Tre settimane fa ho acquistato un volo AirOne su internet. Solita trafila: preventivo, prenotazione, pagamento on line con carta di credito e conferma della transazione via e-mail con piano di volo annesso. Amen.
Si avvicina la data della partenza, così l’altro ieri faccio il check-in on line per stampare il mio biglietto. Dal riassunto dei dati a video noto che la partenza del volo è stata anticipata di 15 minuti. Poco male, stampo.
Oggi ricevo due mail in contemporanea, una da Alitalia e una da AirOne. Alitalia mi avvisa di una variazione sull’orario di partenza invitandomi a chiamare il suo call center per i dettagli. Airone mi manda il piano di volo che ho già ricevuto dopo la stampa del biglietto. La mail di Alitalia è totalmente informale: nessun logo della compagnia, nessun nominativo dell’operatore, nessun contatto. Un semplice messaggio come potreste ricevere da un amico. La cosa mi insospettisce, però compare il mio codice di prenotazione nell’oggetto e poi c’è l’altra mail di AirOne, uguale a quella che ho già ricevuto. Non mi piace, ma devo pur sapere a che ora partirà il mio volo!
Chiamo il call center Alitalia. Prefisso 06, quindi Roma. Una voce registrata mi avvisa che dati riguardanti la mia privacy potrebbero essere trattati in uno stato estero. Brutto odore! Mi risponde una signorina, le spiego il problema, lei cerca la mia prenotazione, ma non la trova. Le ripeto il codice di prenotazione, il mio nome, il numero del volo. Niente. Dice che a terminale ha solo i voli Alitalia mentre il mio è un volo AirOne (bella scoperta!) così mi propone di rimanere in linea mentre farà degli accertamenti. La cosa puzza sempre di più e le chiedo di botto dove si trova il call center: Tirana, Albania!
Comincio ad alterarmi e le chiedo quanto mi costa la telefonata. Intimidita si affretta a specificare che il costo è quello di una chiamata nazionale. Si, ma quale nazione, la mia o la sua?! Impreco e chiudo la chiamata.
Vado sul sito web di AirOne, trovo il numero del loro call center e chiamo (ovviamente di recapiti mail o numeri verdi gratuiti neanche a parlarne!). Mi risponde una operatrice che trova subito i miei dati, conferma la variazione e mi comunica il nuovo orario di partenza che, udite udite!, è quello stampato sul mio biglietto! Mi incazzo. Non voglio, ma mi incazzo! Ho dovuto chiamare due call center, uno dei quali in Albania, per sapere quello che già sapevo! Le dico che quella è una truffa telefonica. Lei non sa che dire, si scusa, azzarda ipotesi improbabili (ma poi, lei che ne sa?!). La mando “in Albania” e riattacco.
Ora: non so ancora quanto mi è costata la telefonata a Tirana, ma anche se fossero pochi centesimi la cosa non sta in piedi e ce ne sarebbe per scrivere ai giornali. Se solo potessimo fidarci...
Alcuni anni fa scrissi a La Repubblica per denunciare un illogico e immotivato aumento del mio premio di assicurazione auto stipulato con Linear. La lettera, firmata, venne pubblicata dopo pochi giorni nella pagina dei lettori, spazio che ospita spesso aperte proteste per abusi e disservizi di enti, agenzie, compagnie private e pubbliche, ospedali e chi più ne ha più ne metta. Solo che la mia lettera era accuratamente sforbiciata di ogni riferimento al gruppo Unipol che, evidentemente, era un po’ troppo vicino al giornale. Così nella mia denuncia nessun nome tranne il mio, a firmare un generico e inutile piagnisteo all’italiana. Bella figura!
That’s Italy, folks!