di tylerdurden385 [user #30720] - pubblicato il 21 gennaio 2014 ore 18:09
Qualcuno di voi saprà, avendo letto un mio diario qualche giorno fa, che ho lasciato il gruppo in cui suonavo, una cover band di Rino Gaetano. Nel mentro suonavo ero anche amministratore della pagina Fb del gruppo e tra una serata e l'altra di tanto in tanto mi soffermavo a fare qualche riflessione, cercando poi di condividere proprio su quella pagina anche gli spunti derivanti da questa sorta di autonalisi alla quale, non so perchè, sono portato costantemente a sottopormi. Così tra un link e l'altro di canzoni e video su youtube ed in mezzo al marasma della pubblicità delle nostre, devo dire orgogliosamente, numerosissime serata piazzai improvvisamente questa sorta di bilancio tutto mio su ciò che stavo facendo. Ora mi è venuta voglia di condividere con voi, giacchè al di là delle chitarre in fin dei conti protagonista principale è sempre la musica, questa personalissima interpretazione su ciò che quel mattacchione mio più o meno conterraneo cercava di dire.
"Ma chi era Rino Gaetano? Fino a qualche anno fa avrei risposto quello che cantava Gianna e Berta, magari anche con la supponenza di chi ascolta musica più ricercata, musica d'oltremanica. Poi la vita, che è strana assai, nei suoi oscuri meandri ti riserva stravaganti sorprese, come quella di farti rincontrare uno degli autori bypassati in adolescenza e catapultarti letteralmente nella sua dimensione. Rino Gaetano diventa quindi quello che ha scritto le canzoni che improvvisamente devi suonare dal vivo, per gente che con ogni probabilità conosce i suoi testi e le sue melodie molto meglio di te. E allora che fai? Semplicemente ti piazzi la sua discografia sul telefonino e cominci a trascorrere tutto il tempo possibile a cercare di capire che diavolo volesse dire quel personaggio tanto singolare, morto due anni prima che tu nascessi. Diventa quindi la colonna sonora di passeggiate solitarie, di code in posta e al supermercato, di docce e momenti più o meno felici. Allora ti ritrovi ad avere un nuovo amico, uno che ti racconta storie di quel periodo in cui i tuoi genitori si preparavano a concepirti. Diventa tuo amico perché nella sua musica c'è l'Italia dei cosiddetti B-movies, quei film che piacciono tanto a Quentin Tarantino e che per molti di noi, nati all'inizio degli anni'80, costituiscono anche il primo incontro con l'erotismo di un cinema un po' osè, quello di Gloria Guida e ancor più di Edwige Fenech. Era l'Italia degli anni '70, orfana delle grandi cause, portate avanti mentre il mondo piangeva i morti del Vietnam, mentre l'Europa viveva divisa a metà, tutta presa com'era a immaginare cosa succedesse al di là di un muro lungo, alto e spesso. Era anche un'Italia in cui la delusione per il fallimento del '68 si divideva nelle reazioni tra coloro che imbracciavano le armi e gli altri, che invece mettevano da parte i girotondi nel fango, le chitarre e le ghirlande di fiori, in favore di una giacca ed una cravatta da sfoggiare la domenica in chiesa o alla festa di paese. In tutto questo cresceva un giovane calabrese a Roma. Rino era un po' come quei film di cui parlavamo prima, in apparenza leggero, di compagnia, sicuramente divertente, ma capace come nessun altro di sbatterti in faccia tutta la mediocrità, la banalità, la crudeltà e finanche la noiosità di una società, quella italiana, ancora impegnata a darsi un tono dopo i disastri derivanti dalle scellerate scelte portate avanti dall'unità in poi, nonostante l'innegabile benessere derivante dal boom economico . Rino aveva una capacità a tratti innaturale di spiegarti quello che non andava mentre ti/si prendeva allegramente in giro, ed in un'epoca ricca di impostori falsamente impegnati questo forse fu un suo limite nella breve distanza, anche se trent'anni dopo è diventato un idolo proprio per quella categoria di persone, che nella sua epoca lo snobbarono. Ma Rino era così, se ne infischiava e tra una filastrocca ed una poesia è stato capace di immortalare nei suoi testi i vizi, le speranze ed anche le virtù di un'Italia, che, alla luce del fatto che quelle canzoni risultino essere ancora così tanto attuali, si è ripiegata su se stessa, come un vecchio ubriacone solo che ha perso tutto. L'Italia delle canzoni di Rino era ancora però piena di poesia, di quella vena a tratti malinconica, a tratti tragicomica, a tratti trionfalistica, propria di uno dei popoli più meravigliosamente distratti della storia del nostro mondo; le canzoni di Rino Gaetano sono ancora oggi tanto attuali forse più che per i vizi, rimasti immutati ma anche orfani della poesia che li accompagnava, per quella romantica convinzione che ci viene inculcata a scuola, in parrocchia e persino nei centri sociali di essere importanti. Rino Gaetano non era semplicemente figlio del suo tempo, anzi, forse non lo era affatto, era figlio della storia italiana. Rino Gaetano era un poeta menestrello a metà strada tra Trilussa, Dante, Boccaccio e Montale. Ecco chi è oggi per me, dopo un anno e mezzo di tributi in giro per le piazze del Meridione, Rino Gaetano, il mio amico."
Io vi invito davvero, qualora ancora non lo abbiate fatto, ad ascoltare con attenzione le sue canzoni, superate le filastrocche come Gianna e Berta filava, leggete i testi di Kathmandu, La vecchia salta con l'asta, I sei ottavi, Cerco, Metà Africa metà Europa, Anche questo è sud, Resta vile maschio e tante tante altre. Vi posso assicurare una cosa soltanto, nelle sue canzoni chiunque può trovare un pezzetto di sè stesso, di un amico, di un genitore, del rione in cui è cresciuto. Proprio questa secondo me è la qualità principale di un artista, la capacità di parlare in modo trasversale alla gente, che sia tramite un sonetto, un solo di chitarra, un testo, un disegno, un quadro o una foto. Ed una cosa che notavo ieri sera guardando dei vecchi video è che come tutte le persone sincere e sensibili si portava negli occhi quella malinconia quasi autoreferenziale, che veniva poi sostituita da un sorriso, del genere derivante dalla gioia di vivere, di esserci e di dira la sua nei pezzi più allegri e disimpegnati, almeno all'apparenza.