esso non ha tono, non ha intensità, non ha echi nè rimbalzi eppure lo percepiamo come una naturale diversità distinguendolo coscientemente dal rumore
in una normale conversazione il silenzio scaturisce dalla scelta di "non dire", di tacere, e rimane comunque un atto linguistico mentre nella musica si contrappone al suono o al canto costituendo una "pausa" dell'azione la cui "durata" rimane l'unico elemento condivisibile
il rumore è sempre generato da una azione meccanica come un battere, un vibrare, uno strisciare, che comprime l'aria immediatamente circostante e poi la rilascia creando un'alternanza che rappresenta una modificazione dello stato di quiete e come tale viene da noi percepito e discriminato riuscendo il più delle volte ad intuire la causa che lo ha generato
il rumore è soltanto una delle numerose "forze dissipative" derivanti da una azione (lo sfregamento dei crini dell'arco di un violino sulle corde non produce solamente un suono ma anche un certo calore e favorisce una lenta consunzione degli elementi sottoposti ad attrito), il silenzio quindi rispecchierebbe una condizione di quiete, di immobilità, di stasi, che non è in nessun modo riscontrabile in natura
il silenzio rappresenta la soglia al di sotto della quale non riusciamo a percepire il rumore che comunque è presente in natura e non è udibile ma solamente identificabile come un lasso di tempo tra due momenti di percezione