Qualche giorno fa mi sono trovato a dover spiegare ad altri, ma soprattutto a me stesso, il mio rapporto con la musica, quelle che sono le mie peculiarità in fatto di scelta e preferenza e mi sono accorto di aver utilizzato un’ espressione che ha lasciato alquanto esterrefatti i miei interlocutori, la cito testualmente poiché ha meravigliato anche me al punto che ancora me la ricordo:”……..per me le note sono sette (ora con il senno di poi direi 12) e comunque tu le metta per me l’importante è suonare musica….”; mi sono accorto in quel frangente che non m’importava davvero il cosa, ma solo ed esclusivamente il come, non m’importava cosa dovessi suonare, ma m’importava che ciò che suonavo, che ciò che suonavamo insieme fosse bello, perfetto, ineccepibile, questo era ed è il mio interesse, non m’importa quanta fatica costi, il fine giustifica il sacrificio.
E di fatti, benché abbia sicuramente anch’io le mie preferenza in fatto di gruppi, cantanti e generi non rimango, ora, legato in maniera indissolubile a questi ma accetto qualunque proposta mi venga fatta solo per il piacere di sentire quella felicità fisica che è possibile provare solo a contatto con lo strumento risonante, mi piace immergermi nelle vibrazioni che la musica suonata insieme sa dare, quella fisicità che si riflette sui volti tesi per lo sforzo, sulle movenze a volte ridicole proprie di chi suona, mi piace vivere e veder vivere la musica.
Non ho alcuna remora a suonare canzoni per bambini o animare le messe (anche se è parecchio tempo che non lo faccio) oppure l’ultima hit radiofonica, non ho preclusioni mentali a suonare un pezzo di chiara appartenenza al mondo classico oppure un blues, l’importante è suonare e forse proprio questa mia idea mi ha portato alla mia età a cimentarmi nello studio di uno strumento come il violino, uno strumento che da sempre mi ha attratto per il suo suono, le sue forme, la sua storia e il mistero che porta con se; l’aspetto tecnico, tanto vituperato da molti sostenendo che ammazzi la creatività, è invece un aspetto che ho rivalutato affrontando lo studio di questo strumento, perché la tecnica, se messa a servizio della creatività e non vista ed utilizzata come mero esercizio fisico o come fenomeno da baraccone, è fondamentale per poter esprimere in maniera corretta ciò che si ha dentro (ammesso che si abbia qualcosa da dire musicalmente); certo è possibile esprimere lo stesso concetto con parole semplici e dirette oppure utilizzando un lessico forbito ed elegante che se non ostentato risulterà piacevole all’ascolto, allo stesso modo è possibile suonare, perché la musica è ne più ne meno che un linguaggio, con la sua grammatica, la sua sintassi e il suo lessico.
Credo fermamente che conoscere la musica, saper suonare uno strumento, aiuta a conoscere gli altri, a confrontarsi in modo positivo e costruttivo, perché la musica non può dividere, ma aiuta ad avvicinarsi, sempre che si ami veramente la musica.
Voglio concludere con una frase pronunciata da un grande della batteria, Omar Hakim:” Se non ci si fa guidare dall’ego, ma si impara ad arrendersi alla musica si suonerà sempre in modo pertinente”