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Adrian Belew (...o Below? :) e le sorprese della vita
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di giuZe [user #9228] - pubblicato il 06 aprile 2006 ore 18:37
Uhmm.
Uhmmm. Uhmmm.Lunedí scorso sono sceso allegrotto dal tram per entrare al teatro Ciak di Milano; in mano un bel bigliettozzo per assitere all'esibizione di Adrian Below (?) + Eugene Chadbourne.Avevo notato il manifesto col capoccione pelato qualche mese fa, e avevo colto la palla al balzo: orpo, un grande cantautorchitarristarrangiatorequandoservebatterista viene a Milano a due passi da casa mia e io non lo vado a vedere per risparmiare miseri...uhmm...miseri....diciottoeuro (ugh! :( ...)??
Non sia mai!Giuge cosí il fatidico giorno, e (come dicevo) arrivo a teatro con i classici sei minuti di anticipo.
La platea é gremita, e la cosa mi stupisce un po': non sono certo qui per Chadbourne ("Il genio situazionista della chitarra (e del banjo)", che per inciso é questo tipino qui), e, d'accordo, Belew (o Below?) ha suonato praticamente con chiunque (tanto per fare un elenco sommario, Frank Zappa, David Bowie, King Crimson, David Byrne...); il nostro ha anche al suo attivo una proficua carriera solista, dallo psichedelico "OP ZOP TOO WAH" al cantautorato vario e di classe dei vari dischi "commerciali" (passatemela, li trovo bellissimi e perfettamente commerciali) per arrivare a sporadici, piccoli capolavori come "The acoustic Adrian Belew (o Below?)", che ho letteralmente consumato (per quanto a dire la veritá non sia certo che gli mp3 si consumino...).Orbene, dicevo (ho la tendenza a divagare, come quella volta che...), eccomi fitto in platea, in terza fila, bello di fronte ad una schiera di diffusori (uhmmm); l'acustica del Ciak non é rinomata per la sua qualitá, e stasera (nonostante il sound-tech personale di Adrian) non fará eccezione.[la serata in realtá é stata aperta da Chadbourne, ma per esigenze narrative precise ne parleró dopo]il nostro si presenta in solitudine sul palco, giacca-capoccione-sorrisone d'ordinanza e una bella Parker rosso fuoco (un'altra lo aspetta di lato); selva di ampli e cabinet alle sue spalle (ma non mi dilungo, c'era un articolo in home, la strumentazine é la stessa), Belew (o Below?) attacca con un loop ritmico molto ficcante e percussivo sul quale comincia ad imperversare... ed ecco quello che ci si aspettava: tocco superbo, tecnica ammaestrata ed efficace, suono da urlo, controllo delle dinamiche, bellissimi giochi di leva e di accordi, ecc. Una corsa sfrenata a rincorrere sonoritá arabeggianti, con momenti molto toccanti ed intensi.Bocche aperte, silenzio in sala.Purtroppo questo momento é finito presto, per dare spazio al concerto vero e proprio.
Per non menarla troppo oltre, un concerto che (volendo essere controllato ed equidistante) potrei definire noioso: pezzi perfetti, limati all'inverosimile, leader perfettamente calato nel ruolo di cantante-chitarrista, perfetto in entrambi (una specie di incrocio tra Hendrix e Lennon/McCartney...), pezzi storici e a tratti meravigliosi (...che dire di Dinosaur? Three of a perfect pair?), ritmica competente ed efficace."E allora che vuoi?!?", potrebbe spazientirsi l'occasionale lettore...Voglio che il concerto é stato veramente di una noia mortale, con punte personalmente soporifere. Schematizzando- nessun rischio preso, da nessuno dei tre, mai: i pezzi sono delle gabbie ("...taller walls and stronger cages..."), nessuna possibilitá di variare alcunché, dopo il terzo pezzo nella testa inizio a vedere i blocchetti delle strutture (quattro battute crash del batterista, sedici battute cambio sezione / solo di chitarra - obbligatino col bassista...YAWN!)- tutti e tre con la testa sul loro strumento, i soli veramente soli, interplay poco o nullo.- dinamiche inesistenti, livello di volume (specialmente della ritmica, che spesso e volentieri soverchia il buon Belew [o Below?]) praticamente sempre tenuto tra "85" e "120" (per usare un metro begottiano :): non ho nulla contro le sonoritá metal o comunque molto hard, mischiare le cose mi va benissimo e mi stimola, perfetto che il bassista pigli a mazzate lo strumento per tutto il tempo, va bene che mi fumino le orecchie a fine concerto...ma che sia per qualcosa, please!- in generale, sensazione diffusa di freddezza, tra il controllo totale e il la noia malcelata; questo nonostante i colpetti di bacino alla chids uanna plei ruock en roulll e gli obbligatini con regolamentare gambetta alzata.Quindi delusione, nonostante fosse comunque emozionante ritrovarsi di fronte ad un indiscusso pro; non voglio fare il pedante e vedere il jazz dappertutto, ma ogni tanto ricordiamoci che la musica dovrebbe essere viva, almeno un po'......cosa che per fortuna ha tenuto bene in mente il quartetto di Chadbourne.
Per farla breve, leader chitarrista / banjoista e cantante sgangherato (per pura scelta), armato di regolamentare Gretch Bo Diddley rossa a mattone, "soli" volutamente stentati e dissonanti, chitarra quasi scordata rispetto al piano, batterista sensibile, pianista in giusto equilibrio tra New Orleans e McCoy Tyner (anche cantante all'occorrenza), incredibile figura dell'etno-flautista / bassista che ha suonato (all'occorrenza e piú o meno nell'ordine) 1) una serie di zufoli ricavati da bambu vari, 2) un incredibile basso a manico-di-scopa, un fretless a una corda, e 3) una specie di manico del Mocio Vileda attaccato ad una corda elastica che ancorava a terra con il piede (tutto regolarmente amplificato tramite pickup), del quale pizzicava la corda variando l'intonazione muovendo il bastone tipo nocchiero.......il tutto al servizio di blues, bluegrass, jazz, soul, mischiadi, decostruiti, ricostruiti, cantati con livelli dinamici e di ascolto pazzeschi, crescendo di incredibile intensitá (un pezzo del Coltrane "spaziale", 'Blues for Aida' di Steve Lacy), ironia micidiale nei testi e nei suoni (il pezzo che propone di ricostruire New Orleans in Iraq, la 'Garota de Ipanema' trasformata in 'The girl from Al Quaida', ...), preciso disegno socio-politico sotteso, rispetto per l'ascoltatore...Sará musica "difficile", di nicchia, quello che volete, ma alla fine della loro ora pattuita di concerto i quattro sono stati richiamati a gran voce per un bis...se le cose stanno cosí, viva la nicchia, viva il situazionismo, viva i mad-doctor sfigatelli e lucidissimi..gps alla fine del concerto il buon Adrian ha dissipato ogni dubbio onomastico, presentando se stesso con un bel "And me, you know, I'm Adrian Below"...risolto :)
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Uhmm.
Uhmmm. Uhmmm. Lunedí scorso sono sceso allegrotto dal tram per entrare al teatro Ciak di Milano; in mano un bel bigliettozzo per assitere all'esibizione di Adrian Below (?) + Eugene Chadbourne. Avevo notato il manifesto col capoccione pelato qualche mese fa, e avevo colto la palla al balzo: orpo, un grande cantautorchitarristarrangiatorequandoservebatterista viene a Milano a due passi da casa mia e io non lo vado a vedere per risparmiare miseri...uhmm...miseri....diciottoeuro (ugh! :( ...)??
Non sia mai! Giuge cosí il fatidico giorno, e (come dicevo) arrivo a teatro con i classici sei minuti di anticipo.
La platea é gremita, e la cosa mi stupisce un po': non sono certo qui per Chadbourne ("Il genio situazionista della chitarra (e del banjo)", che per inciso é questo tipino qui), e, d'accordo, Belew (o Below?) ha suonato praticamente con chiunque (tanto per fare un elenco sommario, Frank Zappa, David Bowie, King Crimson, David Byrne...); il nostro ha anche al suo attivo una proficua carriera solista, dallo psichedelico "OP ZOP TOO WAH" al cantautorato vario e di classe dei vari dischi "commerciali" (passatemela, li trovo bellissimi e perfettamente commerciali) per arrivare a sporadici, piccoli capolavori come "The acoustic Adrian Belew (o Below?)", che ho letteralmente consumato (per quanto a dire la veritá non sia certo che gli mp3 si consumino...). Orbene, dicevo (ho la tendenza a divagare, come quella volta che...), eccomi fitto in platea, in terza fila, bello di fronte ad una schiera di diffusori (uhmmm); l'acustica del Ciak non é rinomata per la sua qualitá, e stasera (nonostante il sound-tech personale di Adrian) non fará eccezione. [la serata in realtá é stata aperta da Chadbourne, ma per esigenze narrative precise ne parleró dopo] il nostro si presenta in solitudine sul palco, giacca-capoccione-sorrisone d'ordinanza e una bella Parker rosso fuoco (un'altra lo aspetta di lato); selva di ampli e cabinet alle sue spalle (ma non mi dilungo, c'era un articolo in home, la strumentazine é la stessa), Belew (o Below?) attacca con un loop ritmico molto ficcante e percussivo sul quale comincia ad imperversare... ed ecco quello che ci si aspettava: tocco superbo, tecnica ammaestrata ed efficace, suono da urlo, controllo delle dinamiche, bellissimi giochi di leva e di accordi, ecc. Una corsa sfrenata a rincorrere sonoritá arabeggianti, con momenti molto toccanti ed intensi. Bocche aperte, silenzio in sala. Purtroppo questo momento é finito presto, per dare spazio al concerto vero e proprio.
Per non menarla troppo oltre, un concerto che (volendo essere controllato ed equidistante) potrei definire noioso: pezzi perfetti, limati all'inverosimile, leader perfettamente calato nel ruolo di cantante-chitarrista, perfetto in entrambi (una specie di incrocio tra Hendrix e Lennon/McCartney...), pezzi storici e a tratti meravigliosi (...che dire di Dinosaur? Three of a perfect pair?), ritmica competente ed efficace. "E allora che vuoi?!?", potrebbe spazientirsi l'occasionale lettore... Voglio che il concerto é stato veramente di una noia mortale, con punte personalmente soporifere. Schematizzando - nessun rischio preso, da nessuno dei tre, mai: i pezzi sono delle gabbie ("...taller walls and stronger cages..."), nessuna possibilitá di variare alcunché, dopo il terzo pezzo nella testa inizio a vedere i blocchetti delle strutture (quattro battute crash del batterista, sedici battute cambio sezione / solo di chitarra - obbligatino col bassista...YAWN!) - tutti e tre con la testa sul loro strumento, i soli veramente soli, interplay poco o nullo. - dinamiche inesistenti, livello di volume (specialmente della ritmica, che spesso e volentieri soverchia il buon Belew [o Below?]) praticamente sempre tenuto tra "85" e "120" (per usare un metro begottiano :): non ho nulla contro le sonoritá metal o comunque molto hard, mischiare le cose mi va benissimo e mi stimola, perfetto che il bassista pigli a mazzate lo strumento per tutto il tempo, va bene che mi fumino le orecchie a fine concerto...ma che sia per qualcosa, please! - in generale, sensazione diffusa di freddezza, tra il controllo totale e il la noia malcelata; questo nonostante i colpetti di bacino alla chids uanna plei ruock en roulll e gli obbligatini con regolamentare gambetta alzata. Quindi delusione, nonostante fosse comunque emozionante ritrovarsi di fronte ad un indiscusso pro; non voglio fare il pedante e vedere il jazz dappertutto, ma ogni tanto ricordiamoci che la musica dovrebbe essere viva, almeno un po'... ...cosa che per fortuna ha tenuto bene in mente il quartetto di Chadbourne.
Per farla breve, leader chitarrista / banjoista e cantante sgangherato (per pura scelta), armato di regolamentare Gretch Bo Diddley rossa a mattone, "soli" volutamente stentati e dissonanti, chitarra quasi scordata rispetto al piano, batterista sensibile, pianista in giusto equilibrio tra New Orleans e McCoy Tyner (anche cantante all'occorrenza), incredibile figura dell'etno-flautista / bassista che ha suonato (all'occorrenza e piú o meno nell'ordine) 1) una serie di zufoli ricavati da bambu vari, 2) un incredibile basso a manico-di-scopa, un fretless a una corda, e 3) una specie di manico del Mocio Vileda attaccato ad una corda elastica che ancorava a terra con il piede (tutto regolarmente amplificato tramite pickup), del quale pizzicava la corda variando l'intonazione muovendo il bastone tipo nocchiero.... ...il tutto al servizio di blues, bluegrass, jazz, soul, mischiadi, decostruiti, ricostruiti, cantati con livelli dinamici e di ascolto pazzeschi, crescendo di incredibile intensitá (un pezzo del Coltrane "spaziale", 'Blues for Aida' di Steve Lacy), ironia micidiale nei testi e nei suoni (il pezzo che propone di ricostruire New Orleans in Iraq, la 'Garota de Ipanema' trasformata in 'The girl from Al Quaida', ...), preciso disegno socio-politico sotteso, rispetto per l'ascoltatore... Sará musica "difficile", di nicchia, quello che volete, ma alla fine della loro ora pattuita di concerto i quattro sono stati richiamati a gran voce per un bis... se le cose stanno cosí, viva la nicchia, viva il situazionismo, viva i mad-doctor sfigatelli e lucidissimi. .g ps alla fine del concerto il buon Adrian ha dissipato ogni dubbio onomastico, presentando se stesso con un bel "And me, you know, I'm Adrian Below"...risolto :) |
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