di Filippo Bertipaglia [user #46004] - pubblicato il 02 aprile 2020 ore 11:00
Abbiamo avuto la possibilità di ascoltare in anteprima il nuovo lavoro del monumentale chitarrista italoamericano. Inoltre Peppino ha risposto in maniera molto esaustiva ad alcune domande che gli abbiamo posto riguardo al disco e ci ha regalato una trascrizione tratta da una delle tracce.
Domani, venerdì 3 aprile uscirà con grande gioia di tutti i fan della chitarra l'ultima fatica dell'instancabile fuoriclasse della sei corde acustica Peppino D'Agostino. All'interno delle note di copertina una frase recita «Una strumentalità che connette. Il processo di portare idee o eventi uniti nella memoria o nell'immaginazione». Questo è l'obiettivo ultimo di “Connexion”,un album che spazia da omaggi a leggende quali Paco De Lucia ed Ennio Morricone (“High Planes Guitarra”), a sogni di balene che nuotano negli oceani profondi (“Beauty In The Abyss”), passando per virtuosistiche improvvisazioni estemporanee come in “Head Case”.
Le dieci tracce che compongono il disco si presentano godibilissime all'ascolto, interpretate in maniera egregia dal nostro che vuole offrire un viaggio nel ritrarre musicalmente diverse emozioni.
Ospite d'eccezione del disco è Stef Burns, nome celeberrimo in suolo italico poiché da venticinque anni inossidabile chitarra solista di Vasco Rossi. È proprio del rocker di Zocca che viene interpretato un brano dai due, ovvero la ballad “Stammi Vicino”. Scritto originariamente nel 2011 da Burns e D'Agostino insieme al cantautore emiliano, questo arrangiamento strumentale offre un bilanciamento perfetto e quasi magico tra il mondo acustico ed elettrico senza che ci sia una chitarra predominante sull'altra. La melodia si intreccia tra i due strumenti regalandoci una versione davvero sorprendente.
Da brividi anche “Mara's Sleeping Song”, che acquista una dimensione più poetica in questa versione a due chitarre (Burns è ospite anche in questo brano) rispetto all'originale scritta dalla mandolinista Caterina Lichtenberg. Il risultato è eccezionale, uno dei migliori momenti del disco. Andando avanti nell'ascolto del disco quello che colpisce sempre di Peppino D'Agostino è la sua incredibile liricità, come nella struggente “Jenny's Goodbyes”, dove la linea melodica potrebbe essere facilmente intonata e fatta propria da un qualsiasi cantante, impreziosendola magari di un testo.
Una delle armi fondamentali nell'espressività di Peppino è certamente un uso intelligente delle accordature aperte, arte da lui padroneggiata ai massimi livelli. Voicing altrimenti impossibili con accordatura standard e bassi profondi e avvolgenti catturano inevitabilmente l'attenzione dell'ascoltatore e allo stesso tempo si discostano dal sound di gran parte dei chitarristi che fanno uso di accordature alternative per una maggiore ricerca armonica e una melodia fuori dal comune. Inoltre un'altra peculiarità è quella di usare le dinamiche in maniera sempre magistrale come accade nel brano “Liam's Song”, che alterna parti drammatiche e sussurrate ad altre suonate con impeto tramite accordi ribattuti che contribuiscono a una differenziazione di climax davvero coinvolgente.
Brani rilassati che ci portano in mondi lontani e che fanno nascere un sorriso sul nostro volto sono sicuramente “Dancing with Shadows”, che strizza l'occhio alle melodie doo wop e “Mexican Sunrises”, amorevole tributo alla più malinconica melodia messicana. Colpisce la consapevolezza di D'Agostino in questi brani nel restare essenziale nell'esposizione, senza manierismi di sorta, consentendo così all'ascoltatore di assaporare al massimo il nucleo della proposta musicale.
La traccia che maggiormente possiede un mood radicato nella country music invece è “Buster”, dedicata al compianto Buster B. Jones, incredibile chitarrista fingerstyle americano scomparso nel 2009.
In conclusione questo è un album consigliatissimo, Peppino D'Agostino ancora una volta riesce a regalarci un disco in grado di donare emozioni ed evocare immagini “connettendoci” al suo universo musicale.