di alberto biraghi [user #3] - pubblicato il 24 luglio 2020 ore 17:30
La ripartenza della musica dopo il lockdown, un problema di chi fa musica e di chi l'ascolta. Ne ha parlato sul suo wall Facebook il maestro Filippo Del Corno, docente di Composizione al Conservatorio di Milano e assessore alla cultura nella giunta di Beppe Sala.
Benché riferite a un contesto classico, le riflessioni di Filippo sono rilevanti anche per il mondo pop, soprattutto per l'interessante ricerca di un valore artistico nel distanziamento. Scrive infatti Del Corno:
L'eccellente esecuzione dell'Eroica di Beethoven ascoltata ieri (NdR: il 22 luglio 2020) con la Verdi diretta da Claus Peter Flor ha rappresentato un'esperienza estremamente stimolante per capire quali cambiamenti sono determinati dal necessario distanziamento fisico tra gli strumentisti. Paradossalmente sono cambiamenti "positivi", o perlomeno non punitivi nei confronti dell'esecuzione musicale, in un repertorio ovviamente come quello delle Sinfonie beethoveniane.
1) cambia l'orchestra: i musicisti sono lontani, e sono soli. Praticamente diventano "solisti" e sono quindi portati ad interpretare con molta più convinzione una responsabilità individuale in quello che è un discorso musicale collettivo;
2) cambia il direttore: diventa un vero e proprio "concertatore", che stimola e coordina le diverse personalità interpretative dei musicisti in un disegno unitario che non appare imposto con gesto demiurgico, ma semmai condiviso attraverso uno scambio fecondo di idee;
3) cambia l'ascoltatore: inevitabilmente si è portati ad avere un approccio molto più analitico, in cui si apprezzano le nervature formali e le componenti architettoniche del discorso musicale, e soprattutto si individuano con molta più facilità le sorgenti sonore, in una immedesimazione sinestetica tra visione del gesto strumentale e ascolto della frase musicale che appartiene alla musica da camera e che è invece condizione nuova nel repertorio sinfonico.
Davvero nuova e inaspettata questa esperienza, ovviamente non replicabile in altri contesti compositivi (Mahler o Ravel, ad esempio): ma credo sia importante sottolineare come l'orchestra, in questo caso la Verdi, abbia saputo cercare e trovare le ragioni di una ripresa del proprio lavoro nelle quali il condizionamento di fattori esterni porta a sperimentare un nuovo approccio, per confermare l'esigenza che la musica continui risuonare, perché la sua stessa presenza è un fatto necessario.
Ora si tratta ovviamente di domandarsi quanto di questa riflessione dell'assessore milanese possa essere applicato a un contesto pop. Perché se da un lato il numero di musicisti sul palco - inferiori agli ensemble classici - può facilitare la gestione del palco, resta un problema significativo per il pubblico, per il quale il distanziamento appare molto più complicato. E se come pare il vaccino per tutti non arriverà prima del 2021, occorre ripensare profondamente la fruizione della musica pop, cancellando (almeno temporaneamente) le resse sudate sotto il palco dei club, i pub gremiti all'inverosimile, le ammucchiate sui prati degli stadi.
Si può ascoltare un concerto rock seduti su una poltroncina numerata? Per qualcuno l'idea può suonare insopportabile, ma gli esempi nel tempo non mancano: Ry Cooder e David Lindley negli anni '80 e '90 pretendevano posti a sedere e divieto di fumare al chiuso (quando ancora il ministro Sirchia non aveva liberato l'Italia dalla puzza di sigaretta). Marty Stuart, Hemmylou Harris, Albert Lee e Rodney Crowell suonavano al rimpianto Teatro Smeraldo di Milano per un pubblico tanto entusiasta quanto composto nelle poltroncine. E altrettanto fecero negli stessi anni (a parte il divieto di fumo, mannaggia, arrivato solo nel 2001) i reverendi BB King, Path Metheny, Mark Knopfler, Eric Clapton, Los Lobos, Fabulous Thunderbirds, Bruce Springsteen, Keith Richards coi suoi X-pensive Winos e tanti altri artisti di gran nome.
È quella la strada giusta? Forse, quantomeno temporaneamente, sembra l'unica percorribile. Certo non sarà facile seguirla, anche perché nel mondo si possono verificare episodi imbarazzanti come quello che ha avuto per protagonista il folksinger texano Clayton Gardner. Mentre il chitarrista si è abbassato per regolare un effetto, una fan è salita sul palco, non si sa bene con quali intenzioni, ma certamente in modo molto invasivo e violando tutte le regole di distanziamento e cautela. Clayton ha mantenuto la calma ed è riuscito a invitare la signora ad allontanarsi. Quanto è capitato a Gardner potrebbe capitare a ogni musicista che come lui non disponga di security: basta un gesto sconsiderato per mettere a repentaglio la propria salute e quella dei propri cari. I musicisti sono in prima linea, oggi più che mai.