di Maurizio Piccoli [user #26523] - pubblicato il 16 maggio 2013 ore 07:00
Perché può essere necessario tappare la buca di una chitarra acustica amplificata?
Perché può essere necessario tappare la buca di una chitarra acustica amplificata?
La chitarra acustica, amplificata ai volumi necessari per gli eventi dal vivo, presenta spesso il problema del feedback, una particolare frequenza o strettissima banda di frequenze che si rigenera essendo riacchiappata dal trasduttore dello strumento. L’esito di questo loop, oltre a essere pericoloso per l’impianto di amplificazione, rende difficilmente gestibile lo strumento, induce ad abbassare il volume o ad apportare tagli di frequenza non salutari.
Il dispositivo più economico per risolvere a volte il problema è un "tappo" che chiuda la buca. Altri sistemi più sofisticati contemplano l’uso dei cosiddetti feedback killer (Peavey, Behringer, ecc), dei detector velocissimi delle frequenze fastidiose (dopo aver convertito il suono in digitale) e killer delle stesse fino a che queste permangono. Si disattivano appena la frequenza generatrice del feedback scompare e si riattivano, tagliandola ovviamente, appena questa riappare. I risultati sono molto apprezzabili anche se a qualche purista la conversione A/D D/A genera qualche disappunto anche quando viene effettuata a 24 bit e a frequenza molto alta.
Voi come avete risolto un eventuale simile problema di feedback? E con le semiacustiche e arch-top con le tradizionali buche a effe o di altra foggia, come vi comportate?