Chiunque passi anche solo occasionalmente su Accordo non potrà fare a meno di notare l'ampio spazio che si è ritagliato il settore del vintage non solo nel mercato (con prezzi sempre più da capogiro), ma anche nel semplice dibattito.
Accanto, ma sarebbe meglio dire all'ombra, di questo vintage blasonato è nato un altrettanto fiorente e variegato mondo definito "cheap vintage" o "vintage povero" la cui caratteristica peculiare, che si evince anche dal nome, consiste nella soglia economica di accesso decisamente bassa. Tradotto: anche con poche decine di euro ci si porta a casa uno strumento di 60 e passa anni!! Mica male no??
Il mio primo contatto con questo mondo l'ho avuto grazie all'acquisto della chitarra ritratta in copertina, acquistata per 150 euro sul noto mercato on-line, compresa di custodia originale. Da quel giorno nulla è stato uguale a prima. Non c'è giorno in cui non passo un po' del mio poco tempo libero a disposizione in cerca di occasioni, ma anche a documentarmi su storia dei marchi, sui legni e sui metodi costruttivi. E' un mondo vasto, affascinante e che riserva più di una sorpresa.
Ma andiamo per ordine. Innanzitutto, per il mio modo di vedere, contemplo nella categoria solo strumenti made in USA con rare eccezioni (qualche marchio tedesco, giapponese e italiano), fabbricati fino a inizio '70. Ripeto, è solo il mio punto di vista; pregiudizievole in quanto tale.
La prima cosa che mi sono chiesto mentre provavo la chitarra in foto (marchio Windsor, probabilmente prodotta da Lyon & Healy intorno agli anni '30-'40) è stato: ma perchè costa così poco? Questa domanda poi me la sono posta per tutta la categoria.. fino ad arrivare ad alcune risposte.
Intanto si tratta di chitarre prodotte non da marchi storici ancora presenti sul mercato, ma da vere e proprie "fabbriche" che sfornavano stock di strumenti che venivano rimarchiati dai vari distributori i quali a loro volta vendevano per lo più tramite cataloghi postali. Ciò ha portato ad una enorme diffusione di chitarre più o meno simili e che ancora oggi si reperiscono con molta facilità e devo dire anche in buono stato nonostante gli anni. Più raramente le chitarre erano versioni "povere" del brand diciamo di lusso; l'esempio più lampante è lo storico marchio Kalamazoo il quale altro non era che una linea economica di chitarre prodotte da Gibson nell'omonimo stabilimento. Questo brand ha subito, dopo l'avvento di internet, un'impennata delle quotazioni dopo che proprio in rete sono stati pubblicati degli articoli che individuavano nella famosa "photo booth self-portrait" di Robert Johnson (quella con la sigaretta in bocca per capirci) proprio una Kalamazoo K-14.
Oltre alla diffusione capillare e alla mancanza di un blasone, il prezzo dell'usato (poi vintage) è rimasto basso anche per un altro motivo: le tecniche costruttive ed i legni utilizzati. Ma qui occorre essere cauti con i giudizi. Intanto si tratta nella maggior parte dei casi di chitarre interamente in massello pur se i legni utilizzati erano meno nobili (non mancano le eccezioni comunque) quali la quercia (oak) e la betulla (birch). Questi legni venivano usati per l'intera cassa armonica, tavola di risonanza compresa!!! Dicevo poi della costruzone; ladder braced prima di tutto, e nelle varianti più semplici; quindi niente "A bracing" o "H bracing"... tre, massimo quattro catene sia per la tavola (con l'aggiunte del rinforzo per il ponte) che per il fondo. Le catene poi terminavano prima delle controfasce, senza incastro quindi. I manici non prevedevano l'uso di truss-rod; dall'inizio degli anni '50 cominciarono ad introdurre i cosiddetti "reinforced neck", semplici manici rinforzati internamente.
Ma come si traduceva tutto questo in termini di suono... beh.. una sola parola: BLUES. Allo stato primordiale. La combinazione di catenature leggere, manici senza tirante, l'uso frequente di ponti flottanti con attaccacorde come nelle chitarre jazz (per ridurre la tensione), tavole di risonanza prodotte con legni "non convenzionali", tastiere in acero "ebonized" (tinto di nero, per dirla terra terra) o meglio ancora in perloid o "mother of toilet" il tutto forgiato in chitarre di dimensioni ridotte (parlor, concert size, 00 per lo più) era praticamente la ricetta segreta di queste bluesbox. Come non innamorarsene?
Certo, nell'acquisto di queste chitarre (che nella maggior parte delle volte si fa al buio) occorre valutare anche i contro insiti proprio nelle povere caratteristiche liuteristiche con cui erano realizzate; ma con un po' di fortuna e un paio di cento euro ci si può ritrovare per le mani uno strumento che forse è passato per le mani di uno dei tanti bluesmen che giravano il delta in lungo e in largo suonando agli angoli delle strade o perchè no, ai crocicchi intorno a mezzanotte!