Una dedica all’amore incondizionato, uno dei brani più dolci mai firmati da Franco Battiato e anche una composizione musicale piacevole e divertente da suonare.
“La Cura” non è la classica canzone che si può considerare “chitarristica”. Battiato era noto per il suo approccio originale ai suoni elettronici, per la sua capacità di miscelare la facilità d’ascolto tipica del pop con musica profonda sia sul piano degli arrangiamenti sia su quello dei contenuti. Eppure, un omaggio chitarra e voce può riuscire sorprendentemente bene.
Nella proposta di Paolo, il riferimento non è il sound dei synth e degli archi ricercato da Battiato nel suo arrangiamento originale. Nella versione acustica, l’intro ha un che di pianistico, con un arpeggio dolce che si muove sotto le note al canto, un’anticipazione della strofa in cui la voce subentra. Le parole diventano quindi protagoniste e l’accompagnamento può semplificarsi, con accordi classici e volutamente lasciati a fare da sfondo in un brano che non richiede complessi giochi ritmici, ma si spoglia volutamente di ogni complessità per creare un’atmosfera morbida, quasi eterea e nostalgica.
La svolta avviene poi a metà strofa, quando si può scegliere di richiamare l’intro per sottolineare un cambio di registro e creare movimento nel brano.
Ma “La Cura” è anche un’ottima palestra per prendere confidenza con voicing meno scontati e accordi alterati con cui creare tensioni, valorizzare il canto o rimarcare il movimento dei bassi.
In video, ne dà un esempio Paolo Pilo.
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