di redazione [user #116] - pubblicato il 11 gennaio 2021 ore 07:30
Il carattere del preamplificatore segna in maniera sensibile l’economia di una registrazione audio. Con la chitarra elettrica, la scelta del preamp in studio può delineare il risultato.
Quando si parla di registrazione audio, ogni anello della catena è importante per tracciare le caratteristiche di quello che sarà il risultato finale. Con la chitarra elettrica, la situazione è particolarmente complessa in quanto i filtri tra strumento e banco di missaggio sono molteplici. Senza scomodare la scelta della strumentazione in senso stretto, il modo in cui “si entra” nel banco può rappresentare un nodo cruciale per il carattere generale del lavoro.
Una volta piazzato il microfono prediletto davanti al proprio amplificatore preferito, occorre fare una scelta talvolta sottovalutata, ma dal peso non indifferente. Il preamplificatore con cui si decide di trattare il segnale captato dal microfono applica inevitabilmente il proprio carattere all’insieme.
Può trattarsi di una lieve sfumatura, di un colore più o meno evidente a seconda delle condizioni o di un vero filtro chiaramente udibile anche per un orecchio non allenato. I livelli sono tanti, e Michele Quaini ha deciso di portarci in sala per una prova sul campo con alcuni tra i preamplificatori da studio più amati - e ascoltati - in circolazione.
In tavola ci sono cinque modelli.
Il Neve 1073 è uno dei preamplificatori microfonici forse più usati in assoluto, spesso preferito per le sue medie molto caratteristiche.
Il Neve 1081 ha una gamma media meno pronunciata, ma sa risultare altrettanto dolce all’orecchio.
Segue un originale Chandler Limited, distinto per la presenza di componenti al germanio.
Concludono un intramontabile API 512 e un versatile JoeMeek Pre Q.
Indossate un buon paio di cuffie o accendete le vostre casse monitor, e buon ascolto!