di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 08 aprile 2016 ore 07:30
Con i suoi due canali il Dual è il modello più versatile della serie Astoria. Trenta watt, un cono da 12’’ e ben otto controlli con cui si possono tirare fuori tanto i suoni più vintage quanto quelli più hi.gain e moderni. Lo abbiamo provato a fondo nell’O.U.T. Side Studio di Michele Quaini.
Avevamo già esplorato le doti degli amplificatori Astoria indagando le peculiarità del Custom. Questa volta il combo finito tra le nostre grinfie è il Dual, un due canali da 30watt, con cono da dodici pollici Celestion Creamback.
Il cuore del sistema è costituito da una coppia di KT66 sistemate nella sezione finale. La sezione di preamplificazione, invece, è occupata da quattro ECC83. La gestione del suono è affidata a otto diversi controlli. Da sinistra, dopo gli ingressi HI e LO, troviamo il volume del canale clean, seguito da gain e volume per il canale overdrive. La sezione di equalizzazione si divide in tre diverse manopole, alti medi e bassi. Segue il controllo di Edge, che permette di intervenire sull’eq globale un po’ come farebbe il controllo di tono in un overdrive. Chiude il master volume con cui si può controllare il volume di uscita che, ve lo assicuriamo, è devastante.
L’Astoria è dotato di un footswitch con cui si può controllare oltre al cambio di canale anche l’attivazione del loop effetti valvolare. Sotto i controlli di gain, master e clean volume si nascondono dei potenziometri push pull con cui si possono attivare tre differenti funzioni. Tirando il master si può ridurre la potenza da 30 a 5 watt. Il clean volume, invece aggiunge una dose da 8dB alle basse, regalando una botta di vita al sound. Il terzo push pull fa le veci del footswitch, cambiando canale da clean a OD.
Cominciamo la prova dal canale clean con la Gretsch. Con un volume poco sopra le ore nove riusciamo a restare su un clean veramente clean, a differenza del Custom che da subito virava al crunch. Con l’equalizzazione in flat non sentiamo la mancanza di nessuna frequenza, anche se, grazie ai controlli molto sensibili, non è difficile sagomare alla perfezione il proprio sound, cucendoselo addosso in base alla chitarra che stiamo utilizzando.
La funzione body, già sul clean, permette di passare a un crunch leggero. Interveniamo sull’eq per limitare un po’ le basse che iniziano a farsi importanti. Il volume del canale pulito funziona come un controllo di gain, ma senza attivare il body, l’incremento di guadagno non è eccessivo.
Passiamo al canale OD e ci accorgiamo che forse la definizione di overdrive gli sta un po’ strettina. Con ancora il gain a solo un quarto della corsa, già ci siamo lasciati alle spalle il crunch e viaggiamo già in territori hard rock, senza compromessi. Aumentano le armoniche e le basse prendono potenza. Anche il sustain si fa ancora più lungo e non si fatica a lanciarsi in assolo oltre che nelle ritmiche più incazzose.
Con la funzione body attiva sul canale OD si riesce a trasformare il sound del Dual in un vero e proprio hi-gain. Le basse diventano enormi e il risultato sembra quello di una eq con medie scavate.
Il Dual è un Marshall non Marshall. Sui puliti sembra andare oltre oceano, ma quando si spinge sul gain torna a Londra in un solo balzo. È un amplificatore con molte sfaccettature, con un’ottima versatilità e un sound eccezionale. Viene offerto a un prezzo che si aggira intorno ai 3000 euro, una cifra considerevole per un amplificatore non esattamente boutique.