Il mostruoso Blender a quattro switch di Kevin Shields
di redazione [user #116] - pubblicato il 07 settembre 2023 ore 07:30
Il Fender Shields Blender stravolge il fuzz anni ’70 con circuito dinamico di Sag per spremere il segnale, quattro footswitch per due canali con raddoppi alle ottave inferiori e superiori.
Frontman dei My Bloody Valentine, fanatico del fuzz e maestro nel sound shoegaze che ha dominato la scena alternativa dall’alba degli anni ’90, Kevin Shields ha messo a punto il più selvaggio degli stompbox a marchio Fender.
Lo Shields Blender fa seguito all’edizione limitata introdotta in primavera, andata a ruba e ora riconfermata per entrare in pianta stabile in catalogo. Quattro footswitch, raddoppi alle ottave e un originale circuito Sag, la “centrale sonora” Fender nasce da un tributo ai proto-distorsori degli anni ’70, taglienti e acidi, reinventati in un processo di ricerca e sviluppo durato quattro anni spalla a spalla con l’artista, fino a partorire qualcosa di completamente nuovo.
La base del progetto è il Fender Blender originale nella collezione personale di Kevin Shields. Il modello signature ne stravolge l’essenza ampliando le possibilità di controllo, le voci a disposizione e gli orizzonti timbrici per passare in rassegna tutti i terreni del fuzz d’annata fino al lo-fi assoluto.
Rispetto al classico Blender, il circuito introduce uno switch con cui introdurre a piacimento o escludere un raddoppio all’ottava superiore, un effetto octafuzz penetrante e dall’impronta sperimentale pur con le radici ficcate nel profondo della scuola vintage.
Due canali differenti sono commutabili a pedale: uno in cui il fuzz viene miscelato con il segnale pulito, uno in cui il dry viene del tutto escluso e al suo posto si trova un raddoppio monofonico all’ottava inferiore, con velleità da sintetizzatore.
Chiave dell’imprevedibilità sonora è il circuito di Sag Reattivo, un sistema che sfrutta la dinamica del segnale per spremere e schiacciare la distorsione come accade in un circuito sottoalimentato, spinto oltre i propri limiti naturali fino a sfociare nel lo-fi totale, con suoni spezzettati e dal gate violento.
Il pannello dei comandi è dettagliato, con gestione dei toni, sustain, fuzz e octave, per lavorare su più stadi di amplificazione e distorsione fino a trovare il giusto equilibrio sonoro. I controlli di Volume e Blend permettono poi bilanciare il livello d’uscita generale e l’intelligibilità dell’insieme, andando a recuperare in parte la definizione e la pulizia del suono diretto, oppure dando vita a effetti singolari in cui la chitarra pulita viaggia parallela a un fuzz selvaggio e imprevedibile, fino a estremizzare la distorsione con lo spessore e l’articolazione di un raddoppio all’ottava superiore e inferiore insieme.
Lo Shields Blender è un effetto atipico per chi è affezionato ai classici cataloghi di stompbox marchiati Fender. La sperimentazione sonora passa per i terreni del noise e del lo-fi più spesso battuti dai piccoli laboratori di elettronica boutique e solo di rado affrontati dalle grandi aziende. La mossa audace rimarca la volontà di Fender di aprirsi a un preciso settore di appassionati che da sempre gravita intorno alle sue chitarre elettriche e alla sua amplificazione, talvolta tirandone fuori interpretazioni sonore inaspettate alle stesse orecchie di chi ha progettato quegli strumenti. Per la prima volta, i rocker alternativi, indie e gli sperimentatori estremi possono chiudere il cerchio piazzando il marchio Fender fino anche in pedalboard.
Sul sito Fender, lo Shields Blender è presentato e raccontato sul tecnico a questo link.