Naturalmente il vasto e complicato mondo dei cavi e le molteplici applicazioni non rientrano nella sfera dei nostri interessi e quindi faremo solo quei pochi passi che separano lo strumento dall'ampli cercando di descrivere quel breve percorso che per mezzo secolo ha complicato la vita di non pochi musicisti.
Un punto fermo: le frequenze in Hertz generate dal pickup giungono all'ampli attraversando un cavo costituito da un conduttore non rigido insieme con una tensione alternata epressa in millivolt e qualunque sia la validità della schermatura saranno presenti sempre e comunque delle capacità parassite più o meno apprezzabili ma certamente dipendenti dalla qualità generale del cavo e delle sue terminazioni.
Un jack per chitarra non corre in una guaina fissata al muro e non si trova all'interno di un'apparecchiatura dove i cavi sono saldamente fascettati ma serpeggia libero su un palco sottostando a strozzature e calpestamenti di ogni sorta quando non vi si poggi addirittura qualcosa al di sopra come un mixer o una cassa e quindi la qualità del materiale deve essere testata per questi stress e scelta per resistervi al meglio.
Questo per evidenziare l'importanza della resistenza meccanica che rappresenta solo un aspetto dell'intera costruzione del cavo che deve avere ben altre caratteristiche per essere idoneo.
Qualcuno afferma di usare con ottimi risultati e da anni un Jack da tre euro e può essere vero qualora:
- si disponga di un strumento meravigliosamente schermato al suo interno
- le prese femmina dello strumento e dell'ampli siano ottime e nelle ottime condizioni
- se ne faccia un uso prevalentemente domestico non sottoponendo il cavo ad eccessive sollecitazioni meccaniche.
Aggiungiamo anche che lo strumentista citato abbia dei dubbi termini di paragone e che, come nessun altro, sia in grado di dare una giusta valutazione al risultato finale non avendo i mezzi tecnici per farlo.
Un cavo jack per essere veramente idoneo deve rappresentare la risultante di un'accurata progettazione operata distinguendo anche gli stili e gli strumenti ai quali applicarlo (elettrici o acustici, microfonici o di pre) e da qui, ad esempio, la scelta dell'uso di un'anima monocore o composta da trefoli e di una calza di schermatura con questa o quella trama e con quale ordito e, importantissimo, quale dielettrico per isolante, pvc, policarbonato o semplice tessuto che non abbia solo capacità isolanti ma il cui spessore e flessibilità attenuino quell'effetto condensatore tanto menzionato e dannoso.
E' abitudine di molti formare da soli il proprio cavo ed in questo caso assume massima importanza la qualità delle saldature effettuate e la lunghezza da spina a spina del jack costruito di cui tenere conto in relazione a spessori e consistenza dei materiali usati. Vi è trasporto di frequenze ed una lunghezza eccessiva può generare solenoidi inaspettate con conseguenti loop del tutto indesiderati per ovviare ai quali forse bisognava utilizzare un altro tipo di cavo, con una diversa maglia ed un diverso dielettrico per non ascoltare Radio Maria nell'ampli o la scelta di un ristorante da parte di un camionista munito di trasmittente.
In questo mio forse inutile post ho descritto solo la minima parte dei malfunzionamenti derivanti da un jack inadeguato e vi assicuro che il discorso è molto meno semplice di quanto detto ma il mio invito rimane comunque quello di dedicare più denaro e maggiori accortezze a questa componente così trasparente ma tanto importante nel complesso di amplificazione degli strumenti non sottovalutando quello che si trova ai due capi del cavo cioè le prese femmina delle altre parti interessate: chitarra/basso/keyborg/ampli/pedaliere/effetti.
Un saluto dal vecchio Gwynn