Ancora leggete...?!
Ok, è presto per esprimere un giudizio completo (mi impegno a farlo con maggiore cognizione di causa), sta di fatto che la rivista non mi ha emozionato in modo particolare. Solitamente amo una grafica sobria e minimalista, la copertina in nero con testo bianco mi sta anche bene: in qualche modo lascia presagire maggiori energie dedicate ai contenuti. Poi mi tocca voltare pagina 3 volte per arrivare all'indice: 33 pagine su 114 (un quarto della rivista) sono completamente dedicate agli inserizionisti, senza contare gli inserti pubblicitari a mezza pagina. Rileggere qualche articolo già letto su accordo.it (comunque molto simile) senza che aggiunga nulla di nuovo mi da un senso di frustrazione, non posso farci nulla. Belle le storie, tra cui l'articolo su Mayer e le altre recensioni, oltre ai tag (@123456) per gli approfondimenti (siamo sulla buona strada).
Dati i contenuti attuali della rivista non è appetibile per me un abbonamento al costo di 50 euro all'anno. Con 24 euro mi sono abbonato a wired italia per due anni (non c'entra un cavolo con Chitarre, ma tant'è), non so come facciano ma... provate a fare un piccolo sforzo anche voi!
Che dire? Siamo all'inizio, sono certo un po' alla volta si riuscirà a sfruttare al meglio il potenziale dell'accordo(!) carta/rete; per il momento vedo solo sito + rivista, con un ruolo praticamente ancillare (e non ancora efficace) di quest'ultima rispetto al primo.
Non sono in possesso dei vostri dati sui profili degli abbonati e visitatori del sito ma... è ipotizzabile pensare che la maggior parte degli acquirenti di Chitarre sia un Accordiano?
In caso affermativo, approfittatene e siate temerari! Lasciate perdere i marchi a tutta pagina, fatevi pagare la pubblicità online: siamo affezionati e tracciabili, veniamo a raccontarvi i fattacci nostri (e cito: "ti dico i fatti miei, non li racconterei, ma ti ho pagato e lo faccio") e siamo di solito disposti ad accettarlo di buon grado. Fate di Chitarre un qualcosa che mi vada di portarmi dietro o di sfogliare frequentemente, tirate via la didattica da quelle poche pagine di rubrichetta cui è relegata e datemi qualche altra buona ragione per acquistare il numero di giugno.