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Chili di suono e grammi di strumentazione, la ricetta della felicità
Chili di suono e grammi di strumentazione, la ricetta della felicità
di [user #116] - pubblicato il

Avere la strumentazione di Steve Lukather per suonare cover a una sagra o nella coraggiosa programmazione di un pub è una ricetta per l’infelicità. Soluzioni più snelle e digitali facilitano la vita e aiutano risparmiare: tempo, soldi e gastriti. Attenzione, non perdete il nuovo gioco di Accordo.it in fondo all'articolo
Avere la strumentazione di Steve Lukather per suonare cover a una sagra o nella coraggiosa programmazione di un pub è una ricetta per l’infelicità. Soluzioni più snelle e digitali facilitano la vita e aiutano risparmiare: tempo, soldi e gastriti. 

Attenzione, non perdetevi il nuovo gioco di Accordo.it in fondo all'articolo

Circolava una storiella divertente. Descriveva il musicista come un personaggio romantico che guidava una vettura scassata, del valore di meno di mille euro, zeppa di chitarre, ampli e pedali: strumentazione per più di diecimila euro. Guidava per centinaia di km per puoi suonare per meno di cento euro. La storiella da triste diventa grottesca se poi ci si aggiunge che il più delle volte, in una situazione eroica come questa, una strumentazione del genere diventa persino un fardello. Solo a smontare un amplificatore gigantesco, un rack o una pedaliera grande come una bara, ci si stanca le mani e si arriva al momento del check stravolti e sudati. E ad apparecchiare un bendiddio del genere va via del tempo: almeno quello che basta per innervosire gli altri della band. Se poi subentra anche il più piccolo o inatteso fruscio, rumore o taglio di frequenze è il panico. Se poi, addirittura qualcosa proprio non va e la chitarra non suona, è orrore. Intanto che si aggiusta tutto, la serenità per una performance adeguata è già andata a farsi benedire. Per non parlare del gestore del locale dove si suona. Già prima di conoscerti, per lui sei uno sfigato che arrivava da un’altra provincia per suonare aggratis o a poco più. Ma ti giustificava, pensando che ognuno è libero di divertirsi come vuole. Ora però non ti stai divertendo. Sei sconvolto e ti agiti come un facchino per montare un amplificatore che lui non ti permetterà mai, ma mai, di tenere al volume che speri.
Perchè poi, il problema è proprio questo. Uccidersi per girare con una strumentazione sovradimensionata alle proprie possibilità, che non si può usare e sfruttare come si vorrebbe e si dovrebbe. Perché ogni sforzo, ogni goccia di sudore, ogni forum intasato con richieste di aiuto per cogliere l’alchimia perfetta del routing, dovrebbe essere ripagato dal primo accordo crunch che sgraniamo nel soundcheck. Quando dai quattro coni esplode il Brown Sound e le ribattute vellutate e pulsanti del delay accarezzano il primo arpeggio, il gestore del locale dovrebbe inginocchiarsi, commosso, implorando di darci più soldi. E i nostri compagni di band sorriderci grati, anche loro a occhi lucidi. E invece, quello che ci sentiamo dire, è: "Abbassa."

Chili di suono e grammi di strumentazione, la ricetta della felicità

Ma non basta. Il fondo dell’autostima si tocca quando si cerca di tranquillizzare il gestore che comunque, a locale pieno, con la gente attorno, il suono non sarà quello, sarà piùppiano, meno fastidioso. Così ti sei ucciso per avere un suono; e ora ce l’hai, devi cambiarlo, mortificarlo, sperando di attutirlo e ovattarlo nelle tette delle prime file, così che il gestore te lo lasci usare. Prima di chiederti di fare qualcosa di più acustico.
Un amplificatore grande ha bisogno di posti, situazioni e produzioni grandi. Le sfumature di suono da turnista losangelino che una grande pedaliera offre hanno bisogno di un fonico che le valorizzi e di situazioni di ascolto che permettano, a noi per primi, di beneficiarne.
Avere la stessa strumentazione di Steve Lukather per suonare cover a una piccola sagra o nella programmazione coraggiosa di un pub è la ricetta per l’infelicità. Un tristissimo vorrei ma non posso. Appoggiarsi a soluzioni più snelle, come quelle offerte dal digitale fa risparmiare tempo ed energia; libera posti a sedere in auto dimezzando pure i costi della benzina. Azzera la manutenzione e quintuplica le possibilità di suoni utilizzabili durante il concerto. Alleggerisce montaggio e smontaggio regalando tempo da investire nelle public relations. E garantisce un’uniformità e una qualità di suono senz’altro superiori a quelle di una strumentazione faraonica castrata nel volume, microfonata male e gestita negli ascolti peggio.


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