nel post precedente si è parlato di vintage non nascondendo la vena nostalgica per gli splendidi apparecchi di un tempo ed ora voglio parlarvi della valvola raddrizzatrice presente praticamente ovunque nelle geniali elettroniche di quel supremo momento musicale
questo tubo ha la caratteristica di presentare, per motivi meccanici, una certa resistenza, che aumenta proporzionalmente all'usura e raggiunge, a circa metà della vita, il giusto equilibrio tra la tensione, che comunque non muta, e la corrente erogata, che al contrario subisce una diminuzione rallentando le capacità di attacco ed offrendo quel languido "strascicamento" del suono che ci affascina e contemporaneamente ci distrugge dentro, che sembra rallentare il tempo, che riesce a farci contare i battiti del cuore, che ci porta a cercare una pesona da abbracciare forte pur senza averne alcun motivo
in alto a sinistra il classico schema presente nella totalità degli apparecchi a cavallo tra gli anni 50 e 60, il mitico Champ era fatto così come pure il Bassman e quasi l'intera produzione americana
la raddrizzatrice aveva più o meno la stessa durata delle finali, quindi un processo di decadimento parallelo, una sorta di invecchiamento solidale che dopo circa 400 ore offriva le sonorita di cui vi parlavo che culminavano nel blues e nella magia delle dita di alcuni esecutori
tecnicamente la diminuzione di prestazioni dovuta all'usura del tubo fa perdere al componente le caratteristiche di linearità e lo stesso discorso vale per le finali che ci avvertono del loro decadimento innescando inopportunamente una certa distorsione che, per definizione, è il cambiamento di una forma d'ondo quando attraversa un componente fisico non lineare
quindi la prima vignetta è per sommi capi descritta: tubo raddrizzatore, condensatore elettrolitico, erogazione di corrente non costante nel tempo, e, a metà corsa, suoni da brivido e pelle d'oca
in alto a destra troviamo invece il circuito di prima alimentazione più comodo, poco costoso e meno performante: due rami di tensione con due o più diodi in serie, una massa, un condensatore elettrolitico ed un "aurea mediocritas"
i diodi costano poco, hanno un ingombro esiguo, producono poco calore e, principalmente, non decadono nel tempo ma vanno sostituiti solo in caso di interruzione che si verifica raramente e comunque sempre dopo la sostituzione del condensatore di filtro
l'apparecchio funziona bene, non ci riserva sorprese perchè questi semiconduttori sono costanti nell'erogazione della corrente e non manifestano mai cenni di stanchezza, di flessione nè trasmettono gioia o dolore ma lavorano e basta assolvendo in silenzio il compito loro assegnato ed inseguendo costantemente la carota legata alla canna senza alcun lamento (gracchìo o distorsione)
questo tipo di alimentazione è molto usata in apparecchi di poco pregio e magari a semiconduttori ed abbatte notevolmente i costi del magnetico di alimentazione riducendo il numero degli avvolgimenti necessari ed il valore di corrente da erogare
ed ora l'ultima vignetta, quella a mio parere più interessante in quanto don statica ed inamovibile ma oggetto di una scelta, di un gusto, di una propensione
due rami di tensione, due diodi , una massa, un elettrolitico di filtro e diciamo che vanno bene due diodi da 500 volts 1,5 ha, un elettrolitico ed adotteremo un valore compreso tra i 22 ed i 47 mf ed una resistenza: ma quale valore e quale vattaggio e per ottenere cosa?
supponiamo di voler alimentare un push-pull con due el 84 e di aver bisogno di 320 volts al trasformatore di uscita e supponiamo ancora che la tensione raddrizzata, quindi dopo i diodi, sia di 345 volt che riteniamo eccessivi per il progetto
ci troviamo in presenza di 25 volts di troppo e non disponiamo di un trasformatore più piccolo in tensione quindi applichiamo la legge di ohm per ridurre questa tensione e portarla al valore ottimale
volts da ridurre (25) diviso corrente assorbita dal circuito al massimo volume (circa 120 mh) uguale valore della resistenza da collocare prima del condensatore (208 ohm)
volts da ridurre (25) moltiplicato corrente assorbita (120mh) uguale vattaggio della resistenza (3 watt)
quindi per raggiungere il voltaggio ideale bisogna frapporre tra diodi e condensatore una resistenza da 220 ohm (valore standard) che abbia la forza di dissipare 3 o 4 watt (5 sarebbe meglio)
la scelta di frapporre una resistenza sarebbe in questo caso una necessità e basterebbero conoscenze elementari di teoria elettronica per farlo ma se la tensione fosse invece ideale e immettessimo comunque una resistenza opportunamente calcolata nell'alimentazione a diodi cosa otterremmo?
saremmo quasi e sottolineo il quasi nella condizione della prima vignetta perchè praticamente andremmo ad emulare (non sostituire a pieno) il funzionamento di un tubo termoionico raddrizzatore che per ragioni puramente meccaniche offre una resistenza interna che varia con l'usura fino a raggiungere una soglia che ne impedisce il normale funzionamento
in teoria simulando un abbassamento di tensione simbolico (dai 5 ai 12 volts ad esempio) potremmo trovare quel punto intermedio che la valvola raggiunge con ore di funzionamento e godere di quel suono al limite del mistico optando per una delicata distorsione o per un dolce prolungamento delle note più alte per poi godere, impunemente e senza ritegno alcuno, delle frasi prodotte