Come avrete sicuramente intuito, l'Orbital Modulation non è un pedale immediato. Il tempo che necessita per entrare in confidenza va speso non tanto per capire a cosa servono i controlli, tutto sommato intuitivi, ma per utilizzarli al meglio e non finire sempre nei territori del noise.

Sul retro del pedale troviamo le connessioni. Si parte dalla presa da 9v per l’alimentatore dedicato e in dotazione. Immancabili i due jack di in e out e per finire due mini jack (in & out) per collegare l’Hot Hand e il pedale di espressione o controllare l’Orbital via MIDI.

Per quanto riguarda il suono, non ci addentreremo in ognuno dei 12 effetti presenti all’interno del Source Audio. O meglio, non lo faremo a parole, lasciando alle mani di Michele e alle nostre telecamere l'onore. Ci concentriamo invece sulla qualità generale del prodotto, una caratteristica che accomuna tutte le modulazioni con cui abbiamo a che fare.

Colleghiamo lo stompbox tra la Strat di Michele e una Dangelo e diamo un ascolto alla differenza tra sound in bypass e con effetto attivo. Flanger, chorus e phaser sono effetti particolarmente invasivi, ma notare che la pasta sonora dello strumento è rimasta la stessa ci riempie di gioia. Certo, quando si comincia a spingere verso il fine corsa depth e mix, come potrete notare nel video, il suono ne esce pesantemente modificato. Questo non ci stupisce, anzi, ci stimola a giocare per ore tra rumori striduli, scoppiettanti ed estremi.

La qualità del prodotto si sente tutta. Ci si accorge di non avere tra le mani un effetto analogico, ci mancherebbe, ma il DSP si comporta alla grande. L’Orbital è un multieffetto e come tale ha i suoi pregi e i suoi difetti. La possibilità di avere due preset è indispensabile, rende di fatto il Source Audio un doppio effetto, aumentandone la versatilità. Avere in pedaliera qualcosa con all’interno dodici modulazioni diverse da usare una sola per volta può essere fastidioso, due modalità richiamabili già sono un passo avanti.