Sotto l’annuncio, decine di commenti di gente impanicata, utenti che si mettevano reciprocamente in guardia: nel giro di quattro minuti il venditore era stato messo alla sbarra e condannato senza appello. In apparenza, la sua colpa era quella di proporre una chitarra falsa (cosa di cui non c’era nessuna evidenza, anzi), ma la realtà è che il suo reato era molto più grave: aveva destabilizzato gente convinta che la propria messicana standard, usata di dieci anni, valesse come minimo 700 euro. Con il suo annuncio, questo signore li ha depauperati, offesi, trafitti nell’orgoglio e nell’onore che neanche Mimì Metallurgico.
Che poi io me la vedo la scena a casa di questo ignaro utente,residente in un paesino del basso Molise. Ho a casa una chitarra da dieci anni, regalata a mio figlio per il compleanno, o forse era la Cresima? Non la suona nessuno, in salotto impiccia. Maria, quanto l’avevamo pagata? Ah, l’aveva comprata Pasquale? Aspetta che lo chiamo… Pasquale, ti ricordi? Ah, 590 euro, tieni ancora lo scontrino? Bene. Che dici, 300 euro possiamo chiederli o è troppo, visto che manca una corda?
Ecco, questa la genesi possibile per quell’annuncio. 300 euro per una chitarra che, nuova, dieci anni fa ne costava circa il doppio. Dove sarebbe lo scandalo?
Ma tranquilli, mica faccio il verginello. Agli annunci, in tempi remoti, mi dedicai per un anno intero, sempre fedele alla regola del mio mentore Dario (nome di fantasia): “Fabio, amico mio, se è a buon prezzo non comprare; se è un affare, non comprare; compra solo se è un affarissimo”. E così feci, per un anno brandii la luminosa spada dell’Affarissimo per farmi largo tra le tenebre, comprai a prezzo stracciato per rivendere a prezzo di mercato (o, spesso, tenere per me).
Fu allora che scoprii, se non proprio tutto, perlomeno molto di quel giardino zoologico che è Mercatino, della sua fauna eterogenea i cui rapporti sono legati da una precisa catena alimentare. E sì, è tutto vero: c’è chi vende per professione e ha cinquecento annunci online, chi ti propone solo scambi anche se tu hai scritto “no scambi”, chi chiede la spedizione anche se hai scritto “consegno a mano”, chi ti fotte il sabato insediandosi a casa tua tutto il pomeriggio per provare un Boss DS-1 da 40 euro, per poi andarsene meditabondo dicendo “ci penso” (e lì ti chiedi quanto possa essere stato dilaniante per lui l’acquisto di una casa).
C’è quello la cui Classic Vibe vale 500 euro(100 in più rispetto al nuovo in negozio), perché la sua è made in China, mentre ora le fanno in Indonesia, è chiaro che non c’è paragone. C’è quello che ha la chitarra “settata da noto liutaio della zona”, il che fa invariabilmente crescere il valore dello strumento, di solito una sottomarca di scarso appeal. C’è quello del “è del 2016, quando ancora le facevano bene…” con i puntini di sospensione di chi la sa lunga, Al che io mi trovo a supporre che lui di mestiere faccia il supervisoredelle linee di montaggio di Ensenada, Incheon e Soerabaya, poi invece scopro che lavora alle poste di Caronno Pertusella.
Ora sarebbe bello che arrivasse la morale, ma sono qui che mi scervello e non la trovo. Però, però. Partiamo dalle basi: negli annunci, come in ogni cosa, serve il buon senso, serve un’idea di proporzioni. Serve educazione: non prendete per il culo la gente. E non umiliatevi per spillare a qualcuno dieci euro in più: non vi sentirete meglio, a meno che non siate davvero molto, molto meschini.
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