Vi raccontiamo, grazie a una chitarra straordinaria, quella che è stata la nascita di un progetto corale che ha coinvolto alcuni artigiani italiani con l’obiettivo di creare un polo dedicato al restauro d’eccellenza per gli strumenti d’epoca.
Nel corso degli anni, grazie alla mia passione prima, e lavoro poi, ho avuto il piacere di conoscere moltissimi artigiani liutai, italiani e non.
In questo continuo percorso di collaborazione e interscambio mi sono reso conto che quando si parla di liuteria, sia essa classica o moderna, ci troviamo a trattare di un mondo dalle mille sfaccettaure, tali per cui il mestiere del liutaio diventa per necessità estremamente specializzato.
Anche se esistono ottimi liutai poliedrici, ho imparato ad apprezzare col tempo quelli che, di fronte a certe lavorazioni specifiche per le quali non si sentivano all'altezza, preferivano consigliarti un loro collega perché più ferrato sull'argomento specifico.
Pertanto, quando mi veniva rivolta la fatidica domanda “a quale liutaio dovrei rivolgermi?”, ho sempre cercato di indirizzare clienti e amici non solo verso quel professionista a loro “più vicino” in mero senso geografico, ma piuttosto verso quello più esperto in un certo tipo di lavorazione o restauro. Per la nostra chitarra è sempre ideale investire in qualità piuttosto che rivolgerci a chi ci offre il prezzo più basso. Certi danni sugli strumenti, causati da imperizia o fretta, non sono più riparabili e inficiano a volte in maniera irrimediabile anche sul valore dello strumento.
Lavorando con gli strumenti d’epoca infatti, le richieste dei clienti sono spesso complesse.
Nella maggior parte dei casi la volontà di salvaguardare l’originalità dello strumento, unita alla contestuale necessità di renderlo nuovamente utilizzabile al 100% del suo potenziale, comporta lavorazioni complesse, per le quali la scelta dell’artigiano può rivelarsi decisiva.
A questo fine ho pensato di formare una squadra di professionisti, il “Tone Team Restore Department”, composto di alcuni Maestri Liutai, che si è unito nella ricerca e nello studio degli strumenti d’epoca, al fine di poter offrire ai clienti il miglior servizio di restauro possibile, condividendo tecniche, ricerche ed esperienze per una crescita comune.
Da Nashville a... Perugia
Di seguito presentiamo il restauro di una Fender Telecaster del 1952 trovata a Nashville dalla famiglia del proprietario originale, un musicista country western che la ha suonata per anni e che, come accadeva spesso negli anni ’70, a un certo punto ha deciso di sverniciare la finitura per un effetto natural che mettesse in risalto le venature del body in frassino.
Un nostro cliente, dopo averla acquistata, ci ha chiesto di curare il restauro. Così abbiamo di buon grado affrontato la sfida.
Il “primo atto” di qualsiasi intervento di restauro è quello di analizzare le condizioni di suonabilità dello strumento e verificarne l’originalità di tutte le parti. Sarà poi il proprietario a decidere se investire nel solo ripristino della funzionalità o se andare a reperire anche quelle parti eventualmente mancanti.
La chitarra appena arrivata si presentava in buone condizioni generali, completa di tutte le parti originali e anche della rara “bulwin case” dell’epoca, anche se il body (in splendida tavola unica) sverniciato e lasciato a legno grezzo aveva senza dubbio vissuto giorni migliori.
I tasti erano ormai molto consumati e il manico, in splendido acero birdseye, conservava la verniciatura originale seppur mancante della decal, della quale rimaneva solo “l’impronta” visibile in controluce.
La chitarra a questo punto è partita alla volta di Perugia, perché del restauro vero e proprio si è occupato il nostro Maestro Liutaio Matteo Rufini.
La problematica più evidente nel voler ripristinare il colore Blonde semitrasparente originale era quella di poter ripulire il grain al meglio, e Matteo ha così accuratamente trattato il body al fine di rimuovere dalle venature tutti i residui di sporco accumulatisi negli anni, senza però modificare spessori e forme originali. All’interno delle cavità era ancora presente parte del colore originale, che è stato preso come campione per poi applicare la verniciatura Blonde rispettando materiali e procedure dell’epoca.
Il refret degli strumenti Fender in acero è sempre delicato in quanto, se non si procede con la dovuta attenzione e con il giusto approccio, il rischio di rovinare la vernice della tastiera è elevato. Figuriamoci con una Telecaster del dicembre del 1952!
Matteo ha proceduto con la dovuta cautela e ha installato i nuovi tasti senza toccare la verniciatura originale.
La chitarra, una volta ultimati i lavori di restauro, è letteralmente rinata e non solo nel look.
Grazie al refret e alla pulizia dell’hardware, in particolare meccaniche e sellette del ponte, si è potuto regolare l’action al meglio, e lo strumento suona davvero in maniera eccezionale. Il circuito è stato ripristinato all'originale "dark circuit" che nel dicembre del 1952 prevedeva il suono filtrato del neck pickup in posizione 1, poi il suono del neck pickup con regolazione di tono in posizione centrale, mentre in posizione 3 il suono del pickup al ponte con regolazione di tono.
Questo circuito sembra mancare della mitica posizione di neck & bridge accoppiati, in realtà il selettore della tele funziona proprio come quello delle vecchie Stratocaster per cui, se lo si porta tra la posizione 2 e 3, otteniamo anche con questo vecchio "dark circuit" la classica posizione della Telecaster che tutti oggi usiamo.
Nonostante il body sia in tavola unica di frassino, è leggerissimo e perfettamente bilanciato con il bellissimo manico in acero birdseye.
I pickup originali danno voce degna a una chitarra che già da spenta dice la sua, veramente uno strumento con i fiocchi! |