Se il passaggio delle chitarre Fender dai 21 ai 22 tasti - come visto - si può considerare pressoché indolore, non si può dire lo stesso della transizione di una chitarra verso i 24 tasti.
La forma stessa del corpo potrebbe dover essere soggetta a leggere modifiche per consentire l’accesso agli ultimi tasti, difficilmente raggiungibili con comodità sulla quasi totalità dei modelli di stampo vintage.
Inoltre la posizione del pickup al manico, solitamente posto a ridosso della tastiera e in corrispondenza del 24esimo tasto virtuale, dovrà necessariamente arretrare quando si richiede alla chitarra la presenza di un vero 24esimo tasto. Così l’equilibrio ricercato da Leo Fender e la conseguente risposta armonica - già affrontata - viene a perdersi e il suono della chitarra ne risulterà inevitabilmente diverso.
Prendere a esame una chitarra progettata da zero per avere 24 tasti rende difficile individuare in che misura gli accorgimenti abbiano influenzato la visione dell’autore. Pertanto, è interessante prendere come riferimento un modello famoso per esistere in due precise varianti: la PRS Custom, a 22 e a 24 tasti.
A una prima occhiata, una Custom 22 e una Custom 24 possono apparire quasi identiche. Aguzzando la vista, però, emergono delle precise differenze.
La suonabilità
I due tasti extra devono trovare spazio verso il body, così il corpo della Custom 24 si comprime rispetto a quello più affusolato della Custom 22. Ciò permette alla chitarra di offrire un accesso più comodo agli ultimi tasti, laddove su una cassa da Custom 22 risulterebbero troppo “dentro” il body.
La vestibilità
La giunzione tra manico e corpo arretra al punto da trovare corrispondenza circa due fret più avanti.
Allo stesso modo, anche la spalla superiore si sposta, risultando in una diversa vestibilità con la tracolla. Una Custom 24, una volta indossata, potrebbe trovare insomma il manico “più fuori” rispetto a una Custom 22, modificando in maniera non trascurabile le geometrie a cui il chitarrista può essere abituato.
L’approccio
Se quanto descritto finora può sfuggire per merito delle proporzioni aggraziate di entrambi gli strumenti, un altro dettaglio balza immediatamente all’occhio quanto alle mani.
Il pickup al manico della Custom 24 deve necessariamente indietreggiare per fare spazio al 23esimo e al 24esimo tasto. Così la zona tra i due pickup si restringe, portando il chitarrista ad assumere presumibilmente un approccio alla plettrata leggermente diverso. Il risultato può variare di caso in caso ed è tutt’altro che una scienza esatta, ma ci si può trovare a plettrare più a ridosso del ponte, senza mai spingersi troppo verso il manico. Ancor più rara è l’ipotesi che ci si trovi a scavalcare il pickup al manico, cioè una porzione di corda che, in una Custom 22, non si avrebbe problemi a pizzicare.
Il suono
La risposta stessa dello strumento si modificherà, in quanto il pickup al manico di una Custom 24 non risponde allo stesso modo rispetto a quello di una Custom 22.
Sul piano deliziosamente tecnico, tale fenomeno si può spiegare con le geometrie dello strumento, la disposizione delle armoniche lungo la corda e quindi la corrispondenza delle stesse con i poli dei magneti. In maniera più semplice, un pickup più arretrato - a meno di non bilanciare il fenomeno con una diversa vocalità del microfono stesso - avrà una voce leggermente più aperta e brillante.
Una curiosità
Proviamo per un attimo a immaginare un mondo parallelo.
La Custom 22 riceve i due tasti extra senza rivedere le geometrie del body: il risultato è uno strumento sicuramente bello a vedersi, ma in cui gli ultimi tasti sono quasi inservibili, un mero esercizio di stile.
Viceversa, quanto apparirebbe strano quello spazio vacante lasciato tra l'humbucker e il manico, se una Custom 24 si trasformasse in una chitarra a 22 tasti senza modificare la posizione del pickup al manico.
Come spesso accade in musica, non c’è una risposta su quale soluzione sia oggettivamente migliore, né se l’equilibrio trovato da Paul Reed Smith nel declinare uno strumento su 22 e 24 tasti sia quello più adatto.
Tutto cade nel campo del soggettivo, ma una cosa è innegabile: è anche questo universo di sfumature e di possibilità ad alimentare il fascino della sei-corde. |