Si tratta certo di una scordatura minima ma comunque avvertibile se l’azione, cioè la distanza tra la tastiera (o meglio la testa delle barrette metalliche) e il profilo inferiore della corda è oltre quella che viene considerata una distanza “normale”. A grandi linee si può dire che questa distanza, misurata al 12° tasto sul Mi basso, viene considerata normale quando misura in una chitarra acustica intorno ai 3 mm, poco più poco meno. In una chitarra elettrica: intorno ai 2 mm, poco più poco meno. Le variazioni in più o in meno, dipendono dai gusti del chitarrista, dal desiderio di evitare i buzz (dipendenti dalla vigore della mano destra, da alcune caratteristiche delle corde quali il calibro esterno, il calibro dell’anima, flessibilità del materiale), dal voler facilitare il bending, e via discorrendo. Comunque, qualunque sia questa distanza, l’azione si concretizza nell’abbassamento della corda fino a farle esercitare una adeguata pressione sulla testa delle barrette
che delimitano il tasto prescelto. Tale azione procura un leggerissimo aumento di tensione della corda, tanto maggiore quanto maggiore è la distanza tra la corda e la tastiera. Quando accordiamo lo strumento, agiamo sulle meccaniche affinchè queste procurino la tensione necessaria alle corde per raggiungere l’intonazione (il pitch) desiderato. Dunque, premendo la corda e aumentandone seppur leggermente la tensione, è come se agissimo sulla meccanica. Tale “scordatura” o deviazione in più
dall’esatta intonazione diventa percepibile quando l’azione è esageratamente alta. Vi sarà certamente capitata tra le mani qualche vecchia chitarra con un manico decisamente curvo, concavo, con le corde distanti dalla tastiera, verso il V°/VII° tasto, anche 1 centimetro. A strumento
con corde libere accordate, avrete notato quanta scordatura c’era nell’eseguire note o accordi verso
il V°/VII° tasto. Quella era la prova evidente di come l’abbassamento della corda genera un aumento del pitch, inavvertibile se i valori dell’azione rientrano nella normalità, avvertibile se li superano o se il manico evidenza una esagerata concavità e non quel minimo relief in zona centrale gradito da molti.
Maurizio Piccoli è l'uomo senza il quale forse tutto questo non esisterebbe. E' stato a causa di un suo straordinario articolo di fine anni '70 che passai dal piacere di suonare alla passione per la chitarra che sfociò in Nashville, Accordo e SHG. Maurizio ha una conoscenza enorme di tutto ciò che riguarda la chitarra e la sua collaborazione ufficiale ad Accordo, che si avvia oggi con questa rubrica "I mille perché", sarà preziosa per chi vuole capirci di più. Se avete temi specifici che vorreste proporre Maurizio potete scrivere alla redazione. (Alberto Biraghi)