Visto che i Måneskin sono sovraesposti in ogni luogo tranne che sulle pagine di Accordo provo prontamente a riequilibrare il karma, nonostante sia una delle persone meno indicate, in primis perché a livello musicale non mi piacciono (ma è un inconveniente risolvibile non ascoltandoli) ma soprattutto perché trovo tutto il bailamme mediatico che ruota attorno a loro semplicemente stucchevole, anche se quasi mai per colpa loro.
Eh si, i Måneskin mi danno fastidio. Sul motivo mi sono interrogato varie volte: se un artista, o un qualsiasi personaggio che si muova nel mondo musicale, mi irrita, tipicamente non lo considero. La compagine romana (e tutto il caravanserraglio che la circonda) ha invece urtato la mia sensibilità sin dai suoi primi vagiti televisivi. Sul perché ci sono arrivato in una fase successiva, fase in cui ho realizzato che tutto il clamore mediatico comunemente associato alle personalità pop non mi dà fastidio perché fondamentalmente del pop me ne frega poco. Per me invece il rock è sempre stata e sempre sarà una questione serissima.
Ma 'ndò vai se i live non li fai?
Per gli amanti del rock la dimensione live è indissolubilmente correlata al concetto di musica. Suono ergo sum. La massima sublimazione del rocker è il concerto, anche e soprattutto per gli adepti, con tutti i riti deteriori collegati, come le file ai cancelli, gli spostamenti in auto, le maledizioni per il prezzo di birra e biglietti, la totale assenza di ogni confort, il caldo e le ascelle puzzolenti dei cinghiali di fianco a te. Sarà che sono pure vecchio e quindi ipercritico, ma io ho “tagliato i ponti” con band che ho adorato e che poi ho visto in performance scadenti, tipo i Red Hot Chili Peppers. Ho maledetto fonici e perdonato cappelle epiche dei musicisti, mi sono divertito con artisti che fino a prima del concerto consideravo nullità, ho scoperto gruppi nuovi e ho cominciato ad apprezzare vecchi mestieranti che nemmeno consideravo.
I Måneskin sono stati costruiti come una band da “una canzone alla volta”. É il format del talent show in cui sono stati scoperti e la loro modalità di fruizione, quando non suonano in playback, e non c'è niente di male. Ma poi qualcuno tira fuori paragoni, per esempio, con i Led Zeppelin. Sentir dire che “hanno infiammato il palco degli European Music award” quando non avevano neanche i jack negli strumenti per il mio cervello è banalmente inaccettabile.
Hanno aperto pure per gli Stones. Non nascondo che li invidio, li avrò visti sui servizi di almeno dieci TG: inquadrati solo in primo piano (sarò malevolo, ma non dipenderà dal fatto che l'accoglienza che i giornali spacciavano per trionfale era in realtà un po' freddina, e che sotto il palco non c'era poi 'sta legione di fan adoranti?), molto meno scenografici del solito (in effetti per suonare dal vivo bisogna tenere le mani sugli strumenti e non tirare calci all'aria ogni due secondi come Heater Parisi) e pure scarichi (suonare 30 minuti di fila dev'essere stato una fatica improba). Quando li vedrò fare un bel live di un'ora e mezza al Wacken davanti a 40000 fan urlanti, paganti e poganti sarò felice di rimangiarmi tutta la mia malignità.
Più coppe del Milan
I Måneskin sono giovanissimi e hanno vinto (e continuano a vincere) un sacco di premi. Il problema è che il concetto di premio è, a mio avviso, in totale antitesi col concetto di rock. Il rock è controcultura e anticonformismo, creatività, invenzione, espressione dell'eccesso, sublimazione dell'ego. I premi sono la celebrazione dell'omologazione. Sono come il voto di condotta, 10 agli studenti educati, studiosi e impegnati in oratorio. Immaginate se avessero chiesto a Lemmy dei Motorhead di andare a San Remo a competere con Orietta Berti. Immaginate se, tacciando Nikki Sixx di essersi drogato, lui avesse fatto un test antidroga il giorno successivo. Le medaglie sono per gli atleti.
La canzone non mi piace ma sono belli e bravi
La quintessenza nella contraddizione in termini dell'associazione Måneskin/rock sta nell'estrema risonanza mediatica della band, quasi mai collegata alla loro musica, in particolare in riferimento alla loro sessualità fluida, per cui sono anche diventati gli idoli di una certa sinistra fighetta (e stampa/TV collegata), a fronte di una proposta musicale al limite del reazionario. Proprio la stessa stampa che ha classificato tutto il rock venuto dopo gli anni '70 come sessista, sciovinista, edonista o peggio. Ho letto sconfinate lodi da parte di editorialisti di autorevoli quotidiani nazionali che probabilmente non hanno mai ascoltato una loro canzone, in particolare da quando la band ha sposato la causa del DDL Zan, solo per il fatto che i maschi si truccano e la bassista ha atteggiamenti da maschiaccio. Tutto fuori tempo massimo: quando i Velvet Underground proponevano modelli di sessualità alternativi le associazioni cattoliche picchettavano i loro concerti e scatenavano risse, troppo facile tifare per un provvedimento durante il suo iter parlamentare; il mondo è già cambiato anche se il provvedimento non è passato. Il rock è anche politica, non materia per alimentare strumentalmente contrapposizioni politica, cosa che peraltro in Italia succede quasi per ogni tema.
Nostalgia canaglia
Sono nati come fenomeno adolescenziale, ma gli adolescenti sono volubili e mutevoli. Dopo San Remo la figlia di mia moglie ha voluto il basso, non è passato un anno, ascolta trap ed il basso è in camera sua a prendere polvere, con conseguente incazzatura materna. E allora la casa discografica fa un'innversione a U in direzione pubblico boomer, con tanto di featuring di Iggy Pop (in una canzone che sembra uno scarto di un disco di Iggy Pop) e di suddetta apertura al concerto degli Stones. I boomer (e i loro figli cresciuti musicalmente negli anni '90 come me) però il rock vero lo conoscono. Amano sentirsi dire “the times are a-changin'” e “the world is a vampire”.
Lunga vita ai Måneskin, metteteli su pure su Vogue e indicateli come icone di stile italico (?), che in effetti sono sempre vestiti e truccati senza risparmio, anche se in qualche foto dovrebbero cambiare espressione e chiudere la bocca, altrimenti si vanifica l'utilità della mascherina. Ma il rock, per cortesia, lasciatelo stare. |