di redazione [user #116] - pubblicato il 14 luglio 2021 ore 13:30
C'è un’altra maniera di amare e vivere la chitarra, che non è necessariamente quella di chi ci passa la vita portandola al collo su e giù dai palchi o tra sale prove e studi di registrazione. A vivere nella chitarra - e per la chitarra - è anche chi le progetta, costruisce e ripara, chi le vende e anche chi le colleziona. Oppure, chi le racconta parlandone o scrivendone nella propria attività giornalistica.
Queste persone, senza essere necessariamente – o prima di tutto – chitarristi, grazie all’esclusività del loro lavoro e della loro passione, portano nel mondo della sei corde tanta qualità: ne aiutano il sostentamento e lo sviluppo, lo tengono vivo. Di questo tema, di cui ci piacerebbe leggere il parere dei lettori, ne abbiamo parlato con Alberto, direttore e fondatore di Accordo, che da un paio d'anni ha cominciato a scrivere romanzi gialli ambientati proprio nel mondo che gravita attorno alla chitarra.
Alberto, vogliamo parlare di questi eroi della chitarra che, tante volte, a stento la suonano?
Non possiamo dimenticare che una delle chitarre più celebri della storia del rock - la Fender Stratocaster - è stata inventata da un uomo che non sapeva suonare. Eppure chi come me ha avuto la fortuna di conoscerlo sa che Leo Fender amava la chitarra sopra ogni cosa, non pensava ad altro, non parlava d'altro. E non è il solo: la gran parte dei grandi liutai suona poco o nulla del tutto. Senza andare troppo lontano basta pensare al nostro indimenticabile Roberto Pistolesi, purtroppo scomparso prematuramente. Roberto aveva abbandonato una vita comoda e una professione di prestigio per fare il liutaio moderno. Aveva studiato metodi di costruzione, materiali, la fisica dei suoni, tutto. Eppure era un chitarrista men che mediocre, suonava il minimo indispensabile a giudicare il suono degli strumenti che costruiva.
Esempi ce ne sono tantissimi. Per esempio Seymour Duncan, che negli anni d'oro si faceva in quattro per imbracciare una chitarra salire sui palchi con le rock star a cui forniva i suoi pickup. Il suo playing era poco più che dilettantesco, ma trasmetteva un tale entusiasmo e amore per lo strumento che nessuno faceva caso a qualche stecca.
Poi ci sono i negozianti di strumenti. Persone che hanno deciso di trasformare la passione in un lavoro che probabilmente non li farà ricchi, ma darà loro la gioia di vivere in mezzo di ciò che più amano. E a fronte di un Walter Carter che suona benissimo e compone, di un Eliot Michael che ha militato in band di buona fama, la maggior parte di chi commercia in strumenti raggiunge a stento il livello di "dilettante avanzato". Tra loro George Gruhn, forse il più celebre commerciante di strumenti moderni della storia, che raramente va oltre Do e Sol 7 quando prova qualunque chitarra, comprese Martin pre-War, Gibson Les Paul del 1959 o Fender Broadcaster originali.
E alla fine anche io (si parva licet componere magnis), che ho contribuito a dare vita ad Accordo e raccontato la chitarra per trent'anni, quando ne prendo una in mano ho un po' di scrupoli ad aggiungere "evoluto" al mio status di "dilettante". Eppure questo strumento mi ha dato innumerevoli gioie e soddisfazioni, restando protagonista in molte fasi della mia vita. Come dice John Prine nel suo testamento artistico "I remember everything", anche io ricordo ogni città, ogni stanza d'albergo, ogni canzone che ho suonato su una chitarra magari un po' scordata.
È proprio così.
Visto che hai nominato Pistolesi. Il protagonista dei tuoi romanzi (disponibili sullo storie di Accordo), Riccardo Bemporad, è un liutaio con un passato da poliziotto che aggiusta chitarre da sogno. Nella sua passione per la manutenzione delle chitarre, impossibile non pensare proprio a un tuo affettuoso omaggio a Pistolesi e a quanto ti ha trasmesso…
Riccardo Bemporad è un miscuglio di persone e momenti che fanno parte della mia vita. Scrivere è l'unica 'attività appagante quanto suonare, perché - proprio come suonare - permette di dare una vita alle proprie emozioni e alla propria fantasia. E di plasmare la realtà - almeno sulla carta - per soddisfare i propri sogni e desideri.
Riccardo Bemporad è di una città che amo molto, Urbino, ma del toscano Pistolesi ha il carattere schivo, l'approccio diretto ai problemi, la meticolosità nel lavoro, l'amore per la precisione. Effettivamente quando lo voglio raccontare mentre lavora parto sempre domandandomi come avrebbe fatto quella cosa lì Roberto.
Invece quando l'ho pensato fisicamente mi sono ispirato all'ispettore Loiacono 'de I bastardi di Pizzofalcone di Maurizio De Giovanni, magnificamente impersonato da Alessandro Gassman. La sua casa è il mio ex studio di MIlano nel quartiere Isola e la sua auto è la mia stessa Subaru di vent'anni fa. Frequenta (raramente, come me) i bar e i ristoranti di Milano che preferisco e come me ha un rapporto complicato con la figlia (anche se per adesso lui lo sa gestire meglio di me). Ha anche molti aspetti caratteriali in comune con mio padre, che riusciva a essere un uomo solido, coerente e irreprensibile grazie alla capacità di gestire in modo ammirevole i tormenti interiori generati da esperienze di vita drammatiche. Bemporad è un po' di tutto questo e anche altro. Conto di smascherarlo un po' di più nei prossimi episodi.