“The Log” (il tronco, il ceppo, il pezzo di legno) è il nomignolo dato da Les Paul a uno dei suoi primi e più famoso prototipo di chitarra costruito durante il percorso che lo avrebbe portato alla progettazione finale della sua famosissima chitarra solid body uscita nel 1952. Quel che segue è il racconto di un immaginario dialogo tra le due parti più importanti che costituiscono “The Log”: il blocco centrale e le due ali laterali derivanti dalla divisione in due del corpo di una arch-top.
- “Hey, ma chi sei? Come mai t’hanno segato in due?” La domanda veniva da un parallelepipedo di pino adagiato sopra un tavolo della fabbrica di chitarre Epiphone. Doveva essere un sabato e correva l’anno 1939. Fabbrica deserta, nessun operaio, solo un tizio giovane, intorno ai 25 anni che armeggiava con le seghe e i macchinari. Si chiamava William Lester Polfus e in seguito lo avrebbero chiamato Les Paul. Al pezzo di legno interrogante risposero le due parti specularmente gemelle di una chitarra archtop targata Epiphone, di proprietà dello stesso ragazzotto. - “Come vedi questa specie di macellaio del mio corpo ne ha fatto due parti e sinceramente non so come abbia intenzione di proseguire. Forse mi vuole sposare con te. Chi l’avrebbe mai detto! Una nobildonna come me incastrata con un luridozzo, tracagnotto, spigoloso pezzo di conifera! Ma tu chi sei?” - “Beh, sono il nipote di una vecchia traversina da rotaia, una 10 x 10, che lui ha usato qualche tempo fa. Ci aveva messo sopra anche un pickup, una corda. Mia zia sì che ne aveva visti di treni passarle sopra! No, io no, sono solo un pezzo di legno giovane, senza esperienze. Pulito, pulito” La Epiphone tagliata in due rispose seccata. - “Questo genialaccio mi ha detto che oramai non servivo più, che avevo una voce troppo debole per suonare in orchestra e che quando alzavano il volume mi mettevo a urlare come un lupo, creando solo problemi. Adesso mi sa che mi voglia usare solo per far credere alla gente che la sua invenzione è in fondo in fondo una chitarra. Con i suoi “manici di scopa” precedenti deve aver fatto più di qualche brutta figura. La gente gli chiedeva dove voleva arrivare con quella specie di tronco suonante. Sai, anche l’occhio vuole la sua parte. E così, questo qui mi ha segato e adesso temo che diventerò semplicemente le tue due ali. Serviranno solo a far credere che tu sia una chitarra invece di un pezzaccio di legno con attaccato qualche microfono. Comunque, anche con le mie ali un angelo non lo diventerai mai! Meno male che sono in compagnia con un vero manico in mogano.” - “Ma davvero a mia zia Traversina hanno detto che era una cosa oscena?” - “Sì, sì. Era una delle sue prime uscite. Les Paul voleva vedere la reazione della gente e in un club dove suonava fece vedere il solo tronco con pickup con attaccato un manico. Disastro! Appena però ci attaccò due “ali” di chitarra i presenti cambiarono idea e quasi applaudirono.”
- “Senti, a me mi sa che tu riesci a vedere nel futuro. Puoi dirmi allora cosa sarà di noi? Rimedieremo ancora brutte figure, incomprensioni?” - “Purtroppo sì! Vedrai che quando ci porterà fra qualche anno... intorno al ’46... da Berlin, sai il gran capo della Chicago Musical Instruments, quello non capirà un tubo della visione innovativa del progetto. Diranno che siamo una scopa con pickup. Intanto Leo Fender avrà già tutto bene in testa e taglierà lui per primo il filo di lana sul mercato della solid body. Sai, gli “elefanti” sono lenti e ci vogliono gli uomini illuminati per mandare avanti le cose. Ecco, ci vorrà uno come Ted McCarty per capire che l’idea delle chitarre piene era ottima. Arriverà in Gibson nel ’50 ma intanto Leo avrà già fatto le scarpe a tutti con l’uscita della Broadcaster.” - “Ah, allora la nostra tribolazione avrà un lieto fine?” - “Oh sì, diventeremo famosi! Certo che rispetto a come siamo adesso cambieremo silhouette. Tu sarai fatto di mogano e ti allargherai. Io sarò di acero come le mie fasce attuali e ti farò da coperta, con un andamento bombato come i violini. Alla Fender le bombature non le possono fare, non hanno le macchine. Comunque saremo uno sopra l’altro, sposati per sempre. Voglio vedere poi cosa avranno da dire in orchestra! Avremo il suono più potente di tutti, senza urli, bello pulito, penetrante. Alla faccia dei batteristi e delle sezioni di fiati. E poi, ti faccio una confidenza, saremo un’icona del rock! - “Del rooock?! E che cos’è?” - “Ah, già, scusa... È... che ne so... un modo nuovo di agitarsi, di rompere... di vivere la vita, di esprimersi... Non ne so molto ma vedo... vedo che saremo come dei fulmini parlanti nelle mani di gente come Jimmy Page, Eric Clapton, Slash, Gary Moore. - “Davvero!? Senti un po’, ma cosa saranno mai tutte queste viti, placchette, manichetti, bobine, ferramenteria che quel Polfus ci ha appiccicato addosso?” - “Servono soprattutto a far diventare inutile il mio corpo attuale. Tutta d’un pezzo non urlerò più e le bobine che hai sopra sono come due orecchie. Collegate a un macchinario e a un altoparlante daranno vita a un suono anche fortissimo.” - “A volte mentre sta armeggiando intorno a noi parla da solo. Ne ha sempre una di nuova in testa. Ho sentito dire che ha inventato anche il reggi armonica a bocca. Che sia vero?“ - “Oh, certo. Alla Gibson c’è qualcuno che dice sia un po’ pazzerello ma certo ci sa fare. Anche con le dita sullo strumento, lo chiameranno il Mago di Waukesha, il posto dove è nato! E anche con le donne. Con la Mary Ford sarà proprio una bella scivolata sul ghiaccio.” - “Cioè?!” - Il pezzo di pino sgranò tutte le fibre che aveva, incuriosito dalla piega mondana che stava prendendo la chiacchierata. La Epiphone, che ne aveva viste più del diavolo e che leggeva nella palla di vetro, continuò. - “Eh, nel ’48 prenderà una bella sbandata... in macchina sul ghiaccio e si maciullerà il braccio destro... e poi altra sbandata per la gonna della cantante Ford, anche lei scivolata sul ghiaccio... del suo whisky. Divorzierà da Virginia, sposerà la Mary del suo cuore, faranno un sacco di successo. Divorzierà anche da lei, avrà una nuova compagna... - “Vabbè, vabbè! Senti ma visto che vedi tutto, dove sarà che andremo a finire come prototipo, ci metteranno da qualche parte?” - “Oh, certo. Avremo una grande vetrina nella Hall of Fame a Nashville! E poi, di tanto in tanto, gireremo gli States, sottovetro. Avremo centinaia di migliaia di figli, nipoti, pronipoti in giro per il mondo. Non potremo lamentarci! Una cosa devo confessarti. Quel Ted McCarty fu davvero importante per farci figliare così tanto. Fosse stato per altri capoccioni della Gibson ora saremmo dentro un vecchio magazzino, buttati lì. Lo sai che non volevano metterci nemmeno il nome di casa sulla paletta? Avevano paura che la solid body fosse un flop. Pensa te!”
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