Ieri c'ero anch'io! breve coda agli sportelli, servizio rapido ed efficiente, controlli veloci e accoglienza degna di chi ha fatto di una passione un'arte.
I reparti dedicati alle chitarre mi hanno emozionato sia per la ricchezza degli stand, sia per la disponibilità dei ragazzi che hanno accudito e coccolato per tutta la giornata decine e decine di curiosi ed appassionati.
Ma parliamo di "Ritmi": attraversato un breve corridoio mi trovo al varco di quello che subito mi è sembrato, e non solo a me, un girone dantesco. Immediatamente l'uso della parola è diventato superfluo, i poveri standisti accoglievano i visitatori indossando tappi per le orecchie e cercavano di farsi capire a gesti.
Ragazzi, bambini, persone attempate, tutti provavano indiscriminatamente batterie a percussioni sparse per tutta la superficie del reparto senza il minimo ritegno nè preoccupazione di prevaricare o infastidire il vicino. D'altra parte siamo entrati per questo, avremmo voluto provare e soprattutto ascoltare tutto. Il suono, il timbro, le sfumature di un legno rispetto ad un altro, la brillantezza di un piatto o la dorcezza di un Hang.... Peccato.
L'organizzazione non ci ha reputati all'altezza, avranno pensato che "picchiamo su cose" e quindi siamo tutti sordi. Niente moquette, niente separatori di stand, niente gabbiotti insonorizzati e soprattutto niente usato. Sì, "second hand drum" non esisteva se non in un timido stand nel reparto chitarre.
Christian Mayer che urlava per farsi capire da Maxx Furian, Ellade Bandini che mi saluta e si rammarica dispiaciuto, completano il quadro di come noi batteristi abbiamo vissuto e subito questa "fiera" dei ritmi.
Un euro e cinquanta spesi bene per comperare i tappi di protezione per le orecchie di mia figlia sono stati l'unica spesa che sono riuscito a fare, e pensare che avevo anche la carta di credito, ma non sono riuscito ad ascoltare nulla.
VxVictor