Mi capita spesso di leggere di Angus & Company che sono facili da suonare, che basta conoscere "tre accordi", che basta attaccare un jack ad una 4x12, sparare al massimo il volume, e siamo a Donington. Certo, non tutti la pensano così, ma tanti si. Riflettevo quindi su un paio di cosucce:
Malcolm: preciso come un metronomo; ampio utilizzo della dinamica della mano destra, con un corposo, spettacolare crunch che va dal quasi pulito, morbido e caldo, ad un quasi distorto croccante e definito; ampio utilizzo di accordi aperti, con relativo palm e finger muting delle corde interessate, il tutto con passaggi anche molto veloci; e per finire il gran merito di aver apposto la firma ad alcuni tra i più storici ed innovativi riff che hanno fatto e continuano a fare la storia del rock. Il tutto senza l'ausilio di pedali, effetti ed aggeggi vari, a parte un po' di riverbero, con corde 0.12 - 0.52
Angus: anche qui ampio utilizzo della dinamica "tuttavalvole" , con un distorto modulato dal suo tocco, a volte cremoso e fluido, a volte tagliente. Utilizzo quasi esclusivo di scale pentatoniche? si, vero. Ma senza, a mio giudizio, mai una nota fuori posto, senza risultare ripetitivo e sempre con una invidiabile musicalità. Nessun legato o quasi: ogni nota un delicato pick con il plettro, con fraseggi e passaggi magari non iper veloci, ma certamente fluidi e sempre "in musica". Un utilizzo sapiente del vibrato, quello si, molto veloce, ma sempre a tempo. Ed un altrettanto sapiente utilizzo della tecnica mista della mano destra, dita e plettro, con colori e sfumature tonali infinite, per me in parte ancora incomprensibili nonostante l'impegno e la dedizione. E anche lui, come il suo granitico fratellino maggiore, fa tutto senza nessun effetto, a parte le sue dita, la chitarra ,e un po' di riverbero o delay settato in slap-back.
Metteteli insieme, e avrete il groove degli Ac/Dc. Tutto il resto è storia.
Personalmente ritengo che suonare una canzone degli Ac/Dc sia relativamente facile. Suonarla COME LORO? Forse impossibile.