di redazione [user #116] - pubblicato il 08 ottobre 2021 ore 16:30
Le chitarre e i bassi Blackbeard sono strumenti artigianali, costruiti a Milano da Paolo Lardera
e sono bellissimi: realizzati dando libero sfogo a fantasia e creatività, gli strumenti di "Barbanera" utilizzano legni inusuali, materiali di recupero e le finiture e le customizzazioni più rustiche ed ardite. L'idea di partenza - che ha distinto Lardera tra i fiori all'occhiello nella scena degli artigiani italiani - è stata partire da un unico punto fermo, la forma della Telecaster, e da lì lasciare che il singolo pezzo di legno e la visione del cliente (armonizzata alla sensibilità e ispirazione del costruttore) creino ogni volta uno strumento unico, speciale. Lo incontriamo per farci raccontare la storia e la visione dei suoi strumenti.
Quando presenti le tue chitarre, ci tieni a precisare che gli strumenti che costruisci ti impegni perché abbiano quelle caratteristiche che ne fanno, al 100%, dei veri “Barbanera”. Quali sono questi requisiti?
Mi piace vedere la chitarra svincolata dalle logiche commerciali, di big brand, di mercato. Posso permettermelo essendo un piccolo costruttore: quindi pongo l'accento su quello che NON si trova comunemente sugli strumenti industriali: L'UNICITA', LO STILE, L'EMPATIA. Ogni strumento che produco è unico, non solamente perché è differente dagli altri ma soprattutto perché è nato attraverso un processo personalissimo, è figlio di un'idea, della scelta dei pezzi, a volte di un cambio di progetto alla luce di nuove idee e particolari durante la costruzione e così via.
Non ho inventato nulla di nuovo: le forme che uso sono tradizionali e così l'impostazione generale degli strumenti ma l'unico merito che credo di meritarmi appieno è che quando qualcuno vede un mio strumento quasi sempre capisce che è mio senza guardare il logo sulla paletta... ed è una grande soddisfazione. In molti hanno costruito chitarre bruciate, altri con materiali di recupero, altri ancora con legni inusuali, ma quasi nessuno ha preso questa come la sua principale via e filosofia di costruzione. Possiamo definirlo "stile"?
Alla luce di tutto ciò e anche dell'esiguo numero di strumenti prodotti, la scelta di un mio strumento è fatta su basi molto empatiche... se ti piace, se te lo senti familiare, se senti che è il tuo, se riesci ad accettare quel qualcosa che non ti va al 100% perché il resto ti piace così tanto lo prendi, altrimenti è troppo "diverso" per portartelo a casa, lascia stare, sono io il primo a dirlo.
Ho letto che per te, la missione del “costruttore di chitarre elettriche” non è solo “saper fare”. È sapere anche interagire con le esigenze del cliente, a volte demolendo i suoi falsi miti, i vari “ho visto su internet” …
Non ho un'esperienza oceanica. Costruisco chitarre da quando ero ragazzo ma solo da 10 anni lo faccio come un artigiano professionista. Trovo che in questo mestiere ci sia sempre da imparare (dicono che il liutaio muoia in bottega... anche se non dicono se presto o tardi !!) ed è il bello di questo mestiere!
Le "regole" sui legni, sui pickup, sui metodi di costruzione che si trovano oramai ovunque in rete hanno si un fondo di verità ma anche un'ampia tolleranza e spesso sono frutto di multipli copia/incolla/ricopia. I miei capisaldi si basano fondamentalmente sulle chitarre che ho costruito, sui legni che ho in laboratorio, che oramai conosco e che sono il mio capitale. Su quelli posso contare e prevedere un risultato, sul resto chissà. Per quanto riguarda gli strumenti che costruisco "di mia sponte" è piuttosto facile: seguo l'ispirazione. Quando si tratta di una richiesta di un cliente diventa tutto più difficile.
Capire cosa una persona si aspetta da uno strumento, "sintonizzarlo" sulla propria lunghezza d'onda è la cosa più importante. Inutile seguire pedissequamente indicazioni e inoltrarsi su una strada che non piace... (soprattutto se l'origine delle richieste viene da ricerche sul web e non da esperienze di prima mano) perché, a fare così, ne viene fuori uno strumento "falsato". C'è sempre un margine di trattativa tra le richieste, la fattibilità, la logica. Uno dei paletti che tengo sempre presente è che uno strumento "su commissione" alla fine DEVE piacere a tutti e due, al cliente che l'ha pagato e a me che l'ho costruito. E deve mostrare chiaramente di essere un Barbanera. Non è sempre vero al cento per cento (a chi è capace di chiederlo nel modo giusto a volte faccio qualche concessione) ma direi che nella stragrande maggioranza dei casi è così.
Io dico sempre "meglio un cliente in meno e contento piuttosto che uno in più, insoddisfatto"; credo che renda bene l'idea.
Quando intervistiamo un musicista gli chiediamo quali sono stati i dischi e gli artisti decisivi nella sua formazione. Ti chiediamo lo stesso ma in relazione agli strumenti: c’è qualche modello specifico di chitarra che negli anni, provandola, ascoltandola ha acceso una lampadina circa la direzione verso cui avresti voluto orientare la tua produzione?
Ah... da ragazzo avevo accesso alle peggiori chitarre che si potessero immaginare: Vester, Melody... Ho messo le mani su tutte con risultati a volte lusinghieri, altre disastrosi.
La molla che ha fatto scattare l'idea della costruzione è partita alla fine degli anni '80. Volevo una Telecaster ma nel mercato dell'usato (che era quello che potevo permettermi) non se ne trovavano, così decisi di costruirmene una.
Non ci sono riuscito prima di un bel pezzo! (…e in qualche maniera sono ancora all'eterna ricerca).
E invece, quali i dischi e gli artisti, il cui suono ha suggestionato la tua produzione? Facendoti pensare che una buona Telecaster dovrebbe avere quel suono lì?...
Francamente nei dischi ho amato più il suono "Strato" che quello "Tele". Hendrix, SRV, Gallagher su tutti ma anche Blackmore per esempio… Ma mi sono sempre sentito più vicino al concetto Tele come "strumento chitarra".
Cosa intendi?
Che una cosa è come ti piace suoni una chitarra. Una cosa è come la vedi, come te la senti addosso. E in quel caso, per me lo strumento è la Telecaster. Che ci volete fare, sono un minimalista.
Anche perché, in ogni caso, mi hanno sempre appassionato gli uomini del blues: Muddy Waters, Albert Collins ma anche Roy Buchanan. Ma del resto chi dei grandi, non ha mai usato più o meno intensamente una Telecaster?
Visto che parliamo di Tele: nel tuo catalogo occupano un posto speciale e sono belle da togliere il fiato. Qual è la magia che secondo te ha reso questa chitarra un classico? Perché è diventata “Il tuo territorio elettivo di esplorazione”?
C'è un motivo ben preciso: e posso riassumerlo in alcuni concetti.
Una chitarra DEVE avere un'identità. O ne ha una sua propria, se è una produzione originale (e io ci ho lavorato tanto ma non sono mai riuscito a partorire un design mio che fosse degno di essere chiamato bello e al tempo stesso nuovo, per quanto ci abbia sbattuto la testa) oppure deve avere una linea guida che faccia capire al chitarrista (essere perennemente alla ricerca di qualcosa) che cosa ha in mano. Ci vuole libertà di azione: sono convinto che chi costruisce chitarre debba offrire un ventaglio sonoro e tecnico abbastanza ampio. (non potrei proporre solo e solamente Telecaster ispirate al modello del ‘52).
È vero che il suono di una chitarra non è dato dalla sua forma (che ha comunque la sua importanza) ma è dato in prima istanza dai legni, poi dai pickup e dall'equipaggiamento hardware e infine dal metodo costruttivo.
La forma della Telecaster (oltre a richiamare istantaneamente il concetto base arcaico di chitarra elettrica) nel corso della sua evoluzione "filologica" è stata proposta in mille salse (Classica, Thinline, Custom, Cabronita etc.) ma per tutti è rimasta sempre "la Tele" anche se magari suonava da Les Paul.
Ora, su queste basi io posso costruire chitarre con una forma familiare che parla chiaro a tutti, con una base lignea variabile e quindi sonorità di base diverse, equipaggiata con Single Coil, Humbucker, P90, ponte fisso o Bigsby… posso farle Solid Body o Semihollow, metterci binding e battipenna di diverse fogge, usare legni figurati, riciclati, finirle pesantemente rustiche oppure, come le chiamo io, "pettinate"... ma agli occhi dei più rimane sempre una cosa familiare e mai troppo strana, come invece può - per esempio - sembrare alla maggior parte di noi un Les Paul con tre single coil.
Le Telecaster sono tutti (o quasi) tipi di chitarra con solamente un format di base, alla portata di due pezzi di legno, dei quali uno piatto.
Che può desiderare di più un artigiano che vuol fare chitarre ma che non ha una vera e propria "fabbrichetta"?
Quindi, nelle tue Telecaster, quali sono gli elementi che hai voluto a tutti i costi preservare dalla tradizione e quelli in cui hai voluto dare spazio alla tua creatività e alla tua visione?
Direi solo la forma. Solo quella.
Ritieni esista un identikit di perfetto suonatore di Barbanera? Per attitudine, propensione stilistica e sonora, genere…
Beh... La caratteristica principale è che sia "slegato" dalla tradizione (nel senso più becero del termine) e che apprezzi un prodotto artigianale con i sui pregi e i suoi difetti, ma soprattutto qualcuno che si lasci "guidare" dallo strumento e che non abbia dei traguardi sonori e stilistici fissi e inamovibili. Ovvio che gli "estremi" sonori sono più difficili da coprire per strumenti di questo tipo.
Tra le tante chitarre che hai costruito ce n'è qualcuna che ti è rimasta più nel cuore?
Generalmente sono molto legato alle "chitarre-Pilota" cioè quegli strumenti dove sperimento per la prima volta degli accostamenti di legni, delle tipologie di lavorazione, dei "concept" che poi tendo, se mi piacciono in modo particolare, a riproporre creando quelle che alla fine diventano se non esattamente dei modelli, delle tipologie. A volte nascono per caso, quando mi accorgo delle potenzialità di un'idea, magari mentre faccio altro e il più delle volte l'opera prima è a suo modo sempre diversa dalle successive che generalmente sono meglio concepite, meglio realizzate (perchè nascono da un progetto) ma ai miei occhi mancano di quella scintilla creativa che brilla sempre un po' più luminosa nel primo esemplare costruito.
Tra queste posso ricordare la prima Stampede (quelle con il top di pelo di mucca), la Shotgun, realizzata con cassette di polvere da sparo per fucili, la Root, di un vecchissimo pioppo nero figurato, ricco di marezzature, nodi e segni del tempo. E la più importante per me è sicuramente la Flamethrower, la prima in cui ho usato il pino e il frassino bruciati che sono un po' il mio cavallo di battaglia. Anche di alcune "rivisitazioni" alla Blackbeard come le Firebeard o i bassi a scala corta con corpo Telecaster, i "Tratour" sono piuttosto orgoglioso.
Lo vedremo mai un Floyd su una Barbanera? ...più in generale, ci sono degli elementi che ti sentiresti di sconsigliare a un tuo acquirente perché non coerenti con la tua filosofia…
Dal punto di vista "pesi e misure" sono il più aperto possibile. Posso realizzare strumenti con caratteristiche di base decisamente diverse (sezioni manico, tasti, raggio tastiera, scale) dettagli personalizzati che ritengo sia sacrosanto pretendere in uno strumento "custom"... sull'aspetto stilistico sono molto più rigido.
Un Floyd forse è un po' troppo. E magari anche un'elettronica attiva direi. Capita che qualcuno mi chieda realizzazioni troppo fuori dal mio territorio.
A volte è una Strato bianca... e gli consiglio di provarne una fra le mille già pronte che può trovare nei sempre meno (ahimè) negozi fisici. Altre volte mi chiedono soluzioni tecniche troppo moderne per i miei gusti: non faccio altro che indirizzarli a qualche collega che fa determinate cose meglio di me, così siamo contenti in tre.