Fino a pochi anni fa sembrava impensabile l’idea di realizzare una canzone, o addirittura un intero album senza mai incontrarsi di persona, perché questo significava avere a disposizione delle costose apparecchiature di registrazione professionali, che per ovvi motivi non tutti potevano permettersi. Oggi invece, grazie ai computer, chiunque può essere in grado di prodursi la propria musica.
A questo punto sorge una domanda che personalmente mi sono sempre posto. È giusto considerare quello di fare musica un diritto che tutti dovrebbero avere?
Mi spiego meglio: se è vero che la tecnologia in ambito audio (e non solo) sta migliorando la vita a molti musicisti, è altrettanto vero che sta contribuendo a creare nella mente di molti altri l’illusione di essere in grado di produrre buona musica, soltanto perché si dispone di tutta l’attrezzatura necessaria.
L’inevitabile conseguenza di tutto questo è che il livello qualitativo della musica autoprodotta negli ultimi anni si sta abbassando notevolmente, rischiando di far sì che, per l’ascoltatore medio, questo tipo di musica mal prodotta diventi la normalità al punto che chiunque disponga di un computer e una piccola tastiera MIDI, si senta un artista in dovere di creare musica comodamente dalla sua scrivania.
Questo tipo di tecnologia dovrebbe servire a semplificare al musicista il lavoro di composizione e stesura del brano, o magari anche di produzione dell’intero album, ma non sostituirsi mai al musicista stesso.
La strada che personalmente ho sempre seguito, e consigliato a chiunque me lo abbia chiesto durante questi anni, è quella di rivolgersi a un professionista del settore, o per lo meno di studiarsi bene come funziona l’home recording prima di cimentarsi in registrazioni di qualità mediocre, specialmente se si ha l’intenzione di pubblicare la propria musica sulle piattaforme online o su supporti fisici come per esempio i CD.
Supponiamo però ora che per una serie di motivi, primo fra tutti il recente lockdown, non si abbia la possibilità di incontrarsi di persona, ma che si abbia comunque la necessità di pubblicare un album. È possibile registrarsi totalmente da casa e affidare magari soltanto il lavoro di mix e master a un produttore specializzato?
È una sorta di esperimento sociale che con un amico di lunga data abbiamo deciso di intraprendere proprio durante lo scorso lockdown, un po’ per gioco, un po’ per poter dare un senso a quelle giornate in cui eravamo chiusi in casa senza contatti fisici con il mondo esterno.
A complicare ulteriormente le cose, ci si è messo anche il fatto che questo mio amico, Andrei, vive nel Regno Unito, e anche gli altri musicisti che hanno collaborato con noi durante questo progetto vivono ognuno in un Paese diverso. La cantante per esempio si chiama Victoria e vive in Russia, mentre il produttore vive attualmente in Spagna. C’è inoltre un piccolo dettaglio: non solo non ci siamo mai incontrati per realizzare questo EP, ma non ci siamo proprio mai visti di persona in tutta la nostra vita.
Ebbene, le sei canzoni che compongono Amor Fati, titolo del nostro EP, sono state suonate, cantate e prodotte da persone che vivono sparse per il mondo e di cui fino a poco tempo fa ignoravamo totalmente l’esistenza.
Al termine del nostro “esperimento”, abbiamo deciso di chiamare la band, se così si può definire, “Smoking With Poets” e volevamo quindi vedere fino a che punto un album prodotto in questa maniera avrebbe potuto avere un qualche tipo di successo. Così, oltre agli ormai noti YouTube e Spotify, abbiamo deciso di pubblicarlo anche su Jamendo, una delle principali piattaforme al mondo dedicata alla musica indie, dove con nostra enorme sorpresa abbiamo raggiunto quasi 700 mila ascolti per una sola canzone, facendo sì che il nostro EP arrivasse all’attenzione del multipremiato podcast britannico “The Bugcast”, che ha trasmesso la nostra musica e raccontato la nostra storia nel corso di molteplici episodi, ottenendo ottime recensioni. Niente male per un progetto nato quasi per gioco!
Attualmente siamo già al lavoro per il secondo EP, in uscita a breve, che si chiamerà Letters, dedicato a vari artisti che in qualche modo ci hanno influenzato con la loro musica e in cui daremo più spazio alle chitarre. Stiamo inoltre pianificando finalmente un incontro per conoscerci di persona e per prepararci a future esibizioni live, per cui siamo già stati contattati da alcuni organizzatori di eventi.
Se vi state chiedendo perché sto raccontando la nostra storia proprio a voi, è perché seguo questo sito da una vita, pubblicando di tanto in tanto qualche articolo, e soprattutto perché so che fra voi è pieno di ottimi musicisti che magari vorrebbero provare a realizzare musica propria ma non sanno se potrebbe funzionare, e vorrei dirvi di provarci in ogni caso, perché si inizia sempre per gioco e poi non si sa mai come va a finire.
Se qualcuno di voi volesse contattarci per domande, informazioni, o magari se c’è qualcuno di più esperto che ha consigli da darci, o perché no, per possibili collaborazioni o proposte, potete farlo scrivendo all’indirizzo:
Per chi invece desiderasse ascoltare il nostro EP, .
per chi volesse supportarci: prima di acquistarlo avete anche la possibilità di ascoltarlo gratis per intero. |