Solidarietà ad arrestati in Afghanistan
Un gruppo di volontari di Emergency si è simbolicamente incatenato in piazza San Giovanni a Roma per la manifestazione in sostegno dei tre operatori arrestati in Afghanistan. Accanto al palco campeggiano le fotografie dei tre italiani, mentre tra le migliaia di manifestanti molti hanno un pezzo di nastro adesivo sulla bocca, come se fosse un bavaglio, e in mano pezzi di giornale con scritto "Liberateli".
Piazza S.Giovanni in Laterano a Roma ha risposto all’appello lanciato da Emergency per la liberazione dei tre operatori arrestati in Afghanistan. Sono state 50 mila, infatti, secondo gli organizzatori, le persone giunte da Roma ma anche da tutta Italia, a sostegno dell’iniziativa di piazza. E tutti o quasi, come richiesto dagli organizzatori, indossavano qualcosa di bianco, colore della bandiera con cui si chiede pace, colore della neutralità, ma anche sfondo del simbolo dell’associazione umanitaria riprodotto questo pomeriggio su centinaia di bandiere.
Sotto al palco, sul quale campeggiavano i volti dei tre operatori, moltissimi hanno anche scelto di indossare la maglietta, bianca anch’essa, con lo slogan dell’iniziativa, "Io sto con Emergency", ripetuto anche da un maxi-striscione sul palco e sulle centinaia di cartelli dei manifestanti, in particolare da Ferrara, Modena, ma anche da Napoli. Ed è stata proprio la delegazione partenopea a portare in piazza la protesta più vistosa: un gruppo di loro si è simbolicamente incatenato. «Anche noi abbiamo confessato» ha spiegato Peppe, attivo per Emergency dal ’94, che ha affermato di «conoscere anche i tre arrestati: sono persone che lavorano 26 ore al giorno, ciò che è successo è un atto di follia, una vera bufala». E sebbene in piazza non si siano viste bandiere di partito, così come richiesto dagli organizzatori, non è mancato chi ha espresso le sue critiche nei confronti del governo: «Un governo sano - ha affermato un operatore dell’associazione - prima porta a casa i suoi e poi ragiona».
Altri, con i loro cartelli, hanno chiesto il ritiro delle truppe dall’Afghanistan; altri ancora hanno esposto uno striscione nel quale Emergency viene definita «l’unico orgoglio nazionale». Qualcuno ha criticato anche il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, definendolo "il Nobel per la guerra". Ma non è mancato anche chi ha voluto esprimere il proprio sostegno al padre di Emergency, Gino Strada: "Tre gradi di giudizio per giudicare un politico, un minuto per distruggere Gino". E tra i cartelli appesi al collo, con scritto "Professione: esportatore di pace", è comparsa anche la maglietta del Popolo viola, unico tocco di colore, se si escludono i numerosi vessilli arcobaleno della pace. Uno in particolare, lungo diversi metri, è stato steso al centro della piazza, mentre nei gazebo bianchi a cinque euro erano in vendita le magliette della manifestazione, il cui ricavato sarà devoluto all’associazione. Le poche gocce di pioggia del pomeriggio capitolino non hanno fermato gli applausi per gli interventi che si sono susseguiti sul palco: in particolare, quelli di Gino Strada, ma anche quelli di Vauro, Lella Costa e le testimonianze degli operatori di Emergency che hanno spiegato la loro attività in giro per il mondo ma soprattutto in Afghanistan.
Tra un intervento e l’altro, le canzoni, a volte ironiche, a volte impegnate, a volte appassionate, di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, la Casa nel Vento, e Fiorella Mannoia. Ed è stato sulle note di un’altra canzone, la pacifista ’Il mio nome è mai piu« del trio Ligabue-Jovanotti-Piero Pelù, che si è conclusa la manifestazione. Un messaggio questo che la piazza ha portato a casa con sè. Strada ha parlato di «violenza contro Emergency e il suo personale, contro un ospedale, i pazienti». «C'è gente che ha percorso oltre 600 chilometri per raggiungerci a Kabul. Ora l'ospedale è chiuso ma la popolazione ne ha bisogno. Questa è inciviltà totale, profonda. Emergency - ha proseguito - ha subìto violenza anche in Italia. Ma non smettiamo di dire quello che la politica ha scordato di dire. E' o non è un problema la guerra? Come farla sparire è un problema che dobbiamo porci. Sono stufo di ricevere insulti da chi non si sforza neanche a pensare». Il fondatore della ong ha poi fatto il punto sulle trattative diplomatiche in corso per liberare i tre italiani e ha annunciato che l'inviato speciale del Segretario delle Nazioni Unite per l'Afghanistan ha intenzione di collaborare per ottenerne il rilascio. A chiusura della manifestazione Gino Strada ha invitato tutte le persone a casa ad appendere stracci bianchi alle finestre, «perchè non vogliamo terrorismo, violenza e guerra nel futuro dei nostri figli».
L’inviato speciale della Farnesina Massimo Iannucci stamane aveva il presidente afgano Hamid Karzai al palazzo presidenziale di Kabul. Era accompagnato dall’ambasciatore Claudio Glaentzer e ha consegnato a Karzai una lettera del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Iannucci ha ripetuto la richiesta del governo italiano di chiarimento nei tempi più rapidi dei capi di imputazione e piena garanzia dei loro diritti processuali e di difesa. Il Presidente Karzai ha promesso un'inchiesta «chiara e trasparente» e ha dato istruzioni al proprio consigliere per la Sicurezza Nazionale di iscrivere la questione all’ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale , presieduto da Karzai stesso, che potrebbe riunirsi domani.
Fonte : La Stampa.it