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DIDATTICA VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE

Due approcci all'improvvisazione Blues.

di Pearly Gates [user #12346] - pubblicato il 31 gennaio 2014 ore 11:00:25.
E' talmente semplice come consiglio, ma secondo me tutti i grandi artisti hanno imparato così.
Anche io ho sempre fatto così anche se non sono un grande chitarrista.


Questo invece è l'approccio opposto un sacco di regole, di informazioni e nozioni.
La cosa mi affascina ma poi alla fine io (ma penso come me  il 90% delle persone) non metto mai in pratica niente.

.

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Io sono più per il ...
di Foglio [user #19480]
commento del 31/01/2014 ore 11:32:24
Io sono più per il metodo 1...
Io credo che la teoria sia funzionale solo all'uso e non il contrario...
Rispondi
Re: Io sono più per il ...
di Pearly Gates [user #12346]
commento del 31/01/2014 ore 15:13:04
Di solito guardo i video come quello di Varini (che tra l'altro è molto bravo come chitarrista) e mi affascinano ma poi penso che c'è troppo sbattimento troppe nozioni troppo scientifico.

Penso...a che pro? suonare deve essere un piacere, devo esprimere la mi a creatività, lui è un professionista ha un motivo per sbattersi, ma io credo che anche se sei un turnista i produttore ti dice fammi un bell'assolo in questa canzone... non so ...della Pausini e basta; non gli frega se fai la pentatonica o no, anzi se fai cose strane con sonorità troppo particolari te la boccia.

Certe cose sono richieste solo nel jazz.

E poi dicamocelo: tutto sto sbattimento per un assolo che (se c'è) nella canzone dura 10 sec. (tranne che nel jazz).
Rispondi
Re: Io sono più per il ...
di Foglio [user #19480]
commento del 31/01/2014 ore 15:39:05
Io credo che dipenda tutto da come viene costruita la partitura... Io per esempio me lo immagino in testa e poi cerco di riprodurlo (se me lo ricordo) sullo strumento... In questo caso la tecnica serve prima di tutto ad aiutare l'artista nel lavoro di "trascrizione" della parte...

Poi ci sono i jazzisti che costruiscono le loro parti utilizzando teoria per schematizzare le loro azioni, in modo da poter jammare su pezzi estremamente complessi...

E poi ci sono quelli come Varini, che costruiscono tutto partendo dalla teoria... Quindi teoria dell'armonia, scale, triadi, modi, eccetera... Non è così che concepisco la musica... Magari possono venire fuori cose anche carine eh, ma non è così che la intendo io...
Rispondi
Re: Io sono più per il ...
di Pearly Gates [user #12346]
commento del 31/01/2014 ore 17:04:19
E' un po' come la cucina...tra tradizionale e molecolare.

Sapere che reazione fisico/chimica fa in modo che il tuorlo dell'uovo reagisce con l'oilio per fare la maionese... oppure la reazione che forma la crosticina quando cuoci la carne...non me ne frega niente.

Spumine gelatine e cibi che sembrano una cosa e poi hanno il sapore di un'altra con porzioni da fame non mi interessano anzi le odio.
Giocare col cibo è una stronzata per gente che ha soldi da buttare.
Chef come chitarristi si sibizzarrscono in virtuosismi inutili che ti fanno pagare a caro prezzo.

Lo stesso nella musica, tutta una complicazione diadi, triadi, rivolti, modi e chi più ne ha più ne metta e poi magari la musica che ne viene fuori è noiosa.

Dammi un bel panino col salame con la mortadella buoni che sono felice.
Rispondi
Re: Io sono più per il ...
di Foglio [user #19480]
commento del 31/01/2014 ore 17:36:14
Totalmente d'accordo!!!
Rispondi
Non sono riuscito a vedere ...
di Oliver [user #910]
commento del 31/01/2014 ore 22:19:26
Non sono riuscito a vedere il video di Varini fino in fondo, lo ammetto.
Massimo è bravissimo, con l'elettrica, con l'acustica, come produttore e tecnico del suono, come turnista e come musicista. E anche come insegnante e divulgatore. Però in questo caso non riesco a condividere l'approccio. Ok, lui è un professionista e probabilmente "deve" mostrare di conoscere perfettamente la teoria. Ma parlare di blues smontando le frasi meccanicamente (PER ME) corrisponde al tentativo di spiegare la costruzione di una poesia usando un grafico matematico.
Il blues è istinto, la tecnica non c'entra niente. Ascoltare i vecchi bluesman per credere (e confrontarli con Bonamassa, ad esempio: bravissimo ma freddo). Ho scoperto di fare le cose che dice Varini quando strimpello un blues: semplicemente mi vengono in mente, senza sapere assolutamente cosa siano, e cerco di trasferirle sulla chitarra (a volte ci riesco!). Non penso che farebbe una grande differenza sapere qual'è la regola che seguono.
Un po' come valutare se una donna è affascinante leggendo le sue analisi cliniche :)

Poi è ovvio che in certi altri contesti lo studio diventa uno strumento imprescindibile. Ma nel blues... bisogna essenzialmente suonare, ascoltare e avere qualcosa da dire.
Rispondi
Re: Non sono riuscito a vedere ...
di Pearly Gates [user #12346]
commento del 31/01/2014 ore 23:53:0
Tu hai saputo dire meglio ciò che volevo dire io.
Sono perfettamente d'accordo.
Nel senso che è giusto sapere perché fai una cosa, ma quella valanga di informazioni mi sconcerta.
Alla fine tutti i chitarristi che piacciono a me sono tutti ignoranti ne sono sicuro.
Angus Young, Billy Gibbons, Keith Richards, Brian May non credo sappiano le cose che spiega Varini.
Mi sbaglierò ma sono convinto che quelli che ho elencato suonano a istinto. .
Rispondi
Re: Non sono riuscito a vedere ...
di yasodanandana [user #699]
commento del 02/02/2014 ore 07:12:38
per me la questione dovrebbe stare in questo modo : personalmente non ho avuto bisogno di imparare la scala blues, semplicemente mi accorsi che improvvisando su certe note, in relazione alla tonalita' del pezzo, usciva fuori quell'atmosfera che poi e' stata all'origine di tutta la musica popolare dagli anni 50 ad oggi

se uno a questa cosa non ci arriva, ma vuole farla lo stesso, allora deve adottare quell'approccio analitico e vivisezionatore che sta suggerendo varini..

il quale, sono sicuro, la pentatonica, l'approccio blues, l'ha "imparati" in modo spontaneo..
Rispondi
Re: Non sono riuscito a vedere ...
di Chiodo utente non più registrato
commento del 02/02/2014 ore 10:39:31
Si....sicuramente..l'ha imparato in modo spontaneo anche se secondo me un didatta dovrebbe insegnare a sviluppare quella sensibilita' che il lamento del blues richiede ,senza approdare ad un approccio che rischia di diventare meccanicistico...a seconda dell'allievo che a volte puo' avere una mentalita' elastica e in altre schematica!!
Sicuramente molto valido come metodo e da incorniciare ( l'ho aggiunto ai segnalibri...grazie Pearly)che tende ad esplorare nuove connessioni tra le tetradi nei cambi di tonalita',e sono sicuro che Massimo intendesse rivolgersi a coloro che sono interessati un'approccio "Avanzato" del blues e non certo ai neofiti !!
Rispondi
Oliver hai una sensibilità, un ...
di Blackmama [user #27591]
commento del 31/01/2014 ore 22:55:21
Oliver hai una sensibilità, un dono di sintesi e una competenza tali che non riesco a trovarmi mai in disAccordo con quello che scrivi. Anche questa volta hai colpito nel segno. Respect!
Rispondi
Perfettamente d'accordo con te e ...
di dave1975 utente non più registrato
commento del 31/01/2014 ore 22:55:47
Perfettamente d'accordo con te e con Oliver.
Rispondi
La differenza tra i due ...
di alexus77 [user #3871]
commento del 01/02/2014 ore 06:55:20
La differenza tra i due approcci e' che il primo porta ad un fraseggio semplice, che spesso finisce col restare limitato alla pentatonica, mentre Varini apre le possiblita' melodiche ed armoniche e prova a far capire come si possa essere creativi anche su una forma semplice che si presta spesso alla banalizzazione. Il consiglio di Massimo e' un pelino piu' complesso, ma essenziale.
Una cosa molto vera che ha detto MV all'inizio e' anche che il giro blues non ha una vera tonalita'... lo si puo' anche prendere come un canvas sul quale usare le 12 note in liberta', se si vuol fare meno i tradizionalisti, giocando sempre molto di leading tone, cromatismi, e infilandoci dissonanze.
Rispondi
Re: La differenza tra i due ...
di Oliver [user #910]
commento del 02/02/2014 ore 03:11:49
Non sono del tutto d'accordo, soprattutto quando si parla di blues.
Si resta legati alla pentatonica solamente se non si ha fantasia.
Non è necessario conoscere una scala particolare per sapere che si può introdurre nella sequenza una nota "esterna" (o due, o quattro...): se quando si suona si sente prima in testa ciò che si sta per eseguire con la chitarra, come se si stesse cantando, la cosa più importante è essere capaci di tradurre il proprio pensiero sulla tastiera: per far questo ovviamente ci vuole esperienza e un minimo di esercizio, ma la teoria c'entra abbastanza poco. Casomai conta l'orecchio.
Sapere poi se si sta eseguendo una scala misolidia, locria o chissà cosa può essere una curiosità, ma all'atto pratico non è affatto determinante, se sappiamo che "calza" sull'accordo che ci fa da sfondo (e del quale, allo stesso modo, non ci importa poi un gran che sapere come si chiami esattamente). Non è un semplicistico elogio dell'ignoranza o della pigrizia: il blues dopotutto è un ambito molto particolare, abbastanza diverso da tutti gli altri, nel quale la spontaneità, l'immediatezza e l'espressività sono quasi tutto. E, nonostante questa premessa, rimane un genere difficilissimo da suonare. O meglio: facile da suonare... male. In ogni caso, non da preparare a tavolino, a meno che non si scelga di "inquinarlo" (nel senso buono) con elementi di altri stili. Ma allora diventa un'altra cosa e l'approccio cambia di conseguenza.
Rispondi
Re: La differenza tra i due ...
di alexus77 [user #3871]
commento del 02/02/2014 ore 20:22:03
Siamo parzialmente d'accordo. Parto da dove concordiamo, il blues, come tutto cio' che sembra facile in superficie, e' alla fine difficile da suonare bene. E concordo anche sulla inutilita' della preparazione a tavolino, infatti mai detto fu piu' vero del vecchio "impara l'arte e mettila da parte".
Ed e' qui che non concordiamo, o forse si ma ancora non l'abbiamo stabilito, ossia che l'arte va comunque imparata. Il vecchio bluesman dei primi del secolo scorso suonava senza nozioni teoriche... ma aveva qualcosa che un chitarrista di oggi non potra' mai riprodurre, ossia un bagaglio di esperienze di vita che erano l'anima della sua espressione musicale. E questo resta l'aspetto piu' difficile del blues, l'aspetto culturale, perche' quello non lo impari, ma con una comprensione teorica piu' evoluta si puo' prendere il vecchio blues e trasformarlo in qualcosa di piu' attuale.
Esempio, BB King puo' permettersi di fare 90% di un blues stando su una nota, la fondamentale del giro, e variandone ritmi e vibrato, ma lui appartiene ad un'altra generazione. Oggi siamo oltre, perche' la musica si evolve sempre no, e quindi lo studio di quanto dice Varini e' secondo me una premessa fondamentale. Poi, una volta capiti i meccanismi, si deve mettere il nozionismo da parte e suonare, ma per fare bene blues le sfide oggi sono diverse. Spontaneita' ed immediatezza non sono sinonimi di ignoranza musicale... sarebbe come dire che per essere veri poeti si deve essere analfabeti e capire nulla della struttura linguistica di una frase. Qualcosa non torna.
Rispondi
Re: La differenza tra i due ...
di yasodanandana [user #699]
commento del 02/02/2014 ore 21:04:33
==Spontaneita' ed immediatezza non sono sinonimi di ignoranza musicale...==
molto spesso si...
Rispondi
Re: La differenza tra i due ...
di alexus77 [user #3871]
commento del 02/02/2014 ore 22:43:
Vero, ma come anche limitatezza espressiva. Io non credo nel genio assoluto, penso che lo studio, la pratica e l'essere esposti a concetti piu' sofisticati sia cio' che contribuisce a creare l'eccellenza. Non capisco perche' in musica (o almeno in quella non classica) ci si ostini a perpetrare il mito che l'ignoranza sia un valore da coltivare, mentre nelle altre arti si da' per assodato che sia indispensabile avere nozioni. Per essere un pittore, uno scultore, uno scrittore, un poeta, un attore, e' sempre richiesto studio, gavetta, preparazione, e chi riesce ad ottenere risultati eccelsi senza questa preparazione e' normalmente l'outlier di turno, ma non la norma. In musica e' in effetti lo stesso, ma si continua a perpetrare il mito dell'ignoranza come strumento espressivo... almeno in Italia, perche' all'estero anche quando musicisti se la tirano da "fatti da se" hanno avuto ho istruzione nel sistema scolastico o comunque sono stati esposti a stimoli strutturati nella maggiorparte dei casi. In Italia invece si continua a peggiorare. Forse si dovrebbe riflettere sul legame tra educazione e qualita' dell'output musicale ed artistica. E per me questo vale anche sul blues, come gia' detto. Non siamo piu' ai tempi di Lightnin' Hopkins, neppure negli USA, dove comunque la cultura blues e' ancora piu' viva che non in Brianza ad esempio. Senza studio, ritengo impossibile anche solo avvicinarsi a questi generi, e studiare per studiare, tanto vale capire che si sta facendo a mio avviso. Quindi plaudo al metodo Varini.
Rispondi
Re: La differenza tra i due ...
di yasodanandana [user #699]
commento del 03/02/2014 ore 02:49:57
===Vero, ma come anche limitatezza espressiva===
quando compro un disco, mi interessa che mi piaccia, non che quelli che lo hanno realizzato siano versatili… che possono esserlo o anche no, ma a me che mi importa se quello che sento me lo godo (o non me lo godo)?

il resto di cio' che dici e' una risposta a qualcun altro, non a me… nel senso che, indubbiamente, sapere tanto/studiare tanto/razionalizzare tanto, uccide la spontaneità'.. pero' puo' anche essere che a te non piaccia la spontaneità' o che fra gli artisti che ti piacciono di più' la maggioranza sia gente che e' arrivata a piacerti studiando e cio' non puo' essere considerato un gusto brutto o di serie "b" anche perche' e' il tuo gusto e tu non puoi che avere il tuo, e non quello di un altro..

sicuramente, si puo' dire che la maggioranza di coloro che, nella musica popolare, hanno avuto tanto successo e hanno fatto "storia", compresi i beniamini di quasi tutti gli accordiani, erano delle schiappe e sapevano fare una cosa sola (e ritengo che la cosa succeda anche oggi nei generi pop/rock ecc. ecc. che "vanno" per la maggiore)… pero', a te, ribadisco, puo' anche piacere altro..

nessun problema …
Rispondi
Re: La differenza tra i due ...
di alexus77 [user #3871]
commento del 03/02/2014 ore 05:24:44
Si, non rispondo direttamente a te, continuo il discorso partendo dall'ultimo spunto che mi hai dato.
Il gusto personale resta gusto personale, quindi non discutibile. La qualita' musicale certo non dipende esclusivamente dalla sofisticatezza dell'approccio teorico, ma a livello strettamente musicale invece si puo' commentare sulla qualita'. Per questo una canzuncella di Gigi D'Alessio restera' sempre una porcata anche se piace a centinaia di migliaia di persone.
Studiare tanto non uccide la spontaneita'. Quello che la uccide e' fissarsi sulla teoria mentre si suona. In sostanza io la vedo cosi', e la vedo per esperienza sia diretta che indiretta:
- spontaneita' senza studio: creativita', ma destinata ad esaurirsi raggiungendo limiti per poi scadere in monotonia e ripetitivita'
- studio senza spontaneita': automatismo esecutivo, tecnicamente anche ineccepibile, ma noioso
- studio + spontaneita': crescita continua, creativita' realizzata
Quindi continuo a credere che l'approccio di MV sia giusto, non tanto come punto d'arrivo, ma come punto di partenza, per chiunque voglia continuare a migliorarsi.
Rispondi
Re: La differenza tra i due ...
di yasodanandana [user #699]
commento del 03/02/2014 ore 06:25:06
====ma a livello strettamente musicale invece si puo' commentare sulla qualita'===
al massimo si puo' commentare sulla valenza storica di una canzone o di un progetto musicale, ovvero dell'impatto che hanno avuto sul resto della produzione musicale.. in questo senso forse si puo' dire che Gigi ancora non e' importante o impattante, mentre i Ricchi e Poveri, le Spice Girl o i Led Zeppelin lo sono …

===Studiare tanto non uccide la spontaneita'==
se tu ieri suonavi spontaneamente e oggi invece suoni sulla base di tecniche che prevedono il fatto che tu prenda particolarmente coscienza di cio' che fai e di come lo fai, e' ovvio che la spontaneità' recede… ma a te che ti frega? l'importante e' che ti piaccia…

===ma destinata ad esaurirsi raggiungendo limiti per poi scadere in monotonia e ripetitivita'===
puo' darsi.. ma, come ho detto sopra, sono tutte considerazioni che col fatto artistico in se e per se possono anche non aver niente a che fare..
Quando compro un disco, cosa me ne frega, se questo disco mi piace, del fatto che rappresenta il top della creatività' di quegli artisti e che forse, la loro prossima realizzazione, sarà' una mezza copia? anche perche' e' per quasi tutti gli artisti cosi', che so, dei Deep Purple ci ricordiamo, come significative, forse cinque canzoni, il resto ci appare come riempitivo, fuffa

il concetto e' che tu, fino a che vivi un tuo gusto, che incidentalmente riconosci come identificato in approcci musicali particolarmente acculturati o sistematizzati, va benissimo..

il problema e' quando cerchi di identificare cio' come un valore da condividere universalmente, come qualcosa che necessariamente genera e produce il bello o un "migliorarsi" oggettivo …

praticamente, quando parli, io dentro ci vedo l'esatto contrario dell'approccio del 99% di coloro che tutti o quasi consideriamo rockstar.. pero' sei in sintonia con Gigi D'Alessio, che quando fa le interviste parla di studi, se non sbaglio di conservatorio
Rispondi
Re: La differenza tra i due ...
di alexus77 [user #3871]
commento del 03/02/2014 ore 09:14:13
====ma a livello strettamente musicale invece si puo' commentare sulla qualita'===
al massimo si puo' commentare sulla valenza storica di una canzone o di un progetto musicale, ovvero dell'impatto che hanno avuto sul resto della produzione musicale.. in questo senso forse si puo' dire che Gigi ancora non e' importante o impattante, mentre i Ricchi e Poveri, le Spice Girl o i Led Zeppelin lo sono …
*****Affatto. Quelli musicali sono linguaggi, codici, e come per una lingua si puo' giudicare la qualita' espressiva. Un poema sgrammaticato resta sgrammaticato, un brano con progressioni banali e melodie scontate idem. Che piaccia o meno e' altra cosa, ma da un punto di vista strettamente qualitativo si puo' esprimere un giudizio... se si hanno le nozioni adatte ovviamente.

===Studiare tanto non uccide la spontaneita'==
se tu ieri suonavi spontaneamente e oggi invece suoni sulla base di tecniche che prevedono il fatto che tu prenda particolarmente coscienza di cio' che fai e di come lo fai, e' ovvio che la spontaneità' recede… ma a te che ti frega? l'importante e' che ti piaccia…
*****Sono un buon 25 anni che suono, e ho sempre avuto un orecchio non male. Quando suonavo basandomi sulle mie emozioni ero ok. Dopo essermi laureato in musica ho capito quello che facevo, perche' lo facevo, ed ora riesco spontaneamente a creare cose piu' interessanti. La spontaneita' non recede con la formazione, diventa solo piu' interessante.

===ma destinata ad esaurirsi raggiungendo limiti per poi scadere in monotonia e ripetitivita'===
puo' darsi.. ma, come ho detto sopra, sono tutte considerazioni che col fatto artistico in se e per se possono anche non aver niente a che fare..
Quando compro un disco, cosa me ne frega, se questo disco mi piace, del fatto che rappresenta il top della creatività' di quegli artisti e che forse, la loro prossima realizzazione, sarà' una mezza copia? anche perche' e' per quasi tutti gli artisti cosi', che so, dei Deep Purple ci ricordiamo, come significative, forse cinque canzoni, il resto ci appare come riempitivo, fuffa
******Ribadisco che non e' tanto un discorso di gusti, quanto di qualita' musicale. Che poi un artista abbia un suo stile e' indiscusso, ma la capacita' di proporre cose nuove ed interessanti viene solo da chi ha competenze sul lungo termine. Il che non esclude che anche un neofita possa uscirsene con qualcosa che soggettivamente suona come un capolavoro e che anche qualitativamente ha in effetti aspetti notevoli... ma ripetere un successo richiede preparazione.

il concetto e' che tu, fino a che vivi un tuo gusto, che incidentalmente riconosci come identificato in approcci musicali particolarmente acculturati o sistematizzati, va benissimo..
il problema e' quando cerchi di identificare cio' come un valore da condividere universalmente, come qualcosa che necessariamente genera e produce il bello o un "migliorarsi" oggettivo …
*******no, perche' la musica, o meglio il linguaggio musicale (uno dei tanti) di cui parliamo, ossia quello occidentale, e' un sistema comunicativo ben codificato, risultato di secoli d'evoluzione, e dominato da regole ben precise. Piaccia o meno, l'oggettivita' della qualita' compositiva esiste, ed e' riconducibile a canoni ben stabiliti.

praticamente, quando parli, io dentro ci vedo l'esatto contrario dell'approccio del 99% di coloro che tutti o quasi consideriamo rockstar.. pero' sei in sintonia con Gigi D'Alessio, che quando fa le interviste parla di studi, se non sbaglio di conservatorio
******Gigggi potra' studiare finche' vuole, ma finche' continua ad uscirsene con canzonette da balera il discorso conta poco. Moltissime rockstar infatti compongono a mio avviso pezzi banali, anche molti pezzi storici non sono granche' da un punto di vista compositivo. Che poi non vuol dire che non me li ascolto con piacere, o che non trovi geniali alcuni pezzi apparentemente semplici ma con sfumature uniche ed interessanti. Pero' ti sfido a citarmi un solo artista senza preparazione teorica che e' riuscito a continuare a produrre musica interessante negli anni senza scadere nella banale ripetizione.

Credo che tu continui a confondere i concetti che ho proposto: il gusto e' una cosa, la qualita' di un pezzo da un punto di vista strettamente musicale e' un'altra cosa. Le due non vanno necessariamente a braccetto. Per tornare all'analogia con la lingua parlata e scritta, e' possibile che un analfabeta possa dire qualcosa di poetico, ma non e' possibile per un poeta essere analfabeta.
Rispondi
Re: La differenza tra i due ...
di yasodanandana [user #699]
commento del 03/02/2014 ore 10:08:17
===Quelli musicali sono linguaggi, codici, e come per una lingua si puo' giudicare la qualita' espressiva==
la faccenda e' molto differente: se tu vuoi chiedermi dell'acqua e pronunci male il termine, l'acqua non la ottieni e quindi, molto semplicisticamente, forse si puo' dire che l'accuratezza nell'uso del linguaggio ha un'efficacia misurabile.. ma con la musica non e' possibile dato che la sua efficacia e' il gradimento e il gradimento risponde al gusto e al gusto puo' piacere una combinazione di suoni rispetto ad un'altra senza che cio' provochi alcun vantaggio o svantaggio concreto

===Sono un buon 25 anni che suono===
non c'e' problema.. semplicemente ogni esperienza che vivi non e' mai neutrale, non ti lascia mai com'eri prima.. per cui se alcune cose che facevi spontaneamente oggi le fai coscientemente, quella spontaneità' non c'e' più'…

===Ribadisco che non e' tanto un discorso di gusti, quanto di qualita' musicale==
che tu tenti di oggettivare ma senza riuscirci.. forse nel medioevo qualcuno ti avrebbe dato retta, ma da un bel pezzo non e' più' possibile. Anche perché', in definitiva, la musica la si fruisce a gusto e se un brano mi piace, mi piace anche se un certo establishment la giudica di cattiva qualità'..
E, se per stare dietro a cio' che dice tale establishment, mi reprimo e ascolto altro, mi sto semplicemente facendo del male..

==Piaccia o meno, l'oggettivita' della qualita' compositiva esiste, ed e' riconducibile a canoni ben stabiliti==
altri canoni ben stabiliti dicono che i bianchi sono superiori ai neri, che i cristiani vanno in paradiso e quelli delle altre religioni vanno all'inferno, che le donne sono inferiori e che "gay" e' una malattia .. ce ne sono pure altri... penso si possa fregarsene, o no?
Oltre a cio' oggi si puo' ascoltare di tutto, musiche provenienti da culture differentissime, composte ed eseguite secondo stilemi o non-stilemi differentissimi e quindi farci influenzare da esse... quindi di quali canoni parliamo? quali sono i canoni che dobbiamo per forza assumere come nostri parametri di giudizio? io, sicuramente, passo ..


===Gigggi potra' studiare finche' vuole==
se la metti sul piano della competenza, puo' darsi anche che si scopra che lui e' più competente di te e che quindi i suoi brani non sono da te criticabili perché' magari tu non capisci cio' che lui, dall'alto della sua miglior preparazione, capisce benissimo e sa esprimere alla perfezione… :-)
Quindi, a mio parere, meglio attenersi al gusto.. perche' se parliamo di qualita' oggettiva e di qualita' rilevabile attraverso una certa preparazione, diventa un massacro, praticamente si scoprirebbe che a nessuno deve piacere quello che gli piace...

==Le due non vanno necessariamente a braccetto==
vanno a braccetto nel senso che il tuo gusto, proveniente come quello di tutti dalla mentalità' e dai vari condizionamenti, si trova, più' o meno incidentalmente, a coincidere con certi canoni che tu ritieni assoluti.. Per cui quando una musica ti piace, più' o meno forzatamente, razionalizzi tutto cio' ritenendo di aver trovato un perché' della tua preferenza..

ma sempre di gusto si tratta, nel senso che la musica ti piace per gusto e parte del tuo gradimento e' identificarla come rispondente a certi stilemi.. e va benissmo… per altri pero' non e' cosi', e hanno ragione pure loro dato che al loro gusto, come al tuo, non si comanda...


===Pero' ti sfido a citarmi un solo artista senza preparazione teorica che e' riuscito a continuare a produrre musica interessante negli anni senza scadere nella banale ripetizione==
due risposte …

1)chissenefrega … :-)

2)puo' benissimo essere che qualcuno, banalmente ripetendo, risulti soggettivamente, comunque, interessante … ed e' cio' che conta...




in definitiva il mio punto e' che, prima di tutto, oggettivamente, sbagli a sostenere che la spontaneità' non diminuisca al crescere delle nozioni o del razionalizzare…

secondariamente giudico il tuo discorso sulla "qualità'" oggettiva della musica come totalmente campato in aria.. e non posso fare a meno di dire così', perché' come persona differente da te, il mio differente background culturale non mi permette di essere allineato al tuo modo di pensare… in definitiva anche se volessi darti ragione, non potrei .. :-)
Rispondi
Re: La differenza tra i due ...
di alexus77 [user #3871]
commento del 03/02/2014 ore 16:15:46
Yaso, oggi proprio non la vediamo allo stesso modo ;)

**efficacia e gradimento non sono lo stesso parametro, ma ti assicuro che un analfabeta nella vita fara' di norma meno strada ed avra' possibilita' inferiori ed una qualita' di vita inferiore rispetto a chi una lingua la parla bene (anzi, statistiche alla mano e' un dato di fatto). Che centra? Lo stesso: un analfabeta musicale sara' spontaneo finche' vuoi, ma piu' di tanto non riesce a comunicare. Come gia' detto, i casi fuori dal comune possono esistere, ma sono rare eccezioni, non la regola.

**no, non ho perso in spontaneita', ho solo guadagnato in profondita'

**La musica occidentale e' un linguaggio (uno dei tanti, che la musica non e' un linguaggio universale), espressione culturale ben definita, e basata su regole che si sono consolidate nei secoli. Questo e' un dato di fatto. Ed in base a questi paramentri si puo' stabilire se la musica e' qualitativamente valida o meno, proprio come si puo' dire se una persona parla bene o male: non importa se ti piace come parla, alla fine puoi sempre giudicarne la qualita'. Idem per la musica.

**Dubito che Giggi sia piu' preparato di me, ma il fatto resta lo stesso: le sue canzoni sono basate su progressioni banali tipiche della melodia pop-partenopea. Se anche fosse preparato, non usa la sua preparazione per creare composizioni interessanti, ma si limita ad una banale ripetiizione di canoni consolidati, ergo lui potra' anche capirne qualcosa, ma la sua output resta munnezz' ;)

**No ancora. La differenza e' che quando mi piace una canzone cosi' di impatto sono anche in grado poi di fermarmi, riflettere, analizzare e capire perche' colpisce il mio subconscio o il mio gusto, ed inizio a coglierne sfumature ancora piu' complesse... infatti e' difficile che mi piaccia qualcosa di banale, ma non perche' intenzionalmente cerco complessita' fine a se stessa a seguito della mia preparazione: il mio gusto non e' in fondo cambiato, si e' evoluto e capisco di piu' perche'. E' la stessa cosa che succede quando studi una lingua straniera: all'inizio ti barcameni e comunichi l'essenziale, poi lentamente capisci i meccanismi, migliori, e se la studi a fondo cogli anche le sfumature, e sei in grado di riproporle.

**La spontaneita', ribadisco, migliora con la formazione. Capisco il tuo punto di vista, e sospetto di conoscerne alcuni spunti, ma qui parliamo di musica: qualsiasi cosa tu voglia dire in musica non e' altro che espressivita' codificata, indipendentemente dal linguaggio musicale adottato. Comprendere a fondo il codice con cui si sta lavorando e' condizione necessaria ed indispensabile per ottenere un risultato piu' elegante, interessante, efficace. E infatti non mi puoi trovare esempi che smentiscano il contrario, al massimo qualche eccezione che conferma la regola ;)

Questo discorso vale per tutte le arti. Ti invito ad andare di fronte ad un museo, tela e colori, e poi, liberamente, senza condizioni legate ad una preparazione specifica, disegna cio' che vuoi. Poi chiedi alla gente normale che pensa del tuo quadro. Ad alcuni piacera', ma anche a te fara storcere il naso. Poi paragonalo ai capolavori custoditi dietro alle porte del museo, valli a guardare. Magari non sei in grado di capire perche' uno ti piace, ma nella maggiorparte dei casi l'autore sapeva bene cosa voleva ottenere. Non erano spontanei? No, lo erano, ma anche preparati. Ed e' per questo che i loro sono capolavori e i nostri resterebbero scarabocchi da strada... cosi' come lo scarabocchio del nostro primo amico la sopra restera' solo quello e non verra' mai esposto in pubblico ;)
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Re: La differenza tra i due ...
di yasodanandana [user #699]
commento del 03/02/2014 ore 17:46:55

io non e' che la vedo in un certo modo, semplicemente sono aperto al fatto che vada bene ogni tipo di approccio e che l'unico parametro, se ce ne deve essere uno, sia gradimento del pubblico..

per il resto accolgo cio' che dici, ma si tratta ancora di affermazioni assolutiste, di qualcosa che, per gusto tuo, vorresti fosse regola, ma che di fatto non lo e' per tutte le ragioni da me gia' enunciate..

cito solo una frase : "condizione necessaria ed indispensabile per ottenere un risultato piu' elegante, interessante, efficace"

ognuno di questi aggettivi c'e' perché' ce lo hai messo, di fatto niente di cio' che dici e' dimostrato o, addirittura , nemmeno sostenuto … efficace in che senso se, per esempio, tale risultato non mi e' piaciuto? l'interessante chi lo decide se non io? elegante per chi se per me magari non lo e'? e tutto il tuo messaggio, di fatto, segue questo stile..

e ammetti di parlare di musica "occidentale", ovvero europea limitando tu stesso la portata delle tua affermazioni dato che, per esempio, anche attenendosi semplicemente al pop e al rock, si va ben oltre..

..

l'unico punto che hai argomentato e' quello su gigi d'alessio, e anche io, facendo finta di assumere certi stilemi come assoluti, potrei, entrando nella tua logica di pensiero, continuare la discussione, ma non ho voglia..

dandoti pero' uno spunto: anche accettando certi parametri di giudizio sull'arte come da accettare per forza, l'unico sistema che avresti per giudicare la sua produzione come oggettivamente scarsa, sarebbe conoscere esattamente la sua cultura e le sue intenzioni.

Nel senso che se Bach fa una musica semplice, tu non lo consideri l'adagiarsi a certi facili cliche' perche' supponi che lui sia stato semplice per una precisa e razionale scelta stilistica potendo fare, se voleva, ben altro.. ma e' una supposizione come lo e' il supporre, che per D'Alessio, le cose stiano in modo differente... e' per questo motivo che sopra ho affermato che se si scoprisse che e' preparato (e probabilmente lo e', e pure molto) ti toccherebbe, secondo il tuo modo di pensare, forzarti ad apprezzarlo ..

grazie del bel dialogo :-)
Rispondi
Re: La differenza tra i due ...
di alexus77 [user #3871]
commento del 03/02/2014 ore 18:44:
No Yaso, evidentemente non riesco a farmi capire oggi.

Essere preparato e capire i meccanismi non porta automaticamente a risultati eccelsi, semplicemente rende il musicista in grado di raggiungerli, cosa praticamente impossibile per chi non ha quella conoscenza e preparazione.

Il talento senza studio è nulla, lo studio senza talento è sterile. Vale sempre, e il concetto di spontaneità è decisamente fuorviante, perché la musica è un codice, espressione culturale oltre che soggettiva, e per questo la si può giudicare obiettivente sul piano qualitativo. Che non vuol dire che una canzone non possa essere splendida se semplice: mi sembra tu confonda il concetto di semplicità/complessità con quello di qualità bassa/alta. Non c'entra nulla.


"L'unico sistema che avresti per giudicare la sua produzione come oggettivamente scarsa, sarebbe conoscere esattamente la sua cultura e le sue intenzioni."
Concordo in toto... forse alla fine stiamo dicendo la stessa cosa, solo presentandola e pensando la in modo diverso. Grazie anche a te pe lo scambio interessante e pacato :)
Rispondi
Re: La differenza tra i due ...
di yasodanandana [user #699]
commento del 03/02/2014 ore 19:05:48
chiarisco che, per quanto riguarda D'Alessio, sono entrato momentaneamente nel tuo "ambito" ma non e' l'ambito mio, io vado a gusto..

ciao!!
Rispondi
Una memorabile frase del buon ...
di Claudio80 [user #27043]
commento del 02/02/2014 ore 11:10:03
Una memorabile frase del buon Jimi Hendrix dice:
" il blues è facile da suonare, ma difficile da sentire"....
Come tanti di voi anche io mi rispecchio nel primo video, quindi in quella categoria di pentatonicisti che "abusano" di questo tipo di scale proprio per la loro e praticità, e utilizzabilità pressochè illimitata e su tutti i generi.
Quello che dice MV che peraltro seguo spessimo sul suo canale YT è interessante, perchè vuol anche essere un modo per stimolare i musicisti ed in particolare i chitarristi a conoscere nuovi territori musicali magari anche semplici, ma comunque efficacissimi, insomma imparare l'arte e metterla da parte..ma comunque immaginare un BB KIng, un SRV o John Lee Hocker pensare a quali modi utilizzare per suonare un blues mi riesce difficile!
Il blues si sa è sentimento e tanto feeling; e questo è molto importante perchè se si è capaci di trasmettere l'amore per questo genere alla gente si può dire di essere a un buon punto!!
Un saluto!
Rispondi
Io sono con alexus77. ...
di PietroMust [user #3859]
commento del 04/02/2014 ore 13:41:26
Io sono con alexus77.
Semplicemente Varini ti fa ampliare il vocabolario, e conoscendo molte piu' parole e' molto piu' probalbile che riesca a dire piu' accuratamente ed efficacemente (per te e il pubblico) quello che volevi intendere, quindi quello che ti dice il tuo sentire (il blues).

Poi se uno le parloe gia' le sa perche' e' nato cosi' e non ha bisogno di sapere quelli che le studiano come le chiamano, allora va bene lo stesso. Ma questi sono i cosiddetti GENI!
Se sei un genio..allora dalla tua passione e dal tuo istinto e sentimento escono frasi bellissime che hanno un significato e che gli ascoltatori ammirano e di cui si stupiscono. Se, (come nella maggior parte di noi) non sei un genio, allora per poter dire cose belle ed efficaci, un approccio alla Varini non 'e per niente da rifiutare! anzi! Capisci cosa vuole dire, lo metti in pratica e poi i nomi te li puoi scordare...rimangono solo le opportunita' che queste cose ti danno.



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