I sosia dei Måneskin su un cartellone in Lettonia? Significa più di quanto sembri
di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 25 giugno 2021 ore 15:00
Quattro sosia dei Måneskin compaiono sulla pubblicità di una mozzarella in Lettonia. Fa ridere già così, ma nasconde un messaggio forte, da non sottovalutare.
Ancora Måneskin? Sì, ancora Måneskin, perché quella che molti hanno giudicato superficialmente come una meteora di passaggio sembra fare ogni giorno più luce.
L’ultima notizia è di quelle che strappano anche un sorriso: in Lettonia, sui manifesti pubblicitari di un prodotto caseario d’ispirazione italiana, compare un quartetto di giovanotti che ricordano molto da vicino la band romana.
Tre ragazzi e una ragazza, proprio come i nostrani Måneskin, vestiti di tutto punto con giacche a frange su un torso nudo, sottili sciarpe e occhi dipinti.
Il brand è “Formagia”, che ingaggia dei sosia di Ethan Torchio, Victoria De Angelis, Damiano David e Thomas Raggi per accostare la propria eccellenza alimentare all’Italia. Per la precisione all’elemento che, più di ogni altro in questo momento, secondo il pubblicitario può identificare l’Italia agli occhi del pubblico straniero.
Sotto il marchio compare la scritta “Tik labi kā Itālijā”, che si può tradurre: “Buono come in Italia”.
Da Napoletano, chi scrive questo articolo si permette di dubitare della veridicità di questo slogan e, se devo dirla tutta, trovo alquanto comico l’accostamento di un’imitazione di mozzarella italiana all’imitazione di una band italiana. Ironico.
Tuttavia, accadimenti simili rendono chiaro quanto i Måneskin siano diventati un vero fenomeno di costume.
Non compare Pulcinella, niente Vesuvio né mandolini: l’immagine dell’Italia ora è quella di un quartetto di giovani rockettari con tendenze glam.
Non è una novità che l’Italia sia tornata un po’ sulla bocca di tutti, finalmente sotto una nuova luce.
Il brano “I Wanna Be Your Slave” del quartetto romano ha conquistato il primo posto in USA, è entrato nella Top Ten UK e continua a catturare l’interesse del pubblico internazionale.
Si potrà anche contestare che il loro non sia "vero rock", ma con la loro partecipazione all'Eurovision hanno fatto parecchio incazzare la frangia più conservatrice in Bielorussia, che li ha giudicati "Pervertiti, spazzatura che sa di AIDS". E, piaccia o meno, fare incazzare i conservatori è da sempre una priorità del rock.
Si condividano o meno le scelte artistiche del gruppo e il business che vi gravita intorno, quanto detto è senza dubbio un bel salto di qualità rispetto all’immagine di “Pizza-Mafia-Bungabunga” che il nostro Paese si è trascinato dietro per decenni.
Il fenomeno Måneskin sortisce quindi i primi effetti. Gli Italiani vengono guardati da un nuovo punto di vista, finalmente dei ragazzi e i loro strumenti tornano a essere degli esempi, dei riferimenti, e prende il via il desiderio di emularli.
Gli stessi negozianti di strumenti musicali raccontano come i più giovani tornino ad affollare le loro sale con richieste esplicite di un basso Danelectro “come quello di Victoria” o di una Stratocaster rossa con cui provare a strimpellare alla meno peggio il riff di “Zitti e Buoni”.
Certo, illudersi che ognuno di quei ragazzi diventerà un professionista è follia e il rischio che molti abbandonino in un batter d’occhio è concreto. Come recita un vecchio adagio “Uno su mille ce la fa”, ma anche quell’uno su mille rappresenterà una vittoria per l’intera categoria.
Nel 2021 non c’è spazio per l’esclusività e per l’elitarismo. La musica deve unire e accogliere. È il momento giusto per contribuire a creare l’onda, alimentare la passione, incitare e coinvolgere chi - forse per caso, forse per noia - ha rivolto lo sguardo a una chitarra anche solo per un momento.
Chissà, forse se ne innamorerà, forse no, non sta a noi giudicare.
I più cresciutelli ricorderanno un altro momento storico in cui una “moda” ha invaso l’Italia di strumenti musicali. Certo, i Måneskin NON SONO i Beatles e il loro rock che i più informati considerano “banalotto” forse non avrà le carte in regola per accendere una nuova epoca beat, ma sfido chiunque a trovare una sola buona ragione per cui non bisognerebbe tifare per i quattro romanacci.
Là fuori è un mondo duro, lo showbiz non ha pietà e i Måneskin potrebbero davvero diventare presto una meteora. Se sulla loro scia dovessero nascere nuove stelle made in Italy, future promesse o anche solo una nuova ondata di musica suonata nei club e in sala prove, non potremo che essere grati a “quei quattro capelloni troppo truccati”.