissi che ci sono oggi.
Il fatto che il business degli strumenti musicali fosse così in salute, immagino agevolasse le possibilità per chi voleva fare il dimostratore...
Sì, era un settore che offriva, per chi voleva fare il musicista, degli sbocchi, perché quello del dimostratore poteva essere un vero lavoro! Il fatto che abbia evidenziato che allora non esistessero i costi fissi della telefonia, delle pay TV, significava che la gente investiva quelle risorse nella musica. I dischi e i concerti beneficiavano di un interesse, di un indotto più ampio. Di consegenza, il musicista che faceva i concerti o suonava in TV beneficiava di una visibilità enorme che alimentava l’interesse delle aziende di servirsene come endorser o, successivamente, dimostratore.
Io stesso, quando tre anni dopo iniziai i tour con Biagio Antonacci, ebbi dei vantaggi a livello di possibilità come dimostratore.
Anche oggi, però, andare a una fiera di strumenti musicali ha sempre il suo fascino!
Certo: per me andare a una Fiera ha la stessa valenza di andare a un concerto piuttosto che guardarselo su YouTube. Noi siamo musicisti e suoniamo strumenti musicali e non possiamo limitarci ad ascoltarli su YouTube. E guarda che te lo dice uno che è stato tra i primi a servirsi di YouTube per raccontare le chitarre, o veicolarne la promozione come con gli strumenti che ho ideato per Eko. Ma vedere fisicamente una chitarra, sentirla nell’ambiente, il feeling, l’approccio tattile... sono un’altra cosa.
Sì, c’è il contatto tangibile, fisico con gli strumenti. Ma anche quello umano, no?
Assolutamente! Le Fiere rappresentano la possibilità di incontrare grandi musicisti di persona, magari i propri idoli. Oppure di scoprire degli strumentisti che non si aveva ancora avuto la possibilità di ascoltare con attenzione e scoprirne le qualità!
Ricordi qualche demo o esibizione alla quale hai assistito durante una fiera musicale che ti impressionò particolarmente?
Non dimenticherò l’emozione di arrivare dalla nebbiosa provincia di Carpi in una grande città come Milano per partecipare a quella Fiera importante che allora era il SIM e vedere, a un metro dal mio naso, un musicista come Billy Cobham tirare fuori quelle cose meravigliose dalla batteria; o Michael Angelo che sulla sua chitarra a due manici eseguiva cose incredibili!
Una fiera è in grado di trasmettere ancora grandi emozioni, quelle emozioni che puoi provare solo vivendo certe esperienze dal vivo. E per un musicista vivere certe emozioni è l’unica maniera per poterle poi trasmettere!
A SHG ci sono, da sempre, tantissime chitarre in vendita, nuove e usate. Come si fa a trovare quella giusta?
Allora, è vero: spesso alle Fiere c’è un trambusto tale che, almeno idealmente, quasi ci rinuncio all’idea di provare una chitarra. Però si sa, capita di vedere uno strumento che ti conquista e, in quel caso, la mia regola ed esperienza personale mi insegna che una chitarra io me la compero già con gli occhi! Se una chitarra mi attrae, mi piace per davvero a livello estetico è davvero necessario che mi deluda di brutto quando la prendo in mano perché rinunci alla mia idea di accaparrarmela.
La prima cosa che faccio, comunque, è sentire il feeling con il manico e con la tastiera che saranno gli elementi decisivi nel mio rapporto a seguire con lo strumento. Poi sondo l’altezza delle corde in relazione al body, a come sento l’appoggio della mano destra sulle corde nella zona del ponte.
E questo tanto su una chitarra elettrica che su un’acustica.
Sostanzialmente quindi, faccio un confronto bilanciato su quanto la chitarra mi offre a livello di confort e attitudine sia per la mano destra sia per la sinistra. Poi verifico l’usura dei tasti e del ponte (se arruginito, in che condizioni sono le viti...). Discorso a parte poi, meritano le chitarre vintage: lì accertarsi che tutto sia in ordine e funzionante è decisivo perché cambiare delle parti per rimetterla in ordine potrebbe comprometterne il valore!
A cosa stai lavorando al momento?
Ho due novità: la prima è l'uscita di un nuovo manuale che si intitolerà “La mappatura della tastiera della chitarra”. Questo manuale è la messa a fuoco di tanti anni di insegnamento.
Il testo si prefigge di spiegare allo studente dove e come, relazionandosi a un accordo, sia possibile in ogni posizione sovrapporre accordo, scala, arpeggio, pentatonica e questo lo potrà fare in tutte le posizioni di tutti gli accordi che siano scale maggiori, minori, ma anche relazionato alle scale modali. Quindi quando uno vede l'accordo minore, potrà vedere l'accordo minore o minore settima o, nelle scale modali, la dorica o eolica o frigia e tutte le altre scale di riflesso.
E la seconda novità?
È quella che veramente mi sta occupando molte e molte ore. Si tratta della scrittura di un libro.
Un altro manuale?
No, non è un manuale ma un libro da libreria che vuole rispondere a tante domande che mi sono fatte di continuo: “Ma le tue giornate quanto durano? Come fai ad avere realizzato così tanti progetti, anche in ambiti diversi, da un musical a un disco, passando per manuali e web?” Sono prevalentemente tutte quelle domande che interessano come organizzo le giornate. È un libro quasi autobiografico, profondo, parla di una filosofia, di un approccio alla vita e al lavoro. Sostanzialmente, potrebbe essere visto come un testo motivazionale. L’idea è di partire da un sogno per comprendere se per le nostre caratteristiche, per il dove si vive, per il tipo di carattere che si ha, si possa trasformare in un obiettivo. Una volta che questo sogno è un ipotetico obiettivo, bisogna comprendere le mosse da fare e in base a quali principi andare verso questo obiettivo mettendo in campo azioni che portino a dei metodi. Bisognerà considerare che ci saranno dei venti contrari, delle problematiche (come in ogni cosa) e quindi prevedere delle reazioni. Questo è un libro molto importante per me ed è ciò che mi sta portando via tanto tempo ed energie. Energie che, però, ho anche acquisito scrivendolo.
Come è arrivata la scintilla per questo libro?
Ho cominciato a scriverlo durante il mio viaggio in Australia vedendo come riuscivo a realizzare degli obiettivi, nonostante fossi in un luogo in cui non sapessero chi fossi e non conoscessero gli artisti con cui avevo suonato.
Sono stato presentato come un chitarrista e non come “il chitarrista che ha suonato con”. Lì ho imparato quanto sia importante “essere” e non avere un curriculum.
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